Il legno, tuttavia, per sua natura non è un materiale sufficientemente resistente come invece dimostrava di essere la pietra. Con una pietra infatti veniva di certo comodo eseguire operazioni come schiacciare, triturare, spaccare e, in presenza di superfici di pietra più scheggiate e taglienti, era possibile procedere anche a delle incisioni di alcuni materiali. Non sembra però che gli australopiteci, che pure facevano larghissimo uso di pietre come utensili principali della loro quotidianità, siano stati in grado di forgiare questo materiale a seconda degli scopi per cui poteva essere utilizzato. Ciò che pare verosimile è che essi si siano serviti di pietre con margini taglienti solo se trovate accidentalmente o se ottenute fortuitamente dalla spaccatura di altre pietre. In effetti, ciò che sembrerebbe un'operazione semplice - ottenere pietre taglienti - non lo era affatto se si considera che non tutte le pietre rispondono allo stesso modo agli urti e che non da tutte si possono ricavare forme e lame di uguali dimensioni e robustezza.
In più, la volontà e intenzione di produrre oggetti e strumenti richiede prima di tutto una capacità di astrazione, una prefigurazione concettuale e logica del prodotto finito nella propria mente affinché colpi e scheggiature non controllabili siano inferti alla pietra al preciso scopo di ottenere la forma desiderata. Questi limiti e difficoltà sembra in effetti che abbiano impedito agli ominidi per molto tempo di procedere alla creazione intenzionale e ragionata di utensili vari ed è un vero peccato che, a tutt'oggi, rimane ignota la paternità della produzione e rifinitura di strumenti ad hoc di cui servirsi a seconda degli utilizzi di destinazione.
Questa svolta ha, per forza di cose, richiesto un avanzamento culturale, una capacità di adeguamento rispetto ai cambiamenti dell'ambiente circostante e una spinta ad escogitare soluzioni ai problemi, imparando dagli errori, dalle sequenze di sbagli e, soprattutto, dalle scoperte fortuite e occasionali.