Gone girl

Creato il 16 dicembre 2014 da Ladri_di_vhs

Regia: David Fincher
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 149'
Attori principali: Ben Affleck, Rosamund Pike

Nick (Ben Affleck) torna a casa il giorno dell'anniversario di matrimonio senza la minima idea di cosa regalare alla moglie, che però sembra scomparsa nel nulla. Anche se preoccupato Nick non sembra sorpreso, sa che il matrimonio è giunto ormai alla fine e conosce benissimo il forte temperamento di Amy (Rosamund Pike). Inizia un'indagine personale che getta una nuova luce sul suo matrimonio.


Da Zodiac in poi, David Fincher ha in sostanza girato lo stesso film. Lunghe “parti” di narrazione interrotte da piccole scene, quasi degli sketch che fanno da snodo. Momenti topici sottolineati dal fantastico lavoro di Trent Reznor (in coppia con Fincher solo negli ultimi tre e con Social Network vincitore dell'oscar per la migliore colonna sonora nel 2011). I toni si alzano. I personaggi dopo ogni svolta sono sempre un po' cambiati, sempre meno ottusi, sempre più aperti a considerare ogni eventualità dell'inchiesta. Fincher, che nella sua carriera ha sempre avuto modo di sperimentare generi e stili s'è come standardizzato. Il metodo dobbiamo dirlo, funziona. Anche perché a quest'impianto si va ad aggiungere un grandissimo gusto per scenografia e fotografia. Una grande cura per i personaggi secondari, tutti distinguibili e tutti con dietro una storia di vita fatta per essere esplorata. Ogni sequenza è sempre ricca di particolari, di gesti che contribuiscono a rendere credibile il mondo creato nei suoi thriller.

A tenere in piedi in quest'ultimo lavoro è però solo la struttura. La performance dei due coniugi Affleck e Pike, fa in modo che il film fili liscio e incuriosisca (quasi) fino alla fine. Affleck è distratto, ironico e superficiale. Non sembra mai interessato alla sparizione della moglie fino a quando il fatto non lo tocca in primissima persona. È una zona grigia tra thriller e commedia che Afflek interpreta benissimo. La voce della Pike invece è sempre fuori campo, anche quando non sembra. È robotica, è eccessivamente controllata. È fastidiosa. Non è possibile recitare così. Le nostre perplessità vengono chiarite a metà film, quando la vicenda si mostra per quella che è. Evitando di anticipare troppo possiamo dire in modo abbastanza obbiettivo che da questo momento in poi che la storia non tiene. Non c'è crescita, non c'è consapevolezza. Tutto viene “mostrato” così com'è e niente ci viene spiegato. Sembra che Amy agisca così dalla culla e che i suoi genitori siano due perfetti idioti. Il poliziotto incarna il classico cliché della lesbica in uniforme, la donna con le palle cinica con una schiappa d'aiutante pronto a dire banalità. Entrambi non si capisce però cosa minchia facciano per tutta la durata dell'indagine. Neil Patrick Harris è una barzelletta. Manca solo la collezione di dvd porno per vedere Barney Stilson sullo schermo. Gli ultimi minuti fanno quasi sorridere. Con una prima soluzione dell'indagine a cui si deve credere per fede e un finale confuso e senza giustificazione.

Il film vince perché grottesco, perché ironico. Vince se vogliamo vedere in Gone Girl una storia kafkiana, dove non è permesso fare domande. Questa lettura (forse un po' forzata) ci viene in parte suggerita dal contrappunto musicale di Trent Reznor, molto più discreto rispetto ai lavori precedenti (molto meno Nine Inch Nails). La sua musica non incalza mai perché non può (la storia non riesce a svoltare ma solo a contraddirsi). Reznor con una magia riesce a dare un minimo di coerenza al delirio. Trasforma questa lunga serie di contraddizioni in sogno.

Isaia Panduri

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