Gottfried Wilhelm von Leibniz (latinizzato in Leibnitius, ma anche francesizzato in Leibnitz; Lipsia, 1º luglio 1646 – Hannover, 14 novembre 1716)
Gli interessi di Leibniz per la logica si manifestano a partire e soprattutto negli anni della giovinezza; la sua metafisica stessa giustifica la concettualizzazione o pensabilità dell’ infinito e perciò dà il primo posto alla logica dell’infinito stesso. La prima organica esposizione della sua teoria logica, ossia la Dissertatio de arte combinatoria, risale infatti al 1666 (anno dell’ incendio di Londra), quando egli aveva solo 20 anni. Il grande e ambizioso obiettivo di Leibniz è trovare un metodo logico che matematizzi il pensiero, eliminando da esso ciò che vi è di soggettivo e riconducendo le operazioni mentali ad una sorta di calcolus ratiocinator, un po’ come aveva sostenuto Hobbes. In questo modo, per risolvere una controversia teorica, dovrebbe essere sufficiente sedersi a tavolino e dirsi a vicenda “calcoliamo”. Attraverso questa riconduzione alla matematica, tipica del 1600, la logica deve svolgere una duplice mansione: da un lato deve dimostrare gli enunciati con assoluta certezza, e in questo si riprende e si sviluppa la funzione della logica sillogistica di Aristotele, dall’altro lato deve permettere di inventare nuovo sapere attraverso la combinazione delle conoscenze già acquisite, e in questo si riprende il progetto dell’ ars combinatoria esposto dal filosofo medioevale Raimondo Lullo.
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