Episodi: 12
La trama (con parole mie): siamo nel sottobosco criminale di Napoli, tra Scampia e le piazze dello spaccio. Ciro Di Marzio, da sempre al servizio del clan dei Savastano, amico d'infanzia del rampollo del boss indiscusso Pietro Savastano, Genny, assiste ai primi scossoni che minano le fondamenta dell'impero dei suoi capi. A seguito di uno scontro con il boss rivale Conte, dei malumori crescenti tra i suoi uomini e dell'apparente inettitudine al comando del figlio, Pietro finisce dietro le sbarre innescando una serie di avvenimenti che non solo mettono in pericolo i membri del clan e le loro famiglie, ma danno origine ad una vera e propria guerra per il predominio delle strade di Napoli: giovani contro vecchi, arroganza contro esperienza, tradizione contro rivoluzione.Sangue, proiettili, tradimenti e giuramenti di lealtà consumeranno una lotta senza quartiere pronta a mettere gli uni contro gli altri anche membri della stessa famiglia, o presunti fratelli.Chi, quando la polvere si sarà depositata, sarà ancora in piedi?
Le crime stories e le grandi saghe legate alle ascese ed alle cadute di boss e poliziotti, individui completamente malvagi o "soltanto" spietati, sono per il sottoscritto il corrispettivo attuale delle antiche tragedie greche: da Il cartello a Narcos, passando per Romanzo criminale e I Soprano, senza dimenticare cult come Il Padrino, Scarface o Carlito's Way, sono molti i titoli che hanno significato tanto nella mia carriera di lettore e spettatore.
Quando, un paio d'anni or sono, Gomorra - La serie sconvolse il panorama italiano del piccolo schermo grazie ad una serie di - giustificate - recensioni entusiastiche ed una produzione simile a quella dei serial made in USA, in casa Ford decidemmo di porre immediatamente il lavoro orchestrato da Sollima tra i titoli da recuperare: come sempre, e dati i tempi dilatati del sottoscritto, il ritardo si è fatto abissale, ma ammetto che, per quanto non all'altezza della già citata e magnifica Romanzo Criminale - almeno per ora -, Gomorra è arrivata dritta al cuore degli occupanti del Saloon con forza.
La storia della caduta dei Savastano, e dei tre regni che vengono descritti nel corso delle dodici puntate di questa prima stagione - quello dal pugno di ferro del capofamiglia Pietro, quello sottile e tagliente di Imma e quello sregolato ed incontrollabile di Genny -, pronti ad abbracciare un periodo di tempo di narrazione ampio lasciando allo spettatore notevoli margini di riflessione ed interpretazione delle sfumature - un approccio che mi ha ricordato quello di Michael Mann, mica bruscolini -, è drammatica e di pancia, una tragedia da mani sporche, lacrime e sangue, incastonata nella cornice dei quartieri più degradati di Napoli - fotografati e portati sullo schermo con una potenza che varrebbe il grande schermo - che fin dalle prime battute avvince e presenta una galleria di personaggi oscuri e malvagi, senza che per questo non si finisca quantomeno per essere curiosi degli uni o degli altri.
La parabola di Don Pietro dal dominio assoluto della città al carcere, quella di Ciro, da uomo di fiducia e spalla perfetta a subdolo aspirante rivoluzionario, senza dimenticare Genny, che dalla bambagia delle prime puntate finisce per essere protagonista di una trasformazione anche fisica da brividi - la sequenza del suo ritorno a casa dall'Honduras è da antologia, così come il confronto con l'ormai ex amico Ciro al cimitero nel corso del season finale -, nessuno dei main charachters è lasciato immobile nel suo stato, e complice una chiusura di stagione sorprendente e perfetta si finisce con il fiato corto ed in fervente attesa del prossimo giro di giostra, che dovrebbe vedere la luce tra quest'anno ed il prossimo.Sollima ed i suoi, inoltre, non hanno timore di sporcarsi le mani mostrando anche momenti difficili da digerire, dal destino di Danielino e della sua fidanzatina a quello della giovane protetta di Donna Imma, prendendosi il tempo di delineare al meglio e con pochissimi dettagli il rivale dei Savastano, Conte, e la maggior parte degli uomini di fiducia di Don Pietro, così come dei ragazzi terribili di Genny - tutti con nomi di battaglia che hanno immediatamente conquistato i Ford, da Tonino Spiderman a Capebomba, anche se, da non esperto di dialetto partenopeo, potrei averlo scritto troppo "all'italiana" -: a proposito di linguaggio, straordinario anche il lavoro di dizione degli attori, che riescono a dare il giusto lustro alla lingua locale senza per questo risultare totalmente incomprensibili - anche se, per il vecchio Ford, i sottotitoli si sono resi necessari, al contrario di Julez, che mescolando le sue origini e le esibizioni in teatro come Filomena Marturano avrebbe potuto schiaffarsi un bel pranzo con i Savastano tutti senza battere ciglio -, ed un plauso agli autori che hanno deciso di non snaturare i luoghi di narrazione privandoli di una componente così importante come quella del dialetto.
E con il sangue che ancora scorre e la polvere che non ci pensa proprio a depositarsi, attendiamo trepidanti la seconda stagione di quella che, senza dubbio, rappresenta una nuova frontiera per il piccolo schermo italiano, e speriamo un esempio di quanto è possibile fare quando si incontrano produzione, volontà e talento.
MrFord
"Nuje tenimm na' domand ma chi giudica a chi giudica?
è oggi ca se fa 'o riman è logic' ca si riman inerme
nun cagna niente tien'e pier fridd a viern
nuje guardamm' 'a dint"o binocolo sti bastard comm' jiocano
senza 'o rischio 'e ij carcerat proprio comme dint'o monopoli
Nuje vulimm' na speranza pe campa' riman'
Man aizate chesta cca' va' sul pe cchi rimman'."Ntò feat. Lucariello - "Nuje vulimme 'na speranza" -