Gluten sensivity e diagnosi: i criteri di Salerno
La ricerca sulla gluten sensitivity è un continuo work in progress e questo permette una maggiore chiarezza anche sulla sua diagnosi.
Nel giugno di questo anno è stato pubblicato sulla rivista Nutrients il resoconto del workshop di esperti, patrocinato anche da Dr Schaer Institute, tenutosi a Salerno nell’ottobre del 2014.
Come descritto in altri articoli precedenti,
la gluten sensitivity o sensibilità al glutine non celiaca è una sindrome caratterizzata da sintomi gastrointestinali e non, correlati alla presenza di glutine dell’alimentazione di persone non sofferenti di celiachia o di allergia al grano.
Il termine gluten sensitivity è oggetto di dibattito ad oggi. Sebbene tale sindrome sia scatenata dalla presenza di glutine nell’alimentazione, sebbene ci siano evidenze sperimentali che la gliadina abbia un ruolo scatenante nella gluten sensitivity (link), il quadro è più complesso; il vero responsabile o i veri responsabili dell’effetto scatenante non sono ancora stati identificati e si ipotizza che possano anche essere gli inibitori dell’amilasi/tripsina e, quindi, il nome della gluten sensitivity potrebbe cambiare a breve, per diventare sensibilità non celiaca al grano (frumento)
Perché è così importante avere un nome preciso? Per ottenere una diagnosi accurata.
Come è stato scritto più volte negli articoli precedenti, l’unica cura per la gluten sensitivity è eliminare totalmente ogni fonte di glutine dalla propria alimentazione, come nel caso della celiachia.
Un altro dubbio che ancora attanaglia la mente del ricercatore medio è se la gluten sensitivity sia permanente o transitoria, nel senso che possa andare in remissione, ma in ogni caso la dieta senza ogni fonte di glutine deve essere seguita con costanza. Inoltre, periodicamente dovranno essere effettuati dei test, per verificare la tolleranza al glutine.
La comparsa della gluten sensitivity si manifesta con diversi sintomi, gastrointestinali e non, e può colpire ogni livello del nostro corpo; in questo quadro complicato si sistemano anche gli zuccheri come il lattosio e il glucosio, le proteine del latte e i FODMAPs, con ruoli che si stanno studiando intensamente.
Come possiamo osservare, la sintomatologia della gluten sensitivity si sovrappone a quella dell’allergia al frumento e a quella della celiachia.
Inoltre, tra i sintomi extraintestinali, caratterizzanti la celiachia, ci sono problematiche legate al ciclo e quindi alla fertilità, allucinazioni, sbalzi umorali, autismo e schizofrenia.
La presenza di problematiche riguardanti il cervello potrebbe essere in relazione con il leaky gut, intestino poroso, che provoca il superamento della barriera gastroenterica. Questo superamento si accompagna ad un aumento della concentrazione delle proteine del glutine o di proteine legate al grano; queste molecole, passando la barriera del cervello, possono dare origine ad infiammazioni, possono creare seri problemi alla sintesi da parte del corpo di oppiaceri, possono interferire con la trasmissione degli impulsi nel sistema nervoso.
Dal workshop di Salerno è emerso che la gluten sensitivity non può essere diagnosticata per esclusione; c’è bisogno di una standardizzazione per avere diagnosi più accurate.
Il protocollo diagnostico prevede un controllo, effettuato dopo aver seguito per un certo tempo la dieta priva di glutine, e prevede anche una sorta di gluten – challenge.
Punto fondamentale è definire anche la soglia di risposta alla reintroduzione di glutine. Inoltre, è importante che il gluten challenge non sia ripetuto sconsideratamente e senza controllo medico.
Inoltre, lo specialista valuterà caso per caso, in relazione sia al quadro clinico del paziente sia al periodo di gluten challenge, la reintroduzione del glutine e la sua quantità giornaliera, onde evitare effetti collaterali estremamente spiacevoli.
Durante il gluten challenge, è essenziale verificare il livello di anticorpi anti gliadina (AGA) e anche le IgG. I ricercatori sono estremamente attivi nello studio di markers specifici per la gluten sensitivity.
Gli esperti considerano la gluten sensitivity non celiaca come una malattia riscoperta, distinta dalla celiachia, la quale però presenta ancora delle zone oscure da chiarire.
In ogni caso, la presenza di linee guida, riconosciute a livello internazionale permetterà diagnosi più accurate e anche un confronto tra studi, effettuati nel mondo. L’identificazione e la validazione di markers specifici permetterà, infine, di individuare il trigger o i triggers di questa sindrome.