Origine: USA
Anno: 1987
Durata: 121'
La trama (con parole mie): siamo a Saigon, nel 1965, e la guerra del Vietnam impazza.
Per risollevare il morale delle truppe viene chiamato a trasmettere l'aviere Adrian Cronauer, popolare dj delle forze armate. L'uomo, decisamente anticonvenzionale in quanto a metodi ed approccio, riscuote da subito un successo clamoroso con la sua "Good morning, Vietnam", ed al contempo attira le antipatie di alcuni degli ufficiali stanziati sul posto e responsabili delle trasmissioni.Quando il suo legame con una ragazza del luogo e l'amicizia con il fratello di quest'ultima lo mette in pericolo, Cronauer si troverà a dover combattere non solo per la propria libertà di parola e trasmissione, ma per la sua vita e quella dei suoi nuovi amici, arrivando a giocarsi il posto nell'esercito e dietro il microfono.
La recente scomparsa di Robin Williams, oltre a segnare profondamente il sottoscritto - in fondo era stato il volto di almeno un paio di pellicole simbolo della mia crescita - ha risvegliato la curiosità in merito alla riscoperta o al recupero di titoli che l'avevano visto protagonista e che, per colpa o per destino, dalle parti del Saloon ancora non si erano viste: una di esse, se non per qualche spezzone colto nel corso delle numerose visioni concesse invece da mio fratello, è proprio Good morning Vietnam, uscita nel pieno degli anni ottanta e forse all'apice della carriera del suo protagonista e perfettamente ascrivibile alla cerchia dei titoli antimilitaristi in grado di stemperare il dramma attraverso una decisa ironia - non a caso fu paragonato, ai tempi, al MASH di Robert Altman, pur non raggiungendone i livelli -.Ispirato alla vera storia di Adrian Cronauer e praticamente cucito addosso a Williams - che, di fatto, mise nel personaggio molti dei suoi tratti tipici e dei trademarks in quanto a battute che il pubblico avrebbe ritrovato spesso e volentieri anche in seguito -, il lavoro di Levinson è solido e funzionale, tipico esempio di Cinema USA in grado di accontentare il grande pubblico senza essere snobbato dall'elite legata all'autorialità, meritevole di raccontare una vicenda legata fortemente al Vietnam ma lontana dai drammi bellici che molti grandi Maestri dedicarono a quella che, di fatto, resta una delle cicatrici più profonde nella cultura a stelle e strisce - da Kubrick a Coppola, passando per Stone e Cimino -: interessante, infatti, quanto mostrato rispetto alla vita almeno in parte "pacifica" per le strade di Saigon, ed il rapporto tra i soldati americani ed i locali, dai ristoranti ai corsi di inglese - teatro delle gag migliori di Williams - passando per la lotta legata alle proprie radici dei vietnamiti ed il desiderio di ricominciare a vivere dall'altra parte di quel mondo, nel cuore del sogno americano venduto da quei soldati sempre in bilico tra l'invasione e la voglia di comunicare.Proprio il linguaggio ed il suo utilizzo come strumento per abbattere le barriere ed agitare le acque si aggiungono alle tematiche più importanti trattate dal lavoro del regista di Sleepers e Piramide di paura, dalle sventagliate di battute a raffica del protagonista alla sua scoperta del mondo celato dalle strade di Saigon, passando alle già citate e spassose lezioni di slang da strada fino al concetto alla base della radio, ovvero un mezzo in grado non solo di divulgare notizie ed informazioni, ma di sfruttare musica e parola affinchè chiunque si trovi in ascolto possa non solo trascorrere del tempo piacevolmente, ma anche prendere spunto ed ispirazione per piccole o grandi imprese.Certo, ci troviamo di fronte comunque ad un prodotto viziato almeno in parte dal buonismo a stelle e strisce da blockbuster - seppur colto - che non lesina colpi bassi - molto ben riusciti - come l'utilizzo di uno dei pezzi più noti e "da strappo" della Storia della Musica - What a wonderful world di Louis Armstrong -, eppure Good morning Vietnam è uno di quei titoli destinato a rimanere un Classico cui è impossibile non voler bene, quasi fosse lo scatenato Cronauer, che con tutti i suoi eccessi - verbali e non - finisce per segnare il cuore di chiunque si trovi in un modo o nell'altro ad ascoltarlo: dunque, dalle visioni a scuola fino a quelle da serate in famiglia, il lavoro della premiata ditta Levinson/Williams continuerà a funzionare, divertire e, in una certa misura, anche a commuovere.Perchè in fondo, pur se con un pò di retorica, riesce a parlare della guerra giocando sul sorriso prima che sul dramma, e lo fa con una buona dose di onestà, da titolo pane e salame: se, dunque, un giorno il Fordino dovesse manifestare interesse rispetto all'argomento Vietnam al Cinema, senza dubbio questo sarà uno dei primi film cui penserò.E non è una cosa da poco.
MrFord
"I see skies of blue,
and clouds of white.
The bright blessed day,
the dark sacred night.
And I think to myself,
what a wonderful world."Louis Armstrong - "What a wonderful world" -