La quota destinata dallo Stato ad ogni rifugiato è pari a circa 35-40 euro, ma soltanto 2,5 di essi (due euro e cinquanta), il cosiddetto “pocket money”, sono concessi allo straniero per le spese quotidiane, mentre il restante va alle cooperative che si occupano di gestire l’accoglienza. Ciononostante, la convinzione che il contribuente “regali” 40 euro al giorno ai migranti si staglia come sempre più radicata e diffusa, anche e soprattutto per effetto dell’azione, distorsiva, di alcuni soggetti politici ed organi di informazione.
Il fenomeno ci permetterà di catalogare ed osservare alcuni aspetti tipici della della propaganda “politica” e i loro effetti sulle masse.
1) Siamo in presenza di un caso di propaganda “grigia”, ovvero parzialmente falsa. Lo Stato dà, si, 40 euro per il migrante-rifugiato, ma non AL migrante-rifugiato
2) Siamo in presenza di un caso di propaganda “grassroots “, ovvero diretta agli strati più condizionabili, perché meno evoluti sul piano intellettivo e culturale, della popolazione, il “grass”, il prato. (la propaganda “treetops” è invece diretta al segmento più avanzato della popolazione”, il “tree”, i rami più alti dell’albero).
3) Siamo in presenza di un caso di propaganda “agitativa”, mirante a suscitare nelle masse un sentimento di odio e risentimento verso qualcuno o qualcosa (l’immigrato)
4) Lo slogan:
“Gli italiani non hanno lavoro e ai rifugiati diamo 40 euro al giorno”; questo, uno dei frame usati più assiduamente dai partiti e dai movimenti d’opinione ostili all’ingresso degli stranieri extracomunitari nel nostro Paese.
5) La ricerca del nemico e la sua demonizzazione:
Si cerca di individuare un nemico, in questo caso lo straniero, facendo leva sulle paure dei cittadini. Lo scopo, quello di guadagnare consenso, ponendosi come vicini al comune sentire. Si lega ed allaccia alla propaganda “agitativa”.
6) La ripetizione:
Ripetere, in modo continuo, il messaggio che si vuole lanciare e far affermare (gli immigrati che prendono 40 euro al giorno). Si lega ed allaccia allo “slogan”.
7) La semplificazione:
“Dinanzi a problemi complessi e di difficile enucleazione, il propagandista offre una semplificazione della realtà sociale, utilizzando generalizzazioni a lui favorevoli. Tortuosi problemi di natura economica , politica e militare, vengono spesso liquidati con con semplici risposte” (M.Ragnedda).
8) L’enfatizzazione della paura:
Attraverso questa tecnica, il propagandista cerca di instillare paura nella gente, così da convincerla della necessità di eliminare il presunto problema (l’immigrazione) e di affidarsi a lui per farlo. Si lega ed allaccia alla “semplificazione” ed alla “ricerca del nemico”.
La scaletta sarà applicabile anche allo studio della mitologia dell’ “invasione”, in realtà disancorata dall’elemento statistico.