Pubblicato da giovanniag su dicembre 2, 2011
Sabato 17 dicembre, alle ore 11.30, presso la Sala del Gonfalone, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana, assegnerà a Gordiano Lupi il Premio SCRITTORE TOSCANO DELL’ANNO 2011, organizzato dall’Associazione Fiera Libro Toscano.
Ecco una breve cartella di stampa delle ultime pubblicazioni dell’autore.
LA STORIA DEL CINEMA HORROR ITALIANO GIUNGE AL SECONDO ATTO:
LUCIO FULCI e DARIO ARGENTO
Storia del cinema horror italiano da Mario Bava a Stefano Simone – vol. 2 – Dario Argento e Lucio Fulci
Edizioni Il Foglio – Pag. 250 – Euro 15,00
Prefazione di Rudy Salvagnini
Il secondo volume della Storia del cinema horror italiano prende in esame due mostri sacri come Dario Argento e Lucio Fulci, che divuidono gli appassionati girando opere indimenticabili. Profondo Rosso, Inferno, Suspiria, Tenebre, ma anche L’aldilà, Sette note in nero, Paura nella città dei morti viventi, Zombi 2, sono capisaldi indiscussi del nostro cinema horror. Dario Argento viene analizzati in maniera completa: dal thriller orrorifico all’horror soprannaturale, fino ai recenti lavori contestati da pubblico e critica (Il cartaio, Giallo, La terza madre). Lucio Fulci è inquadrato come padre del gore italiano, autore eccessivo e truculento, ma uomo di cinema geniale e indimenticabile. Interviste inedite di Emanuele Mattana e Claudio Simonetti e Coralina Cataldi Tassoni. In questo volume viene analizzata l’opera di due autori che hanno reso grande l’horror italiano moderno: Dario Argento e Lucio Fulci, per certi versi antitetici, per altri complementari. La loro opera – a dispetto di quanto sostengono molti critici che se non vedono mondine o partigiani stroncano i film – resterà nella storia del cinema italiano. (Gordiano Lupi). Il riordino sistematico-cronologico delle stagioni dell’horror made in Italy – quale quello che Gordiano Lupi si è assunto l’onere di realizzare con questa serie di volumi – è quindi opportuno a fini anche e soprattutto divulgativi per dare la possibilità a chi non le ha vissute (o a chi le ha sorvolate o dimenticate) di farsene un’idea nel contesto ordinato del trascorrere degli anni e dei momenti tumultuosi che li hanno segnati, dalla nascita alla crescita, al rigoglio, alla – speriamo non definitiva – decadenza attuale. (Rudy Salvagnini).
FIDEL CASTRO – Biografia non autorizzata
A.Car (Milano, 2011) – Pag. 250 – Euro 15,00
Fidel Castro è sempre stato un brillante parlatore, un uomo erudito e colto. Oratore spigliato che esprimeva concetti importanti con proprietà di linguaggio, travolgente e coinvolgente con i suoi interlocutori. Un vero e proprio capo di grande personalità e magnetismo capace di ipnotizzare le masse e ricevere consensi. Non ha mai accettato la sconfitta, è sempre stato testardo fino alle estreme conseguenze e non si è mai dato per vinto. Non ha mai amato la disciplina, si è sempre sentito padrone di se stesso, non si è mai iscritto a un partito e non ha mai voluto sottostare a regole gerarchiche e formalismi. La sola persona che ha influenzato la sua indipendenza è stata Celia Sánchez, consulente rivoluzionaria, donna fidata e amante sulla Sierra. Fidel ha avuto un’educazione cattolica, ma in vita sua si é comportato nei modi più assurdi nei confronti dei culti religiosi, arrivando a vietarli dopo il trionfo della rivoluzione e rinchiudendo preti e santéros nelle famigerate UMAP (veri e propri lager per antisociali). In tempi recenti Fidel si è riavvicinato alla religione e la visita di Papa Giovanni Paolo II all’Avana ha rappresentato un evento storico. Fidel è sempre stato un pragmatico, ha sempre fatto ciò che più gli conveniva, plasmando idee e rapporti secondo le necessità del momento. Non è mai stato razzista, anzi ha contribuito a smussare il razzismo strisciante presente a Cuba. Non è mai stato un marxista ortodosso, la rivoluzione cubana è la sua rivoluzione, il movimento di pensiero nato dalla sua forte personalità di caudillo latinoamericano.
Piombino a tavola – racconti e ricette
Edizioni Il Foglio – Pag. 210 – Euro 15,00
Piombino a tavola vuole unire due momenti piacevoli della vita: la buona tavola imbandita con i sapori forti della nostra terra e le suggestioni del racconto ispirato ai luoghi che ci sono cari. L’esperimento è quello di abbinare storie e ricette, un pranzo a base di cacciucco, schiaccia campigliese, vin santo e ponce alla livornese, accanto alla storia proustiana delle bocche di leone come madeleines del passato che non può tornare. Le ricette sono tipiche della tradizione culinaria piombinese che contamina Maremma grossetana, fascia costiera labronica, Isola d’Elba e colline della Val di Cornia. I racconti sono tutti inediti e compongono una nuova antologia personale dopo l’esperienza positiva di Cattive storie di provincia. Sono storie ispirate a Piombino, costruite tra le strade di questa città di provincia, pensate per lungometraggi realizzati da un amico regista oppure scritte per l’esigenza di ricordare episodi del passato. Piombino a tavola va gustato un poco alla volta, una ricetta e un racconto, un bicchiere di aleatico e un moscato dell’Elba, meditando sulla provincia che cambia, sui sogni perduti e su facili rimpianti.