Golpe Borghese:misteri e complicità

Creato il 23 dicembre 2013 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Roma, 1970. Notte tra il 7 e l’8 Dicembre. Gruppi militari armati, comandati dal principe  Junio Valerio Borghese, ex comandante della X-MAS della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, occupano l’armeria del Ministero degli Interni. Inizia la distribuzione di armi di ogni tipo a componenti del commando armato. Il tutto nel quadro di un ambigua operazione per compiere un colpo di stato. Questo avvenimento passerà alla storia come il cosiddetto tentativo di colpo di stato della “Notte dell’Immacolata“. Nome in codice dell’operazione “Tora Tora“. Un golpe che non verrà mai compiuto perché durante quella gelida la notte di inverno lo stesso Borghese darà l’ordine di annullamento dell’ operazione.

Le varie commissioni parlamentari di inchiesta e le varie inchieste giudiziarie hanno accertato che Borghese, da molti soprannominato “il principe nero”, dopo aver fondato il “Fronte Nazionale” aveva raccolto ed organizzato sotto questa sigla un gran numero di neofascisti pronti a sovvertire l’ordine democratico dello stato italiano, il tutto in stretto contatto con altre organizzazioni neofasciste come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Sin dal 1969  il Fronte Nazionale aveva costituito gruppi clandestini armati e aveva stretto rapporti con settori strategici delle forze armate.

Borghese stesso aveva predisposto il piano “Tora Tora” , che prevedeva l’intervento di gruppi armati su diversi obbiettivi di alta importanza strategica. Sarebbero dovuti essere occupati il Ministero degli interni, il Ministero della difesa, la sede della Radio Televisione Italiana e gli impianti telefonici e di radiocomunicazione nazionale. Tutti i segretari e rappresentanti politici dei partiti presenti in parlamento arrestati e messi in isolamento. Il Principe Borghese avrebbe quindi poi letto un “proclama” televisivo alla Rai . Ecco il testo di quel discorso mai pronunciato dal principe nero: “Italiani, l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di Stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, ha portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore, con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più immediati e idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione”. Una svolta politica strettamente autoritaria, con il disfacimento della struttura democratica dello stato e l’inizio di un nuovo regime italiano dopo quello fascista.

A collaborare a questo progetto eversivo anche militanti di Avanguardia Nazionale, capeggiati da Stefano delle Chiaie, che erano entrati quella notte nel Ministero dell’Interno. Il missino Sandro Saccucci, che verrà arrestato nel 1971 per cospirazione contro lo stato, avrebbe dovuto assumere il comando del Servizio Informazioni Difesa (SID). A Saccucci, insieme  ad  un gruppo di congiurati, era stato dato anche il compito di  arrestare gli uomini politici di rilevanza nazionale. Il generale Giuseppe Casero, coadiuvato  dal colonnello Giuseppe Lo Vecchio,  prese posizione con altri congiurati al Ministero della Difesa. In tutto questo colorito quadro eversivo avrebbe dovuto avere un ruolo  anche il colonnello Amos Spiazzi appartenente ai cosiddetti “Nuclei per la Difesa dello Stato“, un’altra struttura sorta in funzione anticomunista, simile a quella di “Gladio“, che avrebbe dovuto occupare la città di  Sesto San Giovanni.

L’operazione “Tora Tora”, che verrà resa nota solo l’anno dopo dal Ministero degli interni, fallisce senza che nessuno di questi piani venga messo in atto. Il 17 Marzo 1971 il governo italiano, presieduto dall’on. Emilio Colombo, renderà pubblici i dettagli del tentato golpe Borghese. La magistratura emetterà successivamente un mandato di cattura per l’ex fedelissimo di Mussolini che riuscirà ad evitare la cattura rifugiandosi in quella che era all’epoca la Spagna del “generalissimoFrancisco Franco. Il giudizio dato dalla Corte di Assise di Appello di Roma sul golpe Borghese fu abbastanza minimizzante. Infatti, il Fronte Nazionale sarà giudicato come l’organo che “accolse nel suo seno esaltati, se non mentecatti, di ogni risma pronti a conclamare in ogni occasione la propria viscerale avversione al sistema della democrazia liberale“, e a definire i loro atti “deliranti segni di rivalsa” e le loro convinzioni come “speranze e propositi illusori di rovesciare il regime creato dalle forze andate al potere dopo la caduta del fascismo“. In molti sostennero che si trattava di un giudizio estremamente riduttivo della gravità di ciò che si voleva compiere durante la “notte dell’Immacolata“, attribuendo il tutto a semplici “esaltati“.

Ma dal lavoro di indagine svolto dalla Commissione parlamentare d’ inchiesta sulle stragi dell’XI legislatura presieduta dall’ on. Libero Gualtieri emergeranno altri particolari importantissimi. Con nota del 13 Agosto 1971, il Servizio Informazioni Difesa (SID) comunicò all’autorità giudiziaria che le notizie in possesso del servizio “portavano all’esclusione di collusioni, connivenze o partecipazioni di ambienti o persone militari in attività di servizio“. Sin dal 1974 emerse, invece, che il SID aveva occultato rilevanti elementi di prova sugli avvenimenti della “notte dell’Immacolata“. Erano state, infatti, raccolte nell’immediatezza dei fatti alcune informazioni assai particolari circa l’organizzazione del colpo di Stato e sull’identificazione di coloro i quali  ne avevano preso parte. Tra il materiale in possesso del SID vi erano la registrazione dei colloqui tra il capitano Antonio Labruna e uno dei congiurati, Remo Orlandini, e le registrazioni dei colloqui telefonici raccolte sin dal giorno successivo al fallimento dell’operazione.

Ancora oggi, non e stato ancora chiarito con chi ebbe rapporti “confidenziali” il principe Borghese e nemmeno è stato appurato il “perché” della decisione di annullare l’iniziativa eversiva da parte dello stesso Borghese, che morirà successivamente in Spagna, misteriosamente avvelenato in circostanze ancora tutte da chiarire. La “notte dell’Immacolata” resta ancora oggi l’ennesimo oscuro mistero tra i tanti mai chiariti della storia d’Italia.


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