Se c'è qualche esperto in materia mi piacerebbe che mi esponesse buoni motivi per seguire un regime del genere.
Poi, cambiando argomento, vorrei dire che continuo a vedere cose strane. Come borse giganti di Vuitton e di Gucci camminare su due zampe, Ferrari rombare in improbabili strade di paese e yacht sempre più grandi attraccati ai porti in attesa dell'estate, ristoranti sempre pieni, aggeggi ipertecnologici nelle tasche di tutti, di chi neanche li sa usare, che tanto ormai costanosolotrentaeuroalmese. Sono nonsense che non risolverò mai: di questo passo la situazione secondo me difficilmente cambierà, perché manca l'educazione alla rinuncia.
Una sera a cena, dopo l'ennesimo bicchiere di vino, la mia 86enne nonna, che la crisi le fa un baffo, sciorina la sua perla di saggezza: "Facciamo come possiamo. Se ora c'è poco viviamo di poco". Non c'è il sentimento del tutto e subito nelle sue parole, ma del resto lei a vivere di poco c'è abituata, lo fa da quando è nata.
Ecco, se c'è una cosa che vorrei si imparasse a fare è proprio questa, e cioè cercare discernere le cose importanti da quelle futili, nella stessa maniera in cui siamo bravi a dire che fatichiamo ad arrivare a fine mese.
E ora le good news. Sono quattro per la precisione: un numero incoraggiante.
Un. Girando per le strade del centro storico di Salerno ho trovato la piccola bottega del riparatore di orologi a cucù. Quanto amore ci vorrà per portare avanti un'attività del genere? Semplicemente commovente!
Ringrazio il simpatico artigiano, che ha visto quella pazza stupita di meraviglia fermarsi a bocca aperta davanti alla sua porta in un caldo sabato di primavera. Senza dir nulla ha continuato impassibile la sua opera ingegnosa nel buio della sua stanza, mentre la pazza lo immortalava.
Due. Le piccole librerie esistono ancora, ed è un piacere trovarle, specie in posti non sospetti. Non solo catene e centri commerciali. Ci sono ancora questi posti disordinati, coi libri accatastati, come piacciono a me, in cui in verità non si capisce bene dove pescare il libro che ti serve, ma anche questo è bello perché cercando t'imbatti in altri volumi, e ti fermi, indugi, pensi, odori la carta, e li vorresti comprare tutti. E poi se ti perdi puoi sempre chiedere informazioni all'omino che si mimetizza tra gli scaffali, come se là dentro ci fosse nato, e lui di libri e di scrittori ne sa finalmente qualcosa.
E sa dove andare a pescare l'oggetto del desiderio, semplicemente perché ce l'ha messo lui, lassù, in cima alla scaletta di legno. Questa è a Taranto, fuori dal centro e dalle strade battute del commercio. Un'oasi nel deserto, davvero!
Tre. Il caffè come lo fanno nei bar in Campania, signori miei, non ce n'è. E non lo dico per campanilismo. Davvero, è tutta un'altra cosa. Ne ho bevuto solo due, e me li ricordo con gioia. E' cremoso, profuma e ha un retrogusto quasi di nocciola tostata. Effetti della tostatura a legna? Non so, anzi, prima di vedere questo cartello ne ignoravo persino l'esistenza.
Comunque provare per credere.
Quattro. Ho visto comparire le bici a Taranto! Un miracolo in una città del Sud, dove andare in bici denota un certo grado di follia perché assolutamente fuori dal comune. E poi a Taranto, una città assolutamente pianeggiante, ma sopraffatta dal traffico impazzito dei veicoli a motore, senza uno straccio di pista ciclabile, andare in bici è arduo ma aiuterebbe a risolvere tanti problemi.
Applausi a questi impavidi ciclisti, e che possiate essere sempre più numerosi!
Ne ho visti anche alcuni impavidissimi, andare sulla superstrada per Brindisi...perché un tocco di follia non guasta mai.
Questi battono di gran lunga la ventenne spensierata che se la pedalava allegramente sui viali bolognesi col vento tra i capelli...