Ancora una volta la scelta è caduta sulla categoria grande campione, ma stavolta il personaggio in questione non sarà il solito attaccante da 40 gol a stagione o il Messi di turno. Stavolta vogliamo parlare e raccontare le gesta di un grande Uomo, non solo di un grande campione, un ragazzo umile e determinato, un gregario che ha sfiorato le vette più alte per un centrocampista di interdizione. Un giocatore che ha vinto quasi tutti i trofei nel panorama calcistico internazionale, tutti da protagonista assoluto. #GliAgentiRaccontano presenta: Gennaro Ivan Ringhio Gattuso!
Gli Inizi
Il giovane Ringhio nasce in un piccolo paese della Calabria, precisamente a Corigliano Calabro il 9 gennaio del 1978. Nessun avrebbe mai immaginato che quel ragazzo tanto forte e determinato avrebbe raggiunto le vette più alte del mondo del calcio. L’avventura sul rettangolo verde inizia con un provino all’età di dodici anni. Ivan viene scartato dal Bologna ma convince gli osservatori del Perugia.
Inizia in quel momento la carriera del centrocampista calabrese che, dopo 7 stagioni nelle giovanili, il 22 Dicembre del 1996 esordisce in serie A. Dopo la prima stagione nella massima serie il Perugia perde il giocatore a parametro zero. Ivan ha già firmato un contratto con i Rangers di Glasgow e, per paura di essere bloccato dai dirigenti del Perugia, lascia il centro sportivo senza preavviso per andare incontro alla sua voglia di giocare all’estero. Durante l’avventura scozzese Gattuso consolida le sue eccelse doti di rubapalloni, incontrista e guerriero del centrocampo guadagnandosi l’appellativo di Braveheart che, per uno scozzese, è davvero tanta, ma tanta roba…
Ivan gioca, segna tre gol e diventa un idolo dei tifosi ma la stagione seguente il nuovo tecnico spinge per utilizzarlo al centro della difesa. Gattuso ancora una volta fa sentire le sue ragioni e spinge per il ritorno in Italia. Ad attenderlo c’è la Salernitana che spende 9 miliardi di lire per acquistare il cartellino del mediano. L’avventura in maglia granata consacra il giovane ringhio e lo trasforma in uno dei giocatori più ambiti e ricercati dai top club italiani.
Ormai è tempo di giocare tra i grandi, nell’estate del 1999 alla finestra c’è il Grande Milan!
Il mio Pallone d’oro è rubare più palloni possibile.
Gattuso in un’intervista al Corriere della Sera
Una Vita da Diavolo
Arriva nell’estate del ’99, dove trova un Milan campione d’Italia e desideroso di confermarsi ancora. Maglia numero 8 sulle spalle e in poco tempo conquista la maglia da titolare e diventa beniamino dei tifosi nel derby autunnale contro gli odiati, sportivamente parlando, Cugini affrontando, con tutta la sua grinta e la sua forza, il fenomeno Ronaldo.
Continuò a macinare chilometri in mezzo al campo, diventando il pilastro della mediana di Ancellotti nei successivi anni. Stagioni ricche di successi che hanno portato la compagine rossonera in cima all’Italia, all’Europa e poi al Mondo. Non si poteva prescindere da Ringhio, mai! Finchè, nel Dicembre 2008, un grave infortunio gli compromise la carriera.
Durante il match contro il Catania, subisce un duro contrasto ma riesce comunque a rientrare in campo e a terminare la partita. Due giorni dopo, arrivò l’impensabile esito: lesione del legamento anteriore del ginocchio destro, 6 mesi di stop. Con 30 anni compiuti, uno stop di questa gravosità per un calciatore qualsiasi significa il tramonto della carriera, se non la fine. Invece, con la grinta, la tenacia, la forza che solo lui dispone, a Maggio torna in campo come se nulla fosse. Un sospiro di sollievo per tutti i tifosi milanisti.
Con l’arrivo in panchina di Leonardo, nella stagione 2009/10, viene accantonato, riuscendo a disputare solamente 24 partite tra campionato e Champions. Per fortuna, con l’arrivo di Allegri in panchina, Gattuso tornò al ruolo di comando originario, riscoprendo anche una nuova giovinezza calcistica e una forma che rendeva quasi impossibile non schierarlo in campo. Durante l’era allegriana, Gattuso viene ricordato per la sfuriata, con annessa testata, all’allenatore in seconda del Tottenham Joe Jordan, reo di averlo istigato durante la partita, e che gli costerà ben 4 giornate di squalifica in competizioni europee.
L’ultima stagione in rossonero, 2011/12, non fu molto felice. Dopo uno scontro di gioco al volto durante un match contro la Lazio, accusò gravi problemi di vista e fu costretto a fermarsi in attesa di una guarigione, anche perché avrebbe rischiato la cecità. Rientrato per la preparazione invernale, gli fu riscontrata una miastenia oculare, e fu costretto a fermarsi in attesa dell’ok dei medici. Tornò in campo nella primavera seguente, ma la paura che lo accompagnava, legata ai suoi occhi, e la non splendida forma maturata in quei mesi di tugurio, fecero sì che, a 34 anni compiuti, terminò il proprio rapporto col Milan.
La partita d’addio, Milan-Novara del 13 Maggio 2012, fu una delle più emozionanti, non tanto per il match in sé, ma perché era l’ultima di tanti campioni che hanno dato vita al Grande Milan. Inzaghi, Nesta, Van Bommel, Seedorf e Zambrotta insieme a Ringhio lasciarono la loro seconda casa. Quella famiglia in cui Ivan e gli anni hanno vissuto, condiviso, legato, vinto, lavorato, per ben 13 anni, mica roba da niente…
Milan-Novara 13/05/2012. L’emozione stampata sul viso di Gattuso, il giorno dell’addio al Milan.
I soldi non servono a niente, il Milan ti entra nell’anima.
Gennaro Gattuso
Successivamente approdò nella compagine svizzera del Sion, dove militò per ben due anni, prima di diventarne l’allenatore.
La Maglia Azzurra: una seconda pelle!
Un capitolo indimenticabile della carriera di Gattuso è senza dubbio il legame con la nazionale italiana. Per un ragazzo calabrese l’identità con il proprio Paese è un legame fortissimo e indissolubile. Gattuso difenderà i colori della maglia azzurra con le unghie e con i denti, lottando sempre su ogni pallone senza mollare mai un centimetro.
La pagina più bella è indiscutibilmente la semifinale del Campionato del Mondo del 2006 contro la Germania. Gattuso giocherà tutte le partite di quel mondiale dimostrando di essere una pedina fondamentale nell’undici azzurro e un titolare inamovibile per Marcello Lippi. L’Italia vince, 2-0 ai supplementari e vola a Berlino, Gattuso ammetterà a fine partita di essere sceso in campo quella sera per difendere e onorare i tifosi italiani e i lavoratori presenti in Germania che, nonostante anni di sacrifici e lavoro continuavano ad essere sfruttati e discriminati dal popolo tedesco. La notte prima della Semifinale, Ivan riuscì a superare un virus intestinale e strinse i denti per portare l’Italia alla finale della Coppa del Mondo e al trionfo del 9 luglio a Berlino.
Non sono molti i giocatori che vengono ricordati per il loro soprannome. Beh, io modestamente sono uno di quelli. E la cosa, lo ammetto, mi fa molto piacere. Soprattutto se si considera che Ringhio me lo sono guadagnato con le prestazioni nel Milan, la mia squadra del cuore, la squadra per cui ho sempre tifato prima ancora di possedere i lumi della ragione.
Gennaro Gattuso
A cura di Vito Lecce e Gianluca Zanfi