Le tracce più antiche degli Shardana (SRDN) si hanno nel Vicino Oriente, intorno al XV a.C., quando gli ambasciatori delle “Isole nel cuore del Grande Verde” sono raffigurati a Tebe nelle tombe dei visir Senmut, Useramon e Rekhmire nell’atto di portare doni per i faraoni Ashepsuth,Tuthmosis III e Amenofi II. La missione era finalizzata a ottenere l’autorizzazione per proseguire i commerci verso le rive asiatiche e mantenere l’indipendenza amministrativa dall’Egitto. Compaiono in processione, insieme ai principi di Kephtiu, e si distinguono per il colorito rosso bruno della pelle, per i lingotti ox-hide in rame che portano sulle spalle e per l’elegante vestiario. Appartengono alle stesse genti raffigurate due secoli dopo nei rilievi celebrativi dei maestosi templi dei faraoni Ramessidi. Hanno spade a lama triangolare e scudo rotondo, e sul capo portano un caratteristico elmo con le corna. Sono menzionati sui documenti egizi, dall’epoca di Amenofi IV (1370 a.C.) al regno di Meremptah (1220 a.C.), e nelle tavolette in argilla, scritte nel 1330 a.C. in cuneiforme, trovate nelle città di Amarna e Ugarit. In base ad alcuni riferimenti, quei testi citano genti con lo stesso nome di mercenari (denominati vignaioli) che combattevano nelle fila dei Mitanni durante le guerre ai tempi di Tuthmosis III e Amenofi II, ossia almeno al 1460 a.C. Il più grande faraone della storia egizia, Ramesse II, li definì “guerrieri dal cuore ribelle, invincibili sul mare” e li assoldò fra le fila del suo
esercito in qualità di guardia personale. Il compenso comprendeva privilegi e terre, infatti, oltre a essere stanziati in fortezze, gli Shardana sono assegnatari di fertili zone agricole lungo le sponde del Nilo nel Medio Egitto. Scomparso Ramesse II, dopo un cinquantennio di pace sancito al termine della guerra di Qadesh, sale al trono il faraone Meremptah (1225). Insieme ai suoi successori, deve contrastare una serie di eventi bellici causati da guerrieri che, a ondate successive, per mare e per terra, sconvolgono inizialmente le città costiere greche e l’Anatolia, già indeboliti da una serie di terremoti che provocarono il crollo delle mura difensive, e poi si riversarono nel Vicino Oriente, travolgendo le città cananee e prendendone il controllo. Giunsero, infine, alla foce del Nilo, e proprio in queste fasi, nel 1170 a.C., sotto il regno di Ramesse III, gli Shardana compaiono come alleati nella coalizione convenzionalmente conosciuta come Popoli del Mare, con l‘obiettivo di conquistare il controllo dei luoghi strategici per l’amministrazione del potere, Egitto in testa. Nel progetto bellico, ideato con una serie di manovre a tenaglia, i popoli nordafricani miravano al delta occidentale del Nilo, mentre la coalizione guidata dagli Shardana e dai Peleset (i filistei) si impossessò delle terre a est del grande fiume. Ramesse III riuscì a bloccarli nel Delta del Nilo, con una epica battaglia navale vincente che fece rappresentare propagandisticamente nel tempio di Medinet Habu. Nei cruenti rilievi, i nemici sconfitti sfilano imprigionati, ma realisticamente il faraone riuscì a conservare il controllo delle sole province interne bagnate dal Nilo. Dopo queste guerre, i confini dei domini degli Shardana erano nella pianura a est del Giordano e nella Galilea, nonché la fascia d’approdo di Asher, a Nord di Dor.