di Francesco Gori
L’Augusta Masters 2013 proclama vincitore Adam Scott, che indossa la prestigiosa giacca verde al termine di una quattro giorni tra le più affascinanti del golf.
Sì, perché stiamo parlando dell’unico Major che ogni anno si disputa sul medesimo campo, perché è il torneo che inaugura la bella stagione e una serie di competizioni di alto livello, perché capace di offrire sempre duelli epici e colpi straordinari, non ultimo quello del 2012 del mancino Bubba Watson che ai play-off batte Oosthuizen con un favoloso wedge, uscendo dal bosco con un volo divino.
La prestigiosa giacca verde dell’Augusta Maters – pensieridisport.com
Un Masters caratterizzato quest’anno dal ritorno di Tiger Woods da numero 1 – dopo la scia vincente di questi primi mesi del 2013 -, dalla presenza di tutti i più forti giocatori capeggiati da Rory McIlroy e da quella del debuttante più giovane di sempre: Guan Tian-lang, cinese di appena 14 anni.
Per l’Italia le punte di diamante Francesco Molinari e Matteo Manassero, quest’ultimo al debutto da professionista dopo esser già stato ad Augusta da eccelso dilettante.
GIORNATA 1. Concluso il Par 3 Contest – puro divertimento con parenti, bambini e vecchie glorie come Jack Nicklaus, Arnold Palmer e Gary Player -, si comincia a fare sul serio.
Manassero si ritrova in un gruppo di generazioni agli antipodi, con il 61enne Ben Crenshaw e il promettente cinesino: per Matteo solo un +3 finale, ottimo invece Guan che chiude a +1. Davanti si portano in testa a -6 Marc Leishman e Sergio Garcia, seguiti da Dustin Johnson (-5) e da un plotone a -4, nel quale spicca il nome della vecchia volpe Fred Couples, 53 anni compiuti. Un giro discreto per Tiger a -2, un colpo sotto Mickelson, veleggia sul par un discontinuo McIlroy. Per Francesco Molinari un sali-scendi che segna un 74 sul taccuino di giornata. In difficoltà il campione uscente Bubba.
GIORNATA 2. Il giorno del taglio. Molinari si elimina subito con un giro pessimo (+11 totale), mentre Manassero galleggia a + 5 nonostante un eagle, attendendo il risultato dei migliori. Crolla Garcia, e il -6 che porta al comando Jason Day, di fatto lo estromette dal week-end, cui invece accede sul filo del rasoio il 14enne Guan, il più giovane giocatore a superare il taglio in un major. Il favorito Tiger gioca benissimo, gravita nelle prime posizioni, poi alla 15 un colpo di sfortuna assoluta: una palla perfetta centra la bandiera e finisce in acqua. Woods perde colpi e concentrazione che lo portano sul -3. Oltre al danno, la beffa: due colpi ulteriori di penalità per un droppaggio non consentito e -1 a due giornate dal termine. Dietro l’australiano leader, ecco ancora l’arzillo “vecchietto” Couples e il connazionale Leishman. Poi 18 giocatori in pochi colpi, tutti pronti – almeno fino al bravo quanto sventurato Fowler – a giocarsi la vittoria tra sabato e domenica.
GIORNATA 3. Candidature prorompenti per la vittoria finale, quelle di Brandt Snedeker e Angel Cabrera, che si portano in testa a -7. Un trio australiano a seguire: Adam Scott e i costanti Day e Leishman. Quindi Kuchar e un Tiger più forte di ogni penalità, ancora in corsa a 4 colpi dal leader. Debacle McIlroy e Mickelson, ormai fuori dai giochi dopo un terzo giro disastroso. Sfortunatissimo Couples, che paga un triplo bogey e retrocede sul par, lasciando Bernhard Langer (classe 1957) a comandare la classifica dei più longevi.
GIORNATA 4. Le prime 9 sono nel segno dell’argentino Angel Cabrera, mentre Snedeker soffre i green più lenti per via della leggera pioggia. Avanza il trio australiano, mentre la notizia è che nelle prime posizioni non ci sono né americani, né giocatori di primissimo piano. Si mette in luce il talentino Olesen che scala posizioni su posizioni, mentre Tiger parte incerto, poi comincia a giocare un buon golf. La buca 13 nel segno dell’acqua del duo Snedeker-Cabrera rimescola le carte. Si porta avanti Jason Day, bene Adam Scott nonostante le difficoltà sui putt, e in pochi colpi a giocarsela sono almeno in sei. Snedeker cede ai nervi, e il titolo pare proprio affar australiano, con il sudamericano terzo incomodo. Woods chiude a -5, quindi il finale al cardiopalma sotto un diluvio: Day paga la pressione con due bogey e fa -7, Scott trova finalmente il putt giusto alla 18 ed esulta, ma deve fare i conti con il talento dell’appesantito quanto divino Cabrera che indovina ferro e birdie da play-off.
PLAY-OFF. Si riparte dalla 18, con il testa a testa tra l’australiano Adam Scott (qui a fianco) e l’argentino Angel Cabrera. Al terzo colpo palline praticamente affiancate: l’approccio di Angel sfiora la buca, quello di Adam è poco dietro. Doppio par e si va alla 10. Livello di gioco altissimo, si va sul green: Cabrera arriva ad un centimetro dal birdie, Scott invece imbuca. E si aggiudica il Masters, primo australiano in assoluto.
Per un anno la giacchetta verde sarà cosa di Adam Scott. Appuntamento in Georgia nel 2014 per la restituzione.
CLASSIFICA FINALE:
1) ADAM SCOTT -9 (vince ai play-off)
2) ANGEL CABRERA -9
3) JASON DAY -7
4) TIGER WOODS -5
5) MARC LEISHMAN -5
6) THORBJORN OLESEN -4
7) BRANDT SNEDEKER -4
8) SERGIO GARCIA -3
9) LEE WESTWOOD -3
10) MATT KUCHAR -3
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