Pare che a breve avremo a che fare con l’ennesimo tentativo di Google di far sentire la propria voce nel mondo dei social network.
Dopo Knol (il mattoncino della conoscenza firmata che voleva far piangere Wikipedia, ma che ha finito per versare lacrime amare), Wave (quei pochi che ne hanno capito il senso sono stati i primi a dimenticarselo) e Buzz (non abbastanza diverso dalla concorrenza da giustificarne l’esistenza, primo vero guaio di privacy per il “gigante buono”) la nuova creatura prenderà presumibilmente il nome di Google Me, un nome che è anche un modo per sottolineare il fatto che anche loro stanno (o meglio ci riprovano a stare) tutti intorno a te (c’è da prendere il bigliettino per quanti sono ormai).
L’estrema difficoltà incontrata dal gigante di Mountain View nel far muovere le masse dei network partecipativi fuori dai soliti lidi noti è dimostrata anche dall’avventato e discusso tentativo di allacciare Buzz a Gmail, cercando di dare una spinta al carrozzone sfruttando l’enorme successo del servizio di posta. Ma perché Google ha tutte queste difficoltà a rapportarsi con un mondo che nel bene o nel male sara’ sempre piu al centro dell’esperienza dell’utente comune?
Prima di tutto va fatta una premessa che ci permetterà di inquadrare meglio come si è arrivati ad una situazione del genere.Per farlo scomodiamo YouTube, il noto servizio di broadcast video.Google ha acquisito il portalone multimediale nel 2005 a fronte di un investimento di 1.65 miliardi di dollari;non si tratta del primo acquisto del genere,ma rappresenta senz’altro un caso particolare che merita di essere discusso.
Durante questi anni infatti BigG ha comprato anche Picasa,Blogger,Jaiku e alcuni altri, tutto con l’intenzione di erigere un parco giochi completo per la voglia di social dei suoi utenti.Tuttavia nessuno di questi (tranne Youtube appunto) è riuscito a diventare il leader del settore: mentre alcuni, come Blogger resistono a fronte di una discreta utenza, altri giacciono in un limbo a meta’ tra il dimenticato e l’abbandonato (Picasa), ce ne sono anche alcuni (come Jaiku) caduti prematuramente senza mai affrontare il sapore della battaglia.
Cosa potrebbe avere allora YouTube di tanto speciale?
Potrebbe essere un caso ma il fatto che sia fuori dei palazzi di BigG: la sede, che mantiene ancora una certa indipendenza rispetto alle decisioni di Google e si trova infatti in edifici separati presso la città di San Bruno (CA) ..
A rafforzare questa tesi c’è anche Aaron Iba, che ha lavorato per un certo periodo come dipendente di Google (progetto Orkut) e che descrive l’atteggiamento verso i social network come inadatto per essere vincenti: a Google il social è sembrato sempre un elemento futile della rete, qualcosa che non è in grado di offrire una vera sfida ne ai dirigenti ne ai dipendenti:
“[Google has] an environment that viewed social networking as a frivolous form of entertainment rather than a real utility, and I’m pretty sure this viewpoint was shared all the way up the chain of command to the founders.”
Il fatto che per il team di Google le vere sfide siano per lo più quelle tecniche sugli algoritmi ha fatto si che la società perdesse quel contatto con la realtà che negli ultimi anni le sta dando più di un grattacapo.
“At that time, hardly anyone at Google actually used Facebook, so they just didn’t understand what people were getting out of social networking products. Incredibly, many people on the Orkut team did not use their own product (let alone Facebook) outside of work. By contrast, everyone I know who worked at Facebook was a passionate user of that product.
Ultimately, I believe Google didn’t succeed at social networking because of this widespread misunderstanding of the value in social networking products.”
Il fatto che sul progetto di Google Me sia stato condotto uno studio di usabilita’ creando un focus group apposito non può certamente modificare di molto la situazione.
Oltre che da un atteggiamento estremamente diffidente, il problema di Google per il social affonda le radici alla base:mentre Google cerca di spiegarselo in modo utilitaristico – come è sempre stato fatto lavorando a servizi come Maps,Search o Mail – il social rappresenta una sfida differente ben eccellentemente sintetizzata da una frase di jwf:
“Social software is about making it easy for people to do other things that make them happy: meeting, communicating, and hooking up.
Fino ad ora Google sembra aver imparato poco dai suoi errori;la necessita’ di predisporre una risposta convincente ai propri concorrenti ha fatto si che progetti trasversali come Lively venissero abbandonati prematuramente senza essere riusciti a dare un apporto utile per pianificare future strategie.
L’uscita di Google Wave sebbene fosse stata accolta con un certo hype (derivato più sulla base dei precedenti successi che da delle concrete aspettative) ha lasciato presto spazio ad una confusione tra gli utenti circa il fatto che avesse o meno una reale utilità (per le masse).
Buzz ha seguito le orme tracciate da Twitter e Facebook, ma ricalcandole ha perso inevitabilmente il suo appeal (non ho dati alla mano ma ho seri dubbi che possa anche solo rappresentare un piccolo pensiero per i concorrenti, ne ora ne in futuro).
C’è anche da dire che generalmente i prodotti di Google forniscono un approccio utilitaristico del tipo domanda-risposta che si digerisce facilmente; essa non presuppone mai una ragnatela di esche come quelle che ci portano ai rimanere ostaggi, insieme e per colpa dei nostri contatti, dentro i social network. Mentre Facebook offre principalmente uno svago, un divertimento e un modo per “relazionarsi” facendo una qualche modo di socializzazione, l’approccio di Google verso questo mondo è quanto mai paradossale…sembra quasi di vedere un nerd in un campo estivo di sole ragazze.
Un esempio perfetto che illustra questo modo ossessivamente ingegneristico con il quale Mountain View approccia i suoi prodotti riguarda Google Answer: mentre l’idea di fornire un semplice servizio di “assistenza tecnica” tra utenti ne ha decretato una fine prematura, il concorrente Yahoo! Answer ha trovato invece indubbi benefici spostando il focus più sulla socializzazione tra utenti.
È indispensabile allora che questa filosofia cambi,sopratutto se consideriamo il fatto che Facebook, con l’avvio di Open Graph ha predisposto i propri passi per un allargamento a macchia d’olio, sia nella connessione col web che nel campo dei motori di ricerca trasversali (a questo proposito vi rimando ad un link molto interessante qui).
Per il momento -e guardando il recente passato- non sembrano esserci pero’ confortanti visioni su quello che potrebbe essere lo stile che verra approntato da Google Me.