Gohos review: Eragon

Creato il 17 giugno 2013 da Sgruntreviews


Volendo da una parte divertirti, ad andare sul sicuro dall'altra, nella tua prima recensione hai voluto parlare di "Una Notte da Leoni 3". Ma ora, volendo dimostrare a te stesso che almeno qualcosina la vali, hai intenzione di cimentarti in un'impresa ben più terrificante. Intendi parlare di un film talmente brutto e mal realizzato da aver ridefinito il significato della frase "Ma... io avevo letto il libro, che diavolo è 'sta roba?"


Nope. Non ho abbastanza palle per parlare di quello.
No, non intendi parlare di quel... coso che la tua coscienza ti impedisce di chiamare film, dandogli la più esatta connotazione di "Ammasso-di-estrogeni-diretto-come-se-ogni-decisione-fosse-stata-presa-agitando-una-magica-palla-da-8". Quindi no, non parlerà di quello, ma di un film che, con tuo dolore, ci si avvicina parecchio. Di un film in cui avevi riposto tutte le tue speranze di cucciolo d'uomo. Di un film che, ancora oggi, se lo senti nominare il tuo unico istinto è quello di tapparti le orecchie e fuggire. Questo film per chi non avesse letto il titolo della recensione porta il nome di "Eragon".
Prima di lanciarti in una masochistica analisi del film, intendi fare un paio di piccole premesse: Eragon è un film del 2006, dono all'umanità lasciatoci dal "regista" Stefen Fangmeier. Stefen Fangmeier in teoria è un supervisore degli effetti speciali. Il film è stato il primo e l'ultimo per il "regista". E', a tuo parere, uno dei peggiori film fantasy del decennio lo definiresti anche "vulcano di sterco in eruzione", ma non vuoi passare per volgare. Essendo un film pessimo intendi fare una recensione ben più spoilerosa della precedente, sia perchè ritieni che in questo modo la recensione ci guadagni, sia perché vuoi far si che chiunque la legga sia in grado di cogliere tutte le sfumature marroni che compongono questo film aberrante.
Spoiler Alert dunque, per chiunque voglia avventurarsi oltre questo punto.
Ai pochi temerari che intendono davvero affrontare questo viaggio puoi dire solo due cose: "It's dangerous to go alone" e cominciamo:
Il film comincia con, meraviglia delle meraviglie, il più antico e abusato clichè della storia dei film fantasy: una voce narrante. Nella fattispecie, la nostra voce narrante è quella di Brom, interpretato da Jeremy Irons. Ancora ti chiedi perchè un attore come Jeremy Irons ogni tanto si inchini a fare film di questa fattura. L'altro abominio cinematografico, per chi se lo stesse domandando, era Dungeons & Dragons, in cui Irons figurava fra i protagonisti.
Insomma, il diversamente vecchio Brom ci informa che nella terra di Alagaësia la pace era mantenuta dall'ordine dei Cavalieri dei Draghi che, dopo un paio di millenni di idillio si sono trovati a fronteggiare il loro più grande nemico: uno di loro. Galbatorix che il tuo amico Damper continua nonostante tutto a chiamare come uno degli irriducibili galli, interpretato da John Malkovich, in una cruenta battaglia li ha sterminati tutti ed è diventato il padrone del mondo (cosa che ogni cattivo che si rispetti mira a fare). Ancora non riesci a spiegarti come un cavaliere da solo sia riuscito a battere tutti gli altri, ma evidentemente la teoria dell'irriducibile gallo potrebbe avere qualche fondamento di verità. Il buon druido Panoramix deve averlo imbottito di pozione magica.
Continuando a cianciare, Brom ci informa che la veramente vera storia inizia con l'elfa Arya che ha rubato al re in persona niente popò di meno che una pietra
Arya, che è interpretata da Sienna Guillory, di elfico ha praticamente nulla se considerate che non ha manco le orecchie a punta.. Ha praticamente nulla anche della sua controparte cartacea, visto che non hanno azzeccato il colore né dei capelli né degli'occhi. Con una mossa molto in stile coniglio nel cilindro, Arya fa sparire la "pietra", e la voce narrante ci informa, sottolineando l'ovvio, che la storia si è spostata su Eragon, un contadinotto ignorante, interpretato da Edward Speleers, pronto per una battuta di caccia.
Caccia rovinatagli dal lampo di luce che fa apparire l'uovo della futura dragonessa Saphira
Che, come ogni altro in questo film, saggiamente scambia per una pietra. Una supposta di un metro blu fosforescente, apparsa dal nulla in quella che nella mente di un contadino potrebbe benissimo essere una manifestazione diretta del volere di Dio, deve essere per forza una pietra qualunque. Sospensione dell'incredulità un corno, c'è una sola parola per definirlo: genio.
Comunque, immaginando che tale pietra debba avere un buon valore, ed essendo tornato a casa a mani vuote e con lo stomaco che gorgoglia talmente da causare disturbi nella Forza, decide di scambiarla con Sloan, il macellaio, per un bel pezzo di carne. Ma il suddetto macellaio si dimostra sicuro come la morte che la pietra sia del re, e si rifiuta di dare ad Eragon un bel niente, oltre a farlo cacare sotto pesante. Il film ha un mancamento e non ci dice come faccia ad essere così sicuro dell'appartenenza della pietra.
Sicuro delle prese per il culo i fondelli che avrebbero seguito il suo rientro a casa a mani vuote, Eragon si dirige verso la fattoria a testa bassa. Le sue previsioni si rivelano enormemente errate.
Difatti, oltre alle beffe, il fratellastro Roran lo prende anche a bastonate, e gli fa saltare la colazione. Ben gli sta.
Dopo questo allegro momento fraterno, Eragon decide di nascondere la sua "pietra" in bella vista: sul pavimento della fattoria. Di nuovo, genio.
Salteremo arbitrariamente una scena totalmente inutile in cui Roran decide di partire. Visto che nel resto del film non se ne parlerà mai più, non lo faremo neanche noi. Questo ci permette di arrivare al momento in cui il nostro protagonista da prova delle sue innate capacità da Capitan Ovvio. L'uovo inizia a schiudersi ed Eragon ci informa che:
Il sorriso imbecille, purtroppo, è compreso nel pacchetto. Ma le sorprese, per il nostro ebete eroe, non sono finite. Dall'uovo in schiusa, difatti, esce la piccola dragonessa Saphira (di lei parliamo dopo). A questo punto, però, perfino le impressionanti doti d'osservazione del contadino risultano inefficaci.
Persino da neonata, Saphira lo guarda incredula, prima di dargli l'unica risposta possibile ad una domanda come quella:
Sono una bellissima farfalla!
Una salamandra alata di un blu intenso è appena uscita da un uovo che consideravi una pietra, cosa vuoi che sia? Cominciamo bene, cominciamo...
Eragon fa conoscenza con la bestiola appena nata, lanciandosi in un paio di ipotesi azzardate sulla sua natura. Riesce a concludere che no, non è un uccello, prima di toccare il piccolo drago e sprofondare nell'incoscenza a causa del legame appena formatosi. Legame che a quanto pare informa più o meno tutti nel reame che è nato un drago.
Come?
Non chiedevetelo, non avrete risposte.
La nostra attenzione si sposta sullo spettro Durza, interpretato per l'occasione da Robert Carlyle. Robert Carlyle è un ottimo attore britannico che a quanto pare per l'occasione ha disimparato a recitare, basti pensare a "Trainspotting" per capirlo. Quindi non hai nulla contro di lui, ma ogni volta che lo vedi in uno qualunque dei film in cui ha recitato non puoi impedire che la tua mente lo ricolleghi a "Full Monty", facendoti sghignazzare. Questo film non fa distinzione.
Dicevamo: Durza ha catturato e torturato Arya, cercando di adempiere agli ordini del suo sovrano e ritrovargli l'uovo. Subito dopo che Saphira e Eragon hanno stabilito il loro legame mentale, Durza torna nella cella dell'elfa per cercare di carpirle le informazioni che gli servono. E quando lei lo informa beffarda che oramai l'uovo si è schiuso, lui fa una cosa che ti fa chiedere: perchè?
Ricorrendo, credi, ad un incantesimo, lo spettro scruta nella mente di Arya e localizza Saphira. Credi che sia perchè Arya era stata in contatto con l'uovo che lui ci riesca, altrimenti non sai darti una spiegazione.
E' qui che ti sorgono delle domande: perché invece di perdere tempo a torturarla non lo ha fatto subito? Per allungare il film di circa tre minuti? Questa è probabilmente la cosa che più ti fa arrabbiare in un film. Ricordarsi di fare qualcosa che si poteva benissimo fare all'inizio del film solo per allungare il brodo.
Perché se Durza legge la mente di Arya, collegata in qualche modo inspiegato a Saphira, le immagini che ci vengono mostrate non sono dal punto di vista del drago, ma quello dello spettatore? Ora, sei consapevole di poter passare per pignolo facendolo notare, ma è una banalità che un film ad alto livello non può permettersi.
Dopo aver notato senza la minima reazione che il semplice contatto con Saphira gli ha provocato sulla mano uno sfregio che nelle intenzioni dell'autore era il gedwëy ignasia, un glifo argentato sul palmo della mano, ma che qui è inteso come graffio vagamente somigliante ad un drago, e dopo aver candidamente tentato di nutrire la dragonessa, Eragon si fa con lei una passeggiata ed una chiacchierata esistenziale. Cristo se deve essere solo 'sto poveretto...
Ed eccoci arrivati ad una delle tue scene preferite di questa carovana di letame che per buona educazione ci ostiniamo a chiamare film: l'evocazione dei Ra'zac. Per chi non conosca neanche un po' il mondo di Alagaësia, i Ra'zac sono delle creature umanoidi e mangiatrici d'uomini nella loro fase larvale, e simili a pipistrelli giganteschi in quella adulta, e costituiscono uno degli elementi più importanti della saga per vari motivi che non stiamo ad elencare. Nella mente contorta di chi ha scritto questo film, invece, sono bestiacce brulicanti di vermi che spuntano da una fossa piena di foglie quando Durza li evoca con un incantesimo.
Il caso La sfiga vuole che proprio questa scena sia seguita, apparte da un rapido e ignorabile spiegone storico di Brom, da una scena che vale tutto il film. Una scena talmente deficiente che a riguardarla ancora oggi perdi il lume della ragione. Una scena che, sfortunatamente, riguarda Saphira. Prima di parlarne, quindi, andiamo a dire qualche parola su di lei
La resa di Saphira sul grande schermo era forse l'unica gioia che ti ha dato questo film. A tuo parere è uno dei draghi migliori del cinema anche se il primo rimane comunque Draco, di "Dragon Heart", non solo per gli effetti speciali. Gli effetti speciali, infatti, sono stati realizzati dalla "Industrial Light and Magic", la casa di produzione di effetti speciali di George Lucas per intenderci, mica i primi idioti insomma.
Era tutto perfetto, la CGI si armonizzava perfettamente con gli sfondi, rendola davvero quasi viva. E poi succede questo:
Eragon lancia in aria Saphira come fosse un aquilone e quella cresce e diventa adulta esplodendo a ripetizione in lampi di luce mentre vola. Dio. Ma cos'è, una digi-evoluzione?
Sempre per chi non avesse letto il libro, sono mesi quelli che passano da quando l'uovo si schiude a quando Saphira diviene abbastanza grossa da volare, ad ancora altri ne passano prima che l'avventura vera e propria cominci. Certo, è un lasso di tempo notevole da narrare, non lo neghi. Ma c'erano millemila modi migliori per farlo che non renderla un maledetto fuoco artificiale.
Niente di niente potrà mai farti accettare questa scelta. Anzi, la consideri la prova, nero su bianco, che prima della stesura di ogni singola pagina della sceneggiatura Peter Buchman, Lawrence Konner, Mark Rosenthal e Jesse Wigutow (a.k.a. gli sceneggiatori) hanno inspirato a grandi boccate gli effluvi della varecchina, che oltre a farli "viaggiare" gli devono anche aver sciolto gran parte del cervello. Non ci sono altre spiegazioni
E quando Saphira riatterra giù, gli dice tutta allegra: Ciao. Io sono Saphira, tu sei il mio Cavaliere. E qui si apre un discorso a parte. La voce.
Nella versione originale la nostra dragonessa era doppiata da Rachel Weisz, una bravissima attrice inglese che molti ricorderanno nel ruolo di Evy Carnahan-O'Connell nei primi due film de "La Mummia". Nulla da dichiarare sul doppiaggio originale. E' su quello italiano che vorresti piangere.
La doppiatrice italiana è Ilaria D'amico. Si, avete capito bene, la giornalista sportiva. Non si sa bene il perchè si sia tuffata nel magico mondo del doppiaggio, vista la quantità di errori che ha fatto (basti pensare che chiama il protagonista "Aragorn" in più di una scena) e il fastidio che ancora oggi ti provoca la sua voce.
Visto che tanto non importa praticamente a nessuno manco nel film, saltiamo bellamente le scene successive: la morte dello zio di Eragon, uno degli infiniti viaggi a cavallo, e un altro spiegone di Brom. Persino se quest'ultimo ha la bella idea di provare (con scarsi risultati) a citare Blade Runner
E arriviamo dunque dritti dritti alla scena in cui Durza minaccia i suoi Urgali di morte, se non gli portano la testa di Eragon. Il problema è che quei... cosi non sono Urgali. Sono dei ciccioni tatuati vestiti di stracci.
Gli Urgali, nella mente dell'autore, sono molto simili agli Uruk-hai dell'universo Tolkeniano, anche se blu e munuti di grosse corna. Manco quello sono riusciti a fare bene. Manco quello.
TRIVIA: il motivo per cui gli Urgali hanno l'aspetto che hanno è che la produzione... aveva finito i soldi. Scherziamo? Mi vuoi dire che avevi i soldi per assoldare Jeremy Irons, John Malkovich e scritturare la Industrial Light and Magic, ma non quelli necessari a mettere due corna sopra dei tizzi? Bah
Saltiamo un'altra bella cavalcata e la ridicola dimostrazione dell'abilità di Eragon nel farsi battere dai vecchietti, e arriviamo, vagamente a caso, al "villaggio" di Daret
Si, questo schifo di baraccacce sull'acqua è il "villaggio" di Daret. Qui, totalmente a caso, Eragon si farà leggere il futuro da Angela, interpretata dall'occasione da Joss Stone, una cantante britannica vagamente e dubbiamente famosa all'epoca.
Angela è un personaggio tremendamente importante nella saga e qui, come se non ci fosse da aspettarselo, è praticamente una comparsa. Per chi se lo stesso domandando, Joss Stone non c'entra una fava di nulla con Angela, ma tanto oramai ci siamo abituati. Non ne hanno azzeccato uno in fondo.
Continuando con le cose a caso, Eragon sul ponte viene attaccato da degli Urgali e scopre la magia, lancinado una freccia incendiaria e svenendo.
Quando si riprende, Brom, oramai eletto Gran Visir dello Spiegone, gli spiega della magia e sprona il nostro "eroe" a farsi una bella volata, perchè quello è il modo più veloce di attraversare le colline. Il come Brom, rimasto a cavallo, non rallenti il viaggio comunque è un mistero, ma della velocità del cavallo di Brom riparleremo più tardi.
Mentre Eragon si fa il suo viaggetto sopra Saphira, noi possiamo ammirare come Brom cavalchi solo soletto. Nella scena successiva, tuttavia, potremo ammirare come i cavalli si siano sdoppiati.
Or, vabbé che abbiamo appena scoperto la magia, ma così si esagera!
Sempre mentre vola allegramente, Eragon, con una scena che è ridicolmente simile a quelle di "Predator", nota che i Ra'zac si stanno avvicinando a Brom, e decide di affrontarli per vendicare lo zio.
E, anche se Brom ci aveva detto che erano i sicari di Durza, e che incontrarli significava solo una morte dolorosa, Eragon e Brom li accoppano in quattro e quattr'otto. A Brom piacciono gli scherzoni, si evince...
Non intendi stare a sottolineare come quei mostri abbiano un ruolo importante in tutti e quattro i libri e che qui muoiono come idioti. Non ne hai le forze.
Neanche il tempo di asciugarsi quelle due gocce di sudore che sono uscite per aver seccato i Ra'zac, che Eragon scopre che Brom fu un Cavaliere dei Draghi. Saltiamo il nuovo spiegone che ci viene proposto dal Visir ed andiamo a porre la nostra attenzione nuovamente su Durza che, evidentemente senza memoria di quello che aveva chiesto poco prima agli Urgali, si chiede perchè questi ultimi non gli hanno portato il giovane Cavaliere.
Ma poi si ricorda che è da un pezzo che potrebbe sfruttare Arya, che da un po' appare nei sogni erotici di Eragon, per attirare a se il ragazzo.
Non vuoi ripeterti su quanto odi questo genere di fatti, perciò andiamo avanti.
In sogno Arya informa Eragon che viene tenuta prigioniera a Gil'ead, e che solo lui può salvarla. Il povero ragazzo, non potendo sapere che il sogno in realtà è confezionato da Durza e che Arya non se lo caga di striscio, abbocca come un cretino.
Presa la sua decisione, contro la volontà di Brom e Saphira, Eragon vola letteralmente sopra a intere catene montuose per arrivare a Gil'ead. Qui, si infiltra nella città dietro un gruppo di soldati travestito abilmente da "uomo col mantello". Antisgamo proprio.
Soldati che, nella scena immediatamente successiva sono spariti.
Diamine, il ragazzo sta diventanto un drago con le sparizioni.
Dentro la fortezza, utilizzando formule magiche mai menzionate in precedenza, Eragon riesce a trovare Arya, ma incappa in un piccolo imprevisto chiamato Durza. Dimostrando a quest'ultimo quando sia scarso in materia di combattimenti, Eragon si appresta a soccombere. Durza, da gran conoscitore delle vie della Forza, gli scaglia una lancia addosso senza nemmeno sfiorarla.
Ma a prenderla in pieno petto al posto suo, visto che l'imbecille non accennava nemmeno a spostarsi, è Brom.
A questo punto nasce spontaneo un quesito. Come potrà mai aver fatto Brom, cavalcando, ad aver compiuto nello stesso tempo la stessa strada fatta da Eragon sul dorso di un drago? E, lo ricordiamo, il nostro "eroe" è volato sopra a catene e catene montuose. L'unica soluzione che ti viene in mente è che il cavallo di Brom è in realtà Flender, il cane di Kyashan, capace fra le altre cose di trasformarsi in un jet.
Insomma, il gruppo, a cui ora si è aggiunta Arya, scappa. Al sicuro tentano di soccorrere Brom, ma l'elfa ci informa che gli incantesimi di Eragon sono troppo deboli. Il perchè lei non lo aiuti, invece, lo tiene per se.
Brom, prima di morire, ci rifila un ultimo spiegone, informando Eragon che anche se ha tirato una freccia in fronte a Durza, gli spettri possono morire solo se trafitti nel cuore.
Dopo il funerale, in cui Saphira trasforma il mucchio di sassi sotto cui Brom era seppellito in diamante, Eragon e Saphira scoprono due cose: che Arya è avvelenata e va portata dritta dai Varden, la resistenza; e che Murtagh, interpretato da Garrett Hedlund che recentemente ha intepretato anche il figlio di Kevin Flynn nel pezzentissimo Tron: Legacy, li sta inseguendo da un po'. Scoprono anche che Murtagh conosce l'ubicazione dei Varden. Evidentemente tutti tranne il Re la conoscono.
Il nuovo arrivato sa effettivamente la strada, e li conduce veramente dai Varden. Qui vengono accolti da Ajihad, il capo dei Varden, e dal diversamente nano Rothgar
Gli Urgali, nel frattempo, ammazzano la pezzentissima guardia dei Varden, e trovano l'entrata posteriore del monte. La cosa brutta è che non scherzi. Quella vagamente meno brutta è che i Varden se ne accorgono e si apprestano alla battaglia.
Durza, intanto, incita le sue truppe a non avere pietà. Nessuno tenta nemmeno vagamente di spiegarti perchè ora abbia la faccia distrutta e le labbra spaccate. L'unica ipotesi che hai è che abbia limonato duro con uno squalo.
Mentre ci vengono mostrati i tentativi dei Varden di allestire il campo di battaglia, e l'ennesimo inutile dialogo, 'stavolta fra Eragon e la rediviva Arya. Ci viene mostrata anche l'armatura di Saphira. Stampatevela bene in mente, perchè ci torniamo fra pochissimo:
Scende la notte, e gli eserciti si schierano. Le trombe squillano, e ognuno dei soldati è pronto in posizione, pronto a dare la vita per la libertà. Persino Eragon, che si erge solitario, scrutando la scena dall'alto. Alla fine, gli Urgali fanno breccia ed irrompono nel campo di battaglia.
Ok, descritta così, la scena suona vagamente più epica di quello che in realtà è: alcuni deficienti con le balestre che fingono di essere arcieri, che aspettano in prima l'linea l'arrivo di quel branco di pelatoni urlanti che sono gli Urgali.
Eragon, mentre la battaglia imperversa, fa con Saphira dei discorsi vagamente filosofici che a noi interessano il giusto. Quello che attira veramente la nostra attenzione è l'armatua che Saphira sta indossando.
Bene. Se ricontrollate l'immagine precedente noterete che sono un pelo differenti. Eragon, evidentemente, oltre a dilettarsi in sparizioni si diverte anche a modificare le armature del proprio drago, qualora non incontrassero il suo gusto.
La battaglia infuria e, con elegante ritardo, Eragon decide di lanciare la sua frase coatta da pre-battaglia, e poi di iniziare a darsi da fare. Grazie a lui, e al fuoco di Saphira la battaglia sembrerebbe volgere per il verso giusto, fino a che non entra in scena Durza, che evoca una bestiaccia di fumo stravolgendo la battaglia.
Deciso a vendicare il Visir, Eragon si appresta ad affrontare la sua nemesi che va decimando l'esercito dei ribelli. Spettro e Cavaliere si scambiano spadate e parolacce, e solo dopo un po' che combattono Eragon si accorge che qualcosa non va. I suoi grandi poteri di deduzione vengono nuovamente meno ed è costretto a chiedere:
Messo al corrente da Saphira che si tratta di magia nera, Eragon riprende lo scontro col cuore più sereno. Dopo un paio di riprese aeree mozzafiato lo scontro finisce, ed è il Cavaliere a spuntarla, con un'azione vagamente figa in cui Eragon si lancia dalla coda della dragonessa. L'azione costinge però Saphira, già ferita in precedenza, a schiantarsi al suolo per riacchiappare il suo Cavaliere. Pretesto per far partire la scena strappalacrime in cui Eragon tenta di curarla così come aveva tentato con Brom, per poi svenire nell'incertezza di essere realmente riuscito a salvarla. Come se qualcuno si stesse davvero domandando se ci riuscirà.
Il mattino dopo, a battaglia finita, Eragon si sveglia con al fianco Murtagh<. Preoccupato gli chiede della salute della dragonessa, e Murtaghon perde l'occasione per rifilargli un simpatico scherzone:
Saphira è viva e vegeta. Il bimbo in sala che ci aveva creduto può stare tranquillo.
Il film, finalmente, si chiude con Eragon che blocca Arya a metà strada per Ellesmera, la città degli elfi, e con il loro dialogo che lascerebbe campo aperto ad un sequel che in grazia di Dio non arriverà mai.
In poche parole, visto che ne hai spese anche più del dovuto per questo filmaccio, Eragon è un film che aveva grandi possibilità, ma che è riuscito a cannarle tutte. Gli attori sono tutti sbagliati, e quei pochi vagamente accettabili recitano da cani, la sceneggiatura è stata scritta in una fumeria d'oppio ed ha più buchi di una groviera. L'unica cosa che ti aveva fatto sorridere era la resa grafica di Saphira, e le riprese aeree che, lo ammetti, sono spettacolari.
Ancora oggi, a ben sette anni di distanza, ti chiedi come fosse possibile che volessero realizzare dei seguiti, vista la mole di sbagli e cose non dette di cui questo film è pieno. Non hai idea di come sia possibile per un film con un budget così alto riuscire a fare così tanti errori. Evidentemente, citando Moros, la stupidità non ha budget.
Insomma, riassumendo ancora di più:
 
 

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