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Gli Stati Uniti minacciano attacco alla Siria

Creato il 26 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’America si riscopre isolazionista. Aggravatasi sempre più la situazione in Siria, arrivata a tal punto da far minacciare agli Stati Uniti -in unione con la Gran Bretagna, e con il benestare di una Francia che negli ultimi anni si è scoperta sempre più “guerrafondaia”- l’intervento militare, si riapre tra gli americani il dibattito sulla politica estera della propria nazione. Un dibattito sempreverde, in quello che è lo Stato che più di tutti si è fatto “polizia del mondo” nell’età contemporanea.

Proprio sul perdurare di questo status di eterno vigilante si interrogano i cittadini statunitensi, mentre cresce in loro l’avversione verso le scelte interventiste passate, istigata da una spesa militare ormai fuori controllo, dalle sempre più numerose vittime tra i loro connazionali, e da una sfiducia diffusa nelle istituzioni, acuita dallo scandalo Snowden che ancora prosegue.

Obama, Stati Uniti, Cameron, Gran Bretagna

Official White House Photo by Pete Souza

Questo dibattito appare però, in una clamorosa inversione di tendenza, destinato a risolversi per via di una schiacciante maggioranza. Stando a un sondaggio Reuters/Ipsos, solo il 9% degli americani ritiene che Obama debba agire in Siria, mentre il 60% è assolutamente contrario ad un intervento militare. Nel caso in cui fosse provato l’uso di agenti chimici, la percentuale dei favorevoli salirebbe, ma non abbastanza: solo al 25%.

Se Obama dunque decidesse di intervenire, lo farebbe alla faccia di una strenua opposizione dell’elettorato americano, anche se -giunto ormai al secondo e ultimo mandato- non sarebbe lui a subirne le conseguenze politiche in futuro.
Gli Stati Uniti sono dunque evidentemente stanchi di un decennio di guerra senza fine, che al cittadino medio nulla ha portato se non una restrizione delle proprie libertà e a una riduzione della ricchezza, visto quanti miliardi di dollari (1.415, per la precisione, nel 2012) vengono spesi per la difesa. Il “cambiamento” di Obama, forse, avrebbe dovuto manifestarsi con maggior forza anche in una tematica calda come questa.

Articolo di Giacomo Conti


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