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Gli ultimi giorni dell’umanità – Luca Ronconi, Karl Krauss

Creato il 13 gennaio 2016 da Maxscorda @MaxScorda

13 gennaio 2016 Lascia un commento

Gli ultimi giorni dell'umanità - Luca Ronconi
Nel 1990 Ronconi s’imbraco’ in una operazione gigantesca, per molti impossibile al punto che l’autore stesso a suo tempo disse irrealizzabile.
Nella grande struttura del Lingotto, Ronconi porta in scena la monumentale opera di Krauss che scrisse nei giorni stessi del primo conflitto mondiale del quale traccia una parabola altissima e molto, molto articolata.
Opera si diceva monumentale in pagine parlando del testo scritto, in volume e comparse parlando della trasposizione teatrale.
Che Ronconi cercasse come regola un nuovo linguaggio da esprimere nel teatro, fa parte della sua storia e della sua cifra stilistica, percio’ l’occasione di portare in scena il testo del commediografo austriaco, immagino si stata un’occasione molto ghiotta per lui, oltre naturalmente la sfida e la comunanza col tema trattato.
Difficile riassumere, impossibile anzi e del resto il presupposto del contesto e della vita dello scrittore e’ necessaria per comprendere a fondo la sua opera. L’inizio della rappresentazione e’ l’inizio della Prima guerra Mondiale, motivi, cause e pretesti, omicidi pre-meditati, un meccanismo quello della guerra che sempre meno ha a che fare con l’onore e sempre piu’ col profitto. Krauss si moltiplica freudianamente nelle tante voci narranti e si circonda di tutti i personaggi possibili, in fondo tutte vittime, soltanto con diversi gradi di consapevolezza.
I dialoghi, spesso i monologhi, rimbalzano nelle bocche dei personaggi e fisicamente attraverso set mobili e scorrevoli sui binari del Lingotto, stratificati in orizzontale e verticale e in continuo movimento, mezzi e uomini fluidi in un tappeto ordinato di pubblico a sua volta attore di se stesso, gente comune che vive all’interno della storia e della messinscena eppure estranea ad essa, senza possibilita’ di parola ed opinione.
Non voglio entrare nel senso dell’opera di Krauss e nell’interpretazione di Ronconi, compito ingrato che richiede ben altri spazi. Mi limito ad apprezzare il tentativo peraltro riuscito, di creare qualcosa di nuovo ed importante, certo unico. La sensazione soprattutto all’inizio e’ di uno sforzo piu’ autocelebrativo che esplicativo, Ronconi idealmente si sbraccia e il tono si alza ma e’ difficile distinguere l’edonismo dall’umorismo tetro dell’austriaco, poi pero’ si entra nel testo e la rappresentazione resta di sfondo dietro le parole che come macigni segnano una tesi che inizia antimilitarista e si allarga alla stampa, alla societa’ tutta, al potere e all’economia. Non sempre Krauss e’ condivisibile ma c’e’ del vero e una lucidita’ innegabile quanto terribile se proiettata nei decenni a venire.
Luci e ombre o meglio bei momenti ed ingenuita’ in entrambi ma non si puo’ non apprezzare lo sforzo e il risultato.
Opera costata un botto, soldi Rai, quindi pubblici, sempre molto generosa con chi vuole ma ugualmente e’ una rappresentazione che merita di essere guardata, capita, anche criticata ma serve esserci.

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