Gli ultimi giorni a Luzon: l’estremo Nord e Manila

Da Dharmabum

La zona settentrionale di Luzon è realmente “off the beaten path”, sono pochi i viaggiatori stranieri che visitano queste regioni: il 90% della gente che viene nelle Filippine si ferma 3 settimane ( che è il periodo del visto gratuito per la maggioranza delle nazionalità ) e quindi spesso l’itinerario è quasi obbligato: Banaue o Sagada, poi Bohol o Boracay e infine El Nido che credo sia il posto più frequentato e giudicato da guide e blogger “imperdibile”. Spingersi oltre Bontoc o Banaue significa perdere vari giorni di viaggio tra Kalinga e le regioni di Cagayan e Ilocos, quindi i turisti preferiscono prendersi un bell’aereo per le isole del Sud e lasciar perdere quella parte di Luzon. Ma le cose interessanti ci sono, soprattutto ad Ilocos dove troviamo spiagge spettacolari vicino a Pagudpud, chiese barocche dichiarate siti UNESCO e la bellissima e romantica città di Vigan che è l’unica delle Filippine che può vantare un centro storico con edifici coloniali praticamente intatti. In più ho trovato la gente molto più gentile e socievole di quella di altre zone più frequentate dai turisti.

Dopo un paio di tappe nelle piuttosto anonime Tabuk ( dove dormirò in un simil-bordello ) e Tuguegarao, decido che è venuto il momento di farmi qualche giorno al mare. Mi sarebbe piaciuto visitare le isole dell’arcipelago Babuyan Fuga e Camiguin ma i pochi giorni a disposizione ( e la difficoltà di raggiungere queste isole ) mi hanno fatto desistere e rimanere sulla terraferma. Ho “ripiegato” quindi su Pagudpud, “la Boracay del Nord”, che dovrebbe avere delle spiagge tra le migliori delle Filippine senza però i turisti organizzati dei posti più noti. Il posto è veramente sonnolento e poco turistico: ci sono dei resort ma sono semivuoti e la spiaggia principale è spettacolare, una perfetta mezzaluna con sabbia bianca, palme, mare turchese e barche colorate dei pescatori. Ovviamente io non mi fermo in uno dei carissimi resort ma in una homestay a gestione familiare, vicino al villaggio dei pescatori. Ci sono solo due piccoli alimentari ( quasi sempre chiusi ) e un paio di ristoranti. Il posto per me è perfetto, tranquillo e isolato ma non completamente fuori dal mondo. Ma abbastanza tranquillo e isolato per essere fuori dai radar dei backpackers. Come dico sempre nel mondo c’è posto per tutti, se vuoi la spiaggia tropicale perfetta tutta per te la trovi, senza nemmeno sbatterti più di tanto. Ma la maggior parte della gente comunque vuole andare a Phi Phi Island, a Bali o a Boracay, spesso finendo per lamentarsi dei troppi turisti.

Non ho molti giorni e non mi va di pagare 40/50 euro un trike per fare un giro tra le “attrazioni” della zona ( tra le quali la spiaggia di Maira-Ira, che dovrebbe essere la migliore di questa parte delle Filippine, e i “Bangui Windmills”, delle pale eoliche affacciate sull’omonima baia ), quindi preferisco rilassarmi e farmi solo un giro l’ultimo giorno in autobus tra Laoag, Paoay e Malacanang of the North. In queste città ci sono alcune cose moderatamente interessanti, tra le quali la famosa chiesa barocca di St. Augustine a Paoay, che è stata dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO ed è considerata il massimo esempio di arte barocca nelle Filippine. Non c’è paragone con molte delle nostre chiese e servirebbe un bel restauro, ma la facciata è molto bella e anche il muschio e le piante sui muri e sul campanile hanno un certo fascino. Sempre in zona c’è il palazzo del dittatore Marcos ( ancora molto amato da queste parti ), la versione “estiva” dell’omonimo palazzo presidenziale a Manila. Qui Marcos e la moglie Imelda tenevano ricevimenti e incontravano personalità locali e internazionali. Si trova in un luogo incantevole in riva al lago Paoay vicino ad un campo da golf, ma non è così lussuoso come si potrebbe immaginare, penso che la più piccola villa di Berlusconi sia molto più grande e sfarzosa.

Anche a Laoag c’è una chiesa barocca interessante con una bella facciata ma l’orrido McDonalds nella piazzetta potevano anche costruirlo altrove ( ma qui nelle Filippine è un classico ). La città comunque è gradevole, c’è un pittoresco campanile parzialmente sprofondato, un museo, alcuni edifici coloniali e tanti calesa trainati da simpatici cavallini. Al supermercato SM sono tutti sorridenti e le commesse di una gentilezza quasi imbarazzante.

Prima dell’ultima tappa a Manila mi fermo per qualche giorno a Vigan, una delle città più belle e interessanti delle Filippine, grazie ad un centro storico ben conservato ricco di edifici coloniali ( anch’esso sito UNESCO ) e ad un’atmosfera molto giovane e spensierata. Vigan fu fondata dagli spagnoli nel XVI secolo e divenne in breve un fiorente centro di commercio tra l’Asia, l’Europa e il Messico. La maggior parte degli edifici coloniali in realtà non risalgono però all’epoca degli spagnoli, ma sono più recenti e furono costruiti da ricchi mercanti cinesi, che usarono uno strano mix architettonico tra gli stili coloniale spagnolo-messicano, cinese e tradizionale filippino. La città fino a non molto tempo fa era un’isola, ma il fiume Mestizo nel quale attraccavano i galeoni spagnoli si è completamente ritirato e ora si trova completamente sulla terraferma affacciata al Mar Cinese Meridonale. Anche Vigan come molte città delle Filippine cadde in mani giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale e ad un certo punto sembrava inevitabile l’attacco dei B52 americani che avrebbero completamente distrutto il suo bellissimo centro storico. Alcuni dicono che l’ordine era già partito quando i giapponesi iniziarono a ritirarsi e si riuscì in extremis a salvare la città.

Il cuore di Vigan ( che è abbastanza piccola e molto piacevole da girare a piedi ) si trova tra la Plaza Salcedo, dove sorgono vari edifici storici tra i quali la Cattedrale di St. Paul, eretta poco dopo la fondazione della città nel 1574 ( ma ricostruita varie volte, l’attuale in stile barocco risale all’800 ), la Plaza Burgos e il quartiere Mestizo dove troviamo gli angoli più suggestivi della città. Molto bello il Calle Crisologo, che sembra davvero una strada della vecchia Europa, dove il tempo sembra essersi fermato all’epoca coloniale. Alcune case coloniali di questo quartiere sono diventati degli hotel e se si prenota con largo anticipo (o se non si ha problemi di budget) è possibile passare qualche giorno in queste ville da favola e assaporare per un po’ le atmosfere di quell’epoca. Non lontana da Vigan, nella cittadina di Santa Maria, c’è un’altra chiesa barocca interessante, quella della Nostra Senora de la Asuncion. Anch’essa sito UNESCO ma meno bella di quella di Paoay, è sicuramente meritevole di una visita, a me è parso però più interessante il matrimonio che c’era in corso, con danze tradizionali dei bambini in costume tradizionale e tanta gente sorridente.

Ho visto poco di Manila, dove mi sono fermato solo un paio di giorni, quindi non mi avventurerò in descrizioni approssimative di questa metropoli così grande e complessa. L’impressione che mi ha lasciato è stata quella di una città cresciuta troppo e male, squallida, disperata, ma anche piena di vitalità come solo le metropoli asiatiche riescono ad esserlo. Una città che è uscita malissimo dalla Seconda Guerra Mondiale e che forse non si è mai ripresa completamente, anche se sicuramente oggi è una città più rivolta al futuro che al passato. Ho visto un po’ di tutto, dal quartiere a luci rosse dove gli spacciatori non ti propongono cocaina ma viagra agli slum molto simili a quelli di certe città indiane, dai grandi centri commerciali con le code di turisti che attendevano l’apertura al lungomare maleodorante dove tanti bambini di strada si divertivano in acqua. Molti qui inseguono una specie di “american dream” filippino, ci sono tante opportunità per i più bravi e scaltri, ma proprio come nelle grandi metropoli degli Stati Uniti sono in pochi quelli che ce la fanno, e la maggior parte finisce vittima degli spietati ingranaggi del sistema capitalistico, spesso rimpiangendo la tranquilla vita nelle risaie lasciata al villaggio. Inutile dire che piuttosto che vivere qui lavorando in un fast food farei tranquillamente il barbone a Varanasi…


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