Simbologia
Questo fiore dai petali colorati nelle tonalità del blu, lavanda, rosa, viola è stato molto apprezzato in Cina, ma è sempre appartenuto soprattutto alla cultura tradizionale del Giappone. Celebrato nelle feste organizzate dagli aristocratici alla fine del periodo Heian (794-1185), venne utilizzato di frequente come motivo sugli stemmi delle famiglie giapponesi. Il glicine è stato coltivato in queste due Paesi asiatici per più di duemila anni prima di arrivare in Europa, a quanto pare attraverso i semi portati dall’Oriente, come una rarità, da Marco Polo nel XIII secolo. Dopo il 1830, questa vite ornamentale venne diffusa nelle aree più a nord degli Stati Uniti, dove era già stata catalogata come genere ‘Glicine’ dal Dott. Caspar Wistar (1761-1818), professore di anatomia all'Università di Pennsylvania.
Come la maggior parte delle viti, il glicine può diffondersi in modo quasi invasivo e diventare così distruttivo fino ad abbattere edifici e tralicci con il gravare del suo peso. Esemplare è il caso di una pianta di glicine che cresce a Sierra Madre, in California, nominata dal Guinness dei primati mondiali come quella con più fiori: al culmine della fioritura ne porta 1,5 milioni del peso di 250 tonnellate. Menzionata come una delle sette meraviglie vegetali esistenti a livello globale, è festeggiata ogni anno con un Festival del Glicine dal 1918, anno in cui vi parteciparono 12mila persone; ne arrivarono 100mila in occasione della settimana di eventi organizzata nel 1930 e 13mila nel 2009.
Per evitare l’accrescimento indesiderato del glicine, dovuto alle sue spirali incontrollate o senza disciplina, bisogna intervenire per mettere il vitigno a rigore, allo stesso modo è necessario impartire dei fondamenti di base nel corso del percorso evolutivo della coscienza umana per far sì che arrivi a affermarsi pienamente, come anche per quanto riguarda il librarsi della spontaneità e dell'espansione creativa. La natura del glicine di avvilupparsi al sostegno con vigore e di propagarsi a ritmo impressionante e quasi invasivo, è interpretata dalla florigrafia (o linguaggio dei fiori) utilizzata in epoca vittoriana (1837-1901) come un monito contro l'amore ossessivo o troppo passionale, di dipendenza esagerata dall’altro, che può diventare appunto troppo soffocante. Ma il glicine rappresenta anche la longevità e l’essenza dell’immortalità per la sua resistenza da record che arriva a superare il secolo segnando, con il suo invecchiare, il passaggio generazionale in numerose famiglie europee.
Giappone
Il glicine longevo dalla vitalità vigorosa è impersonato da una ragazza timida, romantica e travagliata da angosce d’amore con altrettanta caparbia nel balletto classico giapponese ‘Fuji Musume’ ('La Nubile Glicine', letteralmente) del teatro Kabuki. Rappresentato per la prima volta nel 1826 in un set di cinque danze, è rimasto uno tra quelli di maggiore successo per coreografia e raffinatezza e oggi è allestito in maniera autonoma. Nella città di Otsu, affacciata sul Lago Biwa, vicino a Kyoto, un passante si sofferma a osservare uno degli innumerevoli dipinti esposti chiamati ‘Otsu-e’ e venduti come souvenir. Su questo quadro è dipinta una Ragazza, che rappresenta l’essenza del Glicine: è abbigliata alla moda, con uno stravagante kimono (‘Nagasode’) con le maniche lunghe e con la fascia (‘Obi’) che riprende l’immagine del fiore, secondo la tradizione diffusa da secoli in Giappone. La Ragazza raffigurata diventa infatuata a tal punto dell'uomo che la guarda attentamente da prendere vita ed uscire fuori dalla tela. Scrive lettere d’amore, ma non ottiene risposta e, danzando sotto un glicine frondoso, con un ramo in mano, esprime i sentimenti profondi che prova per l’amore non corrisposto, accompagnata dalla musica ‘Nagauta’ ('canto a lungo'). Triste e disperata, rientra affranta dentro al dipinto, sotto al glicine, alla fine del balletto. Il pianto della Ragazza esprime il dolore che prova, così il glicine diventa il fiore dell’amore perduto, ma rappresenta anche la straordinaria resistenza come vitigno, in grado di vivere e di prosperare anche in condizioni difficili, così come il cuore ha la capacità di resistere nonostante sia spezzato da un sentimento a senso unico. ‘Fuji Musume’ ha ispirato una fiorente produzione artistica in Giappone, comprese bambole, statuine e dipinti venduti come portafortuna per i matrimoni.
Art Noveau
Un altro straordinario esempio di connubio tra immagini di glicini fioriti e Art Nouveau applicata agli interni come ‘opera d’arte totale’ è la ‘Wisteria Dining Room’ (‘Sala da Pranzo Glicine’) in noce intagliato e amaranto, progettata e realizzata tra il 1910 e il 1914 dall’artista francese Lucien Lévy-Dhurmer (1865-1953) per l’abitazione parigina di Auguste Rateau, membro dell'Accademia delle Scienze. Lévy-Dhurmer – che seguì anche l’arte simbolista, realizzò anche disegni, dipinti e ceramiche, oltre a mobili e lavori da interior design – riprese il tema del glicine, scelto da Madame Rateau come ‘benvenuto’, nella sala intera. In questo unico esemplare di Camera francese del periodo Art Nouveau presente nella collezione di un museo americano, il Metropolitan Museum of Art, a New York, si può ammirare come il motivo della fioritura del glicine è stato riportato accuratamente nello stesso modo in cui avviene in natura: dall’alto pendono i grappoli dei fiori come da una pergola in giardino, i viticci rampicanti e le foglie compaiono nella parte inferiore della stanza, i fiori caduti a terra sono sparsi sul tappeto. In particolare, aironi e pavoni sono raffigurati davanti al vitigno fiorito nelle tele dipinte in stile divisionista; le lampade da terra riprendono i tronchi contorti della vite; gruppi di fiori di glicine compaiono nei pannelli a parete in noce impiallacciata intarsiati con legno di amaranto; fiori e foglie sono stampati sul rivestimento in pelle, intagliati sui mobili, sulle maniglie delle porte, sui cassetti e, dorati, sono inseriti sul paracaminetto per schermare il fuoco del caminetto.