Presentato nella sezione Gala del Festival di Roma, Soul boys of the Western World di George Hencken è un documentario che ripercorre la carriera della mitica band britannica degli anni Ottanta, con tante testimonianze ed altrettante immagini di repertorio. Ad accompagnare il film nella manifestazione romana, la regista e gli stessi componenti del gruppo musicale, inediti protagonisti ad un festival del cinema: Steve Norman, John Keeble, Gary e Martin Kemp, Tony Hadley.
Una domanda per la regista, com’è stato lavorare a questo film?
George Hencken: Il mio obiettivo era realizzare un film che si focalizzasse anche sulla loro vita prima del successo e non solo sulla loro carriera musicale. Ho voluto mostrare le loro origini, i luoghi della loro adolescenza. Un punto di riferimento cinematografico è stato il film Senna di Asif Kapadia. Ho messo insieme in modo personale la loro storia, una storia che ha preso vita, pezzo dopo pezzo, sotto i miei occhi.
Quanta ricerca d’archivio è stata fatta per il film?
George Hencken: Fare ricerca d’archivio a volte è come fare una caccia al tesoro. Ritrovare certo materiale è stato fare un vero e proprio viaggio nel tempo e mi sono molto divertita.
Voi della band cosa ne pensate del film?
Tony Hadley: Ciò che ho amato di più è il momento in cui si racconta del quartiere dove siamo cresciuti e dove il nostro sodalizio è iniziato. E poi mi piace perché non è solo un film su di noi, ma sugli anni Ottanta, vengono mostrati i tumulti di quel periodo, gli scoperi, la politica dell’epoca.
Steve Norman: Questo film rende giustizia alla nostra storia e alla nostra amicizia, ma soprattutto agli anni Ottanta.
Gary Kemp: E’ un film che parte da noi, ma poi racconta un’epoca, l’unico decennio della storia recente in cui i giovani si identificavano in moda e musica.
Steve Norman: George è riuscita a trovare la chiave giusta per raccontarci. Un altro regista non so se avrebbe fatto lo stesso, lei ha invece capito la nostra amicizia ed è stata capace di contestualizzarla perfettamente nel panorama sociale di quegli anni.
Nel film non vengono utilizzate solo le musiche degli Spandau Ballet…
George Hencken: No, certo, volevo che la musica del tempo facesse da voce narrante del documentario, ed ho inserito i loro pezzi ma anche altri di quell’epoca, quelli che magari erano i loro preferiti o erano stati d’ispirazione per la loro arte musicale.
Nel film si fa chiarezza sulla vostra nota rivalità con i Duran Duran…
John Keeble: Erano semplicemente dei concorrenti, dei rivali da battere nelle vendite e niente di più. Chi ci sta avanti nelle classifiche, lo vogliamo sempre sconfiggere, ma tutto qui.
Invece, i vostri gusti cinematografici quali sono?
Spandau Ballet: Amiamo Kubrick prima di tutto, ma anche il cinema di Alfred Hitchcock, Quei bravi ragazzi e, di italiano, Nuovo Cinema Paradiso.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net