Google/ La difesa del diritto d’autore. Da Lunedì operativo il nuovo algoritmo

Da Redazionetitel @titelonline

di Antonio Conte – Una delle novità che accompagna la ripresa, anche se ancora lentamente, del lavoro dopo ferragosto e con non poca soddisfazione delle aziende, soprattutto di quelle che si occupano di produzione culturale sul web e  che da tempo si lamentavano della scarsa attenzione al rispetto del copyright.

Sembra un cambio di rotta. Precedentemente, ed ancora allo stato attuale, la tendenza è di favorire la libera circolazione dei materiali in internet ma ora gli algoritmi di indicizzazione cambieranno e da lunedì il motore di ricerca penalizzerà ogni violazione dei diritti d’autore: se un sito è stato segnalato con richieste di rimozione esso apparirà sempre più in basso nei risultati di ricerca.

Amit Singhal, il capo degli ingegneri del team di Mountain View  fa sapere che Google implementa già circa 200 criteri diversi per ottimizzare i risultati, e da lunedì ce ne sarà uno in più, quello che processare anche il numero di richieste di rimozione. Dopo aver riattivato la rimozione dei contenuti sono piovute milioni (4,3 per la precisione) di richieste negli ultimi 30 giorni. Questa mole di dati ora serviranno per correggere i posizionamenti, portando in fondo quelli più bersagliati.

Tuttavia, sembra che non ci saranno rimozioni ma solo declassamenti. Per le rimozioni serve un valido documento rilasciato da autorità competenti in quanto Google non è in grado di determinare se di fatto vi è una violazione dei diritti di autore.

La tendenza di oggi di Mountain View porta a stringere la mano alla Motion Picture Association of America e ad altri importanti grandi aziende dell’entertainment, che hanno sempre favorito leggi in favore della tutela, e lo Google aderisce soprattutto per ragioni commerciali.

Ora Google vende film e musica tramite Play Store, ma finora con scarsi risultati nonostante gli smartphone dotati di Android siano molto diffusi.

Ma ora dichiarata la difesa del diritto d’autore Google può stringere contratti con altre etichette discografiche e case di produzione cinematografica. Tutto in un’ottica di aggregazione bipolare al cui altri estremo si trova il Apple con il noto iTunes e le piattaforme iPhone e iPad/iPod.


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