Paola Cortellesi
A mio avviso infatti Bruno, dopo il buon esordio con Nessuno mi può giudicare (2011) cui hanno fatto seguito due titoli non del tutto riusciti (Viva l’Italia, 2012; Confusi e felici, 2014), rivela ora un certo coraggio nell’esprimere, pur con qualche stridore, la volontà di rinnovare con intelligenza le caratteristiche del citato filone. Evidente all’interno del percorso filmico l’avvertita urgenza di offrire voce a determinate istanze sociali, proprie di quanti si sono accontentati negli anni di gestire quel minimo concessogli dalla vita e dalle proprie possibilità, da difendere con ogni mezzo possibile, anche estremo, contro ogni sopruso o angheria, in particolare una volta viste crollare attorno a sé quelle che fino a qualche minuto prima sembravano solide certezze, gli affetti familiari principalmente. Proprio in virtù di questa sincerità di fondo il film merita di essere considerato al di sopra delle consuete proposte “seriali”, pur non potendo fare a meno di notare un imperfetto amalgama fra commedia e dramma ed una coralità non del tutto compiuta. Il primo difetto, sempre a parer mio, è dovuto alla scelta di enfatizzare con i sin troppo consueti “effetti speciali” le scene che volgono alla tragicità, ovvero musica “a palla” ad effetto videoclip, quando sarebbe bastato affidarsi totalmente alle ottime interpretazioni attoriali dell’intero cast, come d’altronde Bruno mette in atto per buona parte del film.
Fabrizio Bentivoglio
Il secondo deriva da una eccessiva presenza di personaggi secondari che, per quanto ben resi dagli attori (penso al transessuale Manuela raffigurato da Irma Carolina Di Monte e alla poliziotta Loredana, un’eccellente Maria Di Biase) risaltano soprattutto in singole sequenze e non sempre si inseriscono perfettamente nella circolarità propria dell’iter narrativo. Comunque, al di là di queste annotazioni, non si può dire che a Bruno manchi un certo coraggio, a partire dalla ricercata frammentazione del racconto, con i vari personaggi introdotti gradualmente e seguendo un ordine di apparizione sfalsato da un punto di vista temporale.
Ad inizio film vediamo una donna (Paola Cortellesi), incinta, il volto rigato dalle lacrime, lo sguardo disperato e privo di ogni speranza, brandire una pistola, mentre un poliziotto (Fabrizio Bentivoglio) le intima di gettare l’arma.
Un rapido stacco ed ora la stessa donna ci appare allegra e solare mentre attraversa la piazza del paese: è domenica, incontra amici ed amiche, la sua voce fuori campo nel presentarsi (si chiama Luciana) ci racconta come sia felicemente sposata con Stefano (Alessandro Gassmann), disoccupato, ma con tanti lucrosi affari da portare a termine, almeno a livello d’intenti, altro che stare sotto padrone, mentre lei ha un contratto a tempo determinato in una fabbrica locale.
Alessandro Gassmann e Cortellesi
Una piccola fetta di personale felicità, quanto basta per vivere dignitosamente e non chiedere altro dalla vita di quanto abbia finora offerto e lasciato prendere.
Ecco poi sopraggiungere la lieta novella che non ti aspettavi, l’arrivo di un figlio, ma vi è il lavoro da mandare avanti, meglio non dare notizia della gravidanza prima che sia del tutto evidente, considerando la sola entrata in famiglia. Purtroppo una nuova arrivata in fabbrica rivelerà tutto, in vista di un’assunzione definitiva, e il piccolo mondo di Luciana crollerà man mano, tante piccole scosse si susseguiranno fino a quella definitiva, quando nel vedere svanire anche il sudato posto da “ultima” che comunque occupava nel mondo, persa anche la fiducia nel proprio compagno, un ritrovato orgoglio la porterà ad un gesto estremo, quello visualizzato ad inizio film: pistola in pugno eccola in fabbrica, faccia a faccia con il presidente e il poliziotto veneto Zanzotto, un altro piegato dalla vita, causa un errore che lo ha segnato per sempre, una scelta sbagliata in un momento decisivo, allora come adesso … Pur nei limiti sopra descritti, Gli ultimi saranno ultimi è un film che mi ha piacevolmente sorpreso e, soprattutto, coinvolto nella sua totalità.
Le sta a fianco un ottimo Alessandro Gassmann, cialtrone ad oltranza, Peter Pan con aria da gaglioffo, impenitente Pinocchio dal fare guascone e col cuore d’oro.
Massimiliano Bruno
Un sentore di speranza è avvertibile nella sequenza finale, affidato al figlio di Luciana e Stefano, un giorno, chissà, diverrà capofila dei primi o guiderà con orgoglio la cordata degli ultimi … Dopotutto, riprendendo le parole di Luciana poco prima dei titoli di coda, nostro Signore nell’affermare che gli “ultimi saranno i primi” nella perentorietà del discorso si è comunque mantenuto sul vago …
“Non ha detto di preciso quando …”
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