Durata: 105'
La trama (con parole mie): Frank è un uomo di mezza età, separato e disgustato dalla vita. Rifiutato dalla figlia e licenziato dal lavoro per un'accusa piuttosto campata in aria di molestie sessuali, scoperto di essere malato di cancro, il nostro decide di abbandonare la sua aura di tranquillità pronta a smorzare l'aggressività repressa per divenire una sorta di macchina da guerra assassina pronta a girare per il Paese uccidendo "chi se lo merita".
In una società dedita all'immagine, alla vuotezza ed al consumismo sfrenato, inutile dire che non sarà impresa ardua trovare numerose candidate vittime.
Quando la giovane Roxy, adolescente in lotta con il sistema, si unisce a lui, la coppia deciderà di darsi da fare in modo da rattoppare parecchie falle presenti nella società.
Non troppo tempo fa, passò dalle parti del Saloon lo spento e poco incisivo Killer in viaggio, che si presentava come una sorta di forzato cult pronto a fare a pezzi quella che è considerata la società "bene" in terra anglosassone.
In quell'occasione il sempre competente Lucien citò un film di cui si parlava già da tempo nella blogosfera, già in attesa di visione al Saloon e recuperato proprio a seguito di quel confronto: il risultato è stato una netta e schiacciante vittoria per gli USA, che con questo irriverente road movie nerissimo che pare una versione in carne ed ossa delle puntate più pungenti di serie animate come South Park o I Griffin delinea un quadro agghiacciante di quella che è al momento la cultura che va per la maggiore nella civiltà occidentale e non risparmia nulla dall'inizio alla fine, sfruttando come strumenti - azzeccatissimi - due protagonisti a dir poco perfetti nel ruolo degli outsiders.
Il loro viaggio attraverso gli States in cerca di una Giustizia che si compie ai danni di divette da reality in stile MTV, uomini e donne convertiti alla cultura del "social" e della denigrazione, della politica e dello stile di vita a stelle e strisce offre squarci a metà tra la poesia e l'horror, lo humour nero e l'agghiacciante presa di coscienza di essere noi stessi vittime di un sistema che fagocita idee e sensazioni per cagare fuori piccoli mostri poco più che bambini già in preda a crisi isteriche se il loro regalo di compleanno si rivela essere un Blackberry invece che un Iphone.
Ma se questo God bless America - con tanto di parodia, riuscitissima, di programmi come X Factor e dei loro reietti divenuti idoli che ha riportato alla mente del sottoscritto l'agghiacciante Fiocco di neve dell'edizione italiana di due anni or sono - è così tosto, pungente, anarchico, perchè allora il voto del Saloon è "solo" discreto?
Semplice: in realtà Bobcat Goldthwait non inventa nulla di nuovo.
Sarà pur bravo ad indicare quelli che sono mali evidenti della nostra attuale società, ma il suo modo di prendersi gioco degli stessi e portarli in scena ricorda molto - a tratti perfino troppo - supercult come Natural born killers, che già più di vent'anni fa tracciavano un confine tra la crime story classica e quello che sarebbe poi esploso come fenomeno pulp.
Certo, è sempre importante poter contare su titoli di questo genere, che paiono girati nella speranza di poter scuotere almeno parte del pubblico senza perdere, di fatto, il pregio dell'autoironia - lo stesso Frank, lanciato a piede libero contro le ingiustizie e le brutture del mondo, ne è un indefesso fruitore, come è giusto che sia, in un certo senso - o darsi un tono da illuminati che poco si sposerebbe con un lavoro dissacrante e pronto a giocare sporco con tutto e tutti, eppure a God bless America manca la scintilla in grado di permettere il salto da "cultino di nicchia" a bomba in grado di lasciare stesi critici e pubblico occasionale, radical chic e pane e salame.
Quello che accadde, invece, con Pulp fiction, tanto per citare uno dei capistipite del genere.
Lungi da me lamentarmi, il lavoro del regista, degli attori - ottimi i due spaiatissimi protagonisti - e l'apporto della colonna sonora è notevole, e firmerei per vedere più spesso proposte come questa distribuite nelle nostre sale, eppure sono convinto che il buon Bobcat debba ancora tirare fuori dal cilindro il suo trucco migliore.
Staremo a vedere.
Sempre che non si sia troppo impegnati a guardare la finale di turno del talent del momento, pronti a tweettare con gli amici le opinioni sul concorrente più sfigato.
MrFord
"Don't wanna be an American Idiot
don't wanna nation under the new media
and can you hear the sound of hysteria?
the subliminal mind fuck America."
Green Day - "American idiot" -