Mickelson, 72° come Manassero, ha vivacchiato per due turni, poi ha ceduto nel terzo con un 78 (+8). Si sono difesi discretamente Steve Stricker, 12° con 278 (-2) e Matt Kuchar, 22° con 280 (par), e sono andati in altalena tutti gli altri: il tedesco Martin Kaymer e gli inglesi Lee Westwood, Paul Casey e Justin Rose, finiti alla pari con Molinari, l’inglese Ian Poulter e lo spagnolo Sergio Garcia, 61.i con 288 (+8), Brandt Snedeker, 66° con 289 (+9), e il fijano Vijay Singh, 68° con 290 (+10). Non sono entrati tra i 75 rimasti in gara dopo 36 buche Bubba Watson e il sudafricano Charl Schwartzel, 76.i con 144 (+4), l’inglese Luke Donald, 88° con 145 (+5), il sudafricano Ernie Els, 96° con 146 (+6), e l’irlandese Padraig Harrington, 107° con 147 (+7). Furyk, che francamente nessuno pronosticava tra i protagonisti, ha iniziato il giro finale da leader con un colpo di vantaggio su Dufner, ma è apparso abbastanza incerto con il gioco lungo rimediando sul green. Tuttavia ha potuto poco contro i tre birdie dell’avversario in otto buche e alla nona, quando ha segnato il primo bogey di giornata, dopo che aveva messo a segno un birdie, si è trovato due colpi indietro che sono rimasti tali sino al termine. Entrambi hanno comunque potuto giocare con tranquillità perché chi li seguiva non andava certo ad andatura tale da far pensare ad un riaggancio. Stenson e Scott, che erano i due rivali più accreditati e pericolosi, hanno iniziato tutti e due con un bogey, poi sono andati a corrente alternata. Scott ha commesso errori decisivi alla 13 e alla 16 (in totale cinque birdie e cinque bogey per il 70) e Stenson si è perso con due bogey nelle ultime cinque buche (per lui stesso 70 con un eagle, due birdie e quattro bogey). Di McIlroy, che aveva dato subito battaglia con un birdie, si è detto: alla buca 5 ha trovato il triplo bogey e alla fine ha potuto solo rimontare fino al 70 del par dopo altri tre birdie e un bogey. Dufner, che nel 2011 era stato beffato nel play off da Keegan Bradley dopo essersi fatto raggiungere giocando un finale dissennato con tanto di palla in acqua, nelle ultime tre buche ha soprattutto badato a quanto stava facendo Furyk, che per la quinta volta in un anno e mezzo non è riuscito a imporsi pur essendo leader dopo 54 buche. Così ha pareggiato il birdie alla 16 e ha concluso con due bogey, giocando in sicurezza sugli errori del rivale Per il vincitore, che ha ricevuto un assegno di 1.445.000 dollari su un montepremi di otto milioni di dollari, un 68 (-2) con quattro birdie e due bogey.
Per Furyk un 71 con due birdie e tre bogey. “E’ stata una giornata lunga e difficile – ha detto Dufner che appena uscito dal green ha ricevuto l’abbraccio della moglie Amanda – su un campo molto impegnativo. Ancora non mi capacito di quanto avvenuto, anzi non posso credere che sia accaduto proprio a me. Nel giro finale ho avuto molta fiducia e ho deciso di essere aggressivo perché volevo vincere e quindi non sono mai stato indeciso oppure sulla difensiva. Semmai prudente sulle ultime buche. Sono felicissimo e questo successo segna una svolta nella mia carriera”. Citazione d’obbligo per il sudafricano Tim Clarke, 68° come Singh, che ha trovato l’unico momento di visibilità alla buca 11 (yards 226, par 3) quando ha messo a segno la palla direttamente dal tee per la “hole in one” in un giro in 75 (+5). Molinari, anche se ha ceduto un po’ nel finale, è stato abbastanza regolare nella sua prestazione, mentre Manassero ha mostrato due facce distinte nelle due metà di gara. Il primo ha avuto una escursione di cinque colpi tra i suoi score con un 68 (-2) nel secondo turno e un 73 (+3 ) a chiudere con un birdie, due bogey e un doppio bogey. Il veronese ha messo otto colpi di differenza tra il parziale di 69 (-1) del secondo giro e il 77 (+7) finale condotto con un birdie, quattro bogey e due doppi bogey. Complessivamente un “+1” sulle prime 36 buche e un “+11” sulle seconde. Sconcertante il rendimento sulle ultime quattro del tracciato dove ha perso complessivamente dodici colpi.
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