Melania Daniels (Tippi Hedren) visita la cittadina di Bodega Bay per consegnare un paio di uccellini (due inseparabili) a un avvocato conosciuto a San Francisco, Mitchell Brenner (Rod Taylor), in occasione del compleanno della sorella di questi Cathy (Veronica Cartwright); oltre alla ragazzina conosce anche la madre Lydia (Jessica Tandy) e Annie Hayworth (Suzanne Pleshette), insegnante della scuola elementare ed ex fidanzata di Mitchell. Attraversando il lago la giovane Melania viene inspiegabilmente attaccata da un gabbiano. Un malaugurato incidente? O l’inizio di una guerra spietata dichiarata agli uomini dagli uccelli ? …
Gli uccelli è stato girato da Alfred Hitchcock nel 1963. Inizialmente poco gradito dalla critica a causa della notevole distanza rispetto alle produzioni precedenti, come spesso accade ai capolavori è stato rivalutato con gli anni.
Già nei primi fotogrammi gli uccelli compaiono nel cielo di San Francisco. Volano nel cielo attirando l’attenzione della protagonista, meravigliata dalla loro presenza e allo stesso tempo ignara di quanto sta per accadere. Nei minuti successivi (e sono parecchi, a tal punto da rappresentare una parte a sé stante) non c’è nessuna minaccia, nessuna quiete prima della tempesta; la pellicola sembra quasi una commedia d’amore incentrata sul battibecco fra lui e lei. Un primo apice arriva inaspettato: il gabbiano che attacca la Hedren sulla barca. Niente di che sembrerebbe, un incidente che può capitare in mare. … Ma non in un film di Hitchcock. E’ qui che la tensione incomincia a crescere sempre di più, poco alla volta ma in maniera costante: il gabbiano che sbatte contro la porta di casa di Annie, i gabbiani che attaccano i bambini alla festa di compleanno di Cathy, i corvi che si radunano lungo i fili della corrente la sera, di nuovo i corvi che il mattino dopo attaccano i bambini alla scuola elementare.
La discussione al bar aumenta l’attesa, accrescere la suspense prima dell’Apocalisse. Quasi tutti i presenti non credono sia possibile che gli uccelli si coalizzino contro l’uomo. Soprattutto una delle frasi dette dalla ornitologa è fondamentale: se tutti i volatili del mondo si unissero assieme per l’essere umano non ci sarebbe scampo. E quando gli uccelli si scatenano è l’inferno. Infatti non c’è scampo per nessuno, sono il delirio e la paura a dominare.
Il finale è un capolavoro dentro il capolavoro. La storia si conclude e non si conclude, con i protagonisti che si allontanano in macchina letteralmente in mezzo a migliaia di volatili che osservano senza attaccare. Il tutto da l’impressione che gli uccelli abbiano vinto la guerra. Hitchcock aveva pensato a un finale ancora peggiore, nel quale i quattro (Mitch, Melania, Lydia e Cathy) arrivati a San Francisco avrebbero trovato il Golden Gate Bridge interamente coperto di uccelli. E dopo? Non ci è dato sapere
Ma non è questa la domanda fondamentale di tutto il film. Una madre dentro alla tavola calda, subito dopo l’attacco alla cittadina, inizia a urlare di disperazione chiedendosi perché sta accadendo questo. In molti momenti della pellicola si fa fatica a credere ai fatti precedenti in quanto non si coglie una motivazione che spieghi. E la domanda è proprio questa: perché gli uccelli attaccano gli umani? Perché vogliono ucciderli? Anche qui non c’è una risposta: l’apocalisse (come sostiene un avventore ubriaco), un virus, una punizione della Natura contro un uomo che intrappola una delle sue creature in gabbie. Sta allo spettatore fare ipotesi.
Gli uccelli è un dipinto raffigurante una Natura infuriata verso coloro che non la rispettano, che la violentano e la deturpano senza alcun rimpianto. Il mondo non ci appartiene, non siamo altro che ospiti ingrati. Viviamo le nostre esistenze nella convinzione di essere padroni, senza accorgerci della spada di Damocle che oscilla silenziosa, pronta a colpire. Questo è ciò che Hitchcock sembra voler dire … oppure c’è altro?