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Google X, il luogo segreto dove si disegna il futuro

Da Italiangeek

Google X, il luogo segreto dove si disegna il futuro

Il progetto Google Labs, in seno al quale il colosso di Mountain View dava vita a nuovi esperimenti volti al miglioramento dei propri servizi od al lancio di nuovi, è stato chiuso a metà ottobre scorso. Già a luglio i portavoce avevano anticipato la mossa motivandola col desiderio di voler concentrarsi sui progetti non sperimentali e spiegando di aver spostato le conoscenze acquisite nei Labs all’interno di vari prodotti in corso di sviluppo. Secondo quanto afferma il New York Times, però, Google avrebbe già realizzato un “laboratorio nascosto” per lo sviluppo di tecnologie innovative. Diversamente dai Labs, “Google X”, questo il nome dell’iniziativa, sarebbe mantenuto segreto tanto che non si conoscerebbe nemmeno la locazione geografica dove i test verrebbero effettuati.

IL LUOGO quindi è segreto, anzi segretissimo, ma esiste.

E’ una vera bat-caverna, irraggiungibile ai più e pieno di ogni sorta di tecnologia futuristica. Solo che Batman in questo caso è Sergey Brin, uno dei fondatori di Google, e cervello di tutta l’operazione Google X. Un laboratorio tanto fantastico quanto clandestino, vero luna park dei ricercatori hi-tech, dove Google immagina e sperimenta il futuro. Con algoritmi di ricerca di nuova concezione , sì, ma anche un luogo in cui si incontrano robotica avanzata, domotica sperimentale, intelligenza artificiale e umana. Dove gli “Android” escono da tablet e smartphone e diventano sostituti elettronici delle persone fisiche. E su cui tutti mantengono il massimo riserbo.

Area 52. Di fronte a Google X, i segreti della famosa Area 51 impallidiscono. Qui siamo almeno un numero progressivo oltre. Anche se a Google X non ci sono relitti Ufo (forse), ci sono in questo momento cento “progetti per il futuro” aperti. Tra questi, elettrodomestici che parlano con il web e ordinano quello che manca in cucina e condividono i vostri menù in rete, robot che lavorano mentre i proprietari riposano, curiosi e fumosi esperimenti spaziali su cui più di tanto non si sa. E che neanche i dipendenti di Google conoscono, anzi, sono molti quelli che neanche sanno dell’esistenza della Google-caverna. Rodney Brooks, professore emerito al MIT, Massachusetts Institute of Technology, descrive le attività di Google X come “avanzatissime”. Uno dei progetti che potrebbero diventare presto realtà è l’automobile senza conducente realizzata da Big G, vista recentemente sulle strade californiane. Google vorrebbe produrla negli Usa, per rilanciare il settore automobilistico, da sempre piuttosto lento nell’incorporare le innovazioni.

Il fattore G. ”Google si vede come un’azienda atipica”, dice Brooks. Nel senso che come ha rivoluzionato il mondo con i suoi algoritmi di ricerca, cerca strade per nuove rivoluzioni, anche che non derivino direttamente dalla sua missione originaria. Una portavoce di Big G, Jill Hazelbaker, riassume così: “Investire in ricerca e progetti avanzati è una parte importante del Dna di Google. Le possibilità e gli scenari sono entusiasmanti, ma gli investimenti in questo settore sono comunque molto meno rilevanti rispetto a quanto spendiamo per il core business”.

A Google X si punta sui robot (Sergey Brin ha anche già delegato un automa a rappresentarlo in un recente evento), sull’intelligenza artificiale e sulla raccolta di dati, e sul modo in cui raccoglierli. Google è già oltre il pianeta Terra, e gli “ascensori spaziali” sono tra i progetti chiave di Google X. Strutture che permetteranno di raccogliere dati nello spazio e nei sogni dei fondatori di Google, viaggi spaziali senza razzi, attraverso un cavo ancorato a terra. E poi ancora flotte di robot dai mille impieghi, professionali, personali, domestici. E al “web delle cose”, che vede connessi a internet non solo computer e dispositivi, ma oggetti di uso comune, anche indossabili. Hazelbaker non commenta sull’esistenza di Google X, ma in quel Dna di cui parla, questa zona inaccessibile rappresenta una componente chiave.

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