Matteo Manassero non ha ancora compiuto, succederà ad aprile, 21 anni. Questa la premessa per analizzare il suo momento di carriera, iniziata prestissimo e già radiosa. I predestinati, però, ed è questa la classica “altra faccia della medaglia”, non possono cedere o, quando ciò succede, “devono” giustificarsi, spiegare. E’ quanto fatto oggi al Royal Park I Roveri di Fiano Torinese, circolo del quale Manassero porta i colori, nella sala delle conferenze. A Dubai, nell’ultima gara dell’European Tour, il veronese con sangue piemontese non ha superato il taglio: “Sono consapevole del momento che sto attraversando – ha dichiarato – e non posso certo definirlo perfetto. Fa però parte di un cambiamento totale nel mio gioco e nel mio swing”. Una ricerca tecnica nuova che ha come obiettivo quello di progredire ancora al fine di poter puntare anche alle vittorie nei Major, quelli che fanno la storia di questo sport: “Sto puntando diritto al Master di Augusta, il primo dei quattro Major stagionali. Voglio presentarmi al via con una preparazione perfetta, non come successo nello scorso 2013. Partirò a breve per gli Stati Uniti dove farò 3 o 4 gare. Poi tornerò in Italia, mi fermerò un po’ e ripartirò. Prima di Augusta giocherò Huston. L’anno scorso avevo raggiunto la forma ideale nella settimana precedente il grande appuntamento, presentandomi allo stesso con troppa adrenalina e paradossalmente un po’ scarico”.
L’ultima prestazione, tornando all’attualità, non è stata certo esaltante: “Confesso che dopo Dubai erano più le incertezze per l’attuale condizione che quelle derivanti dal mio passato agonistico di successi. Poi ho meditato e capito che sono troppo concentrato sull’esecuzione dei colpi. Mi manca la naturalezza anche se l’aspetto tecnico è migliorato. Quando ritroverò la prima tutto concorrerà a fare del sottoscritto un protagonista della scena migliore di quello anche dei momenti vincenti fin qui trascorsi in carriera”. Parola di “Manny”, dunque, e come potremmo non credergli.
Roberto Bertellino
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