Sempre la stessa cosa. Farnetica…
– Povero Belluca!
E a nessuno passava per il capo che, date le specialissime condizioni in cui quell’infelice viveva da tant’anni, il suo caso poteva anche essere naturalissimo, e che tutto ciò che Belluca diceva e che pareva a tutti delirio, sintomo della frenesia, poteva anche essere la spiegazione più semplice di quel suo naturalissimo caso.
In quest’ultima settimana è successo davvero di tutto, l’Italia, bloccata da mesi, anzi, da anni, all’improvviso ha avuto come una specie di spinta, di turbo. Abbiamo un nuovo presidente della Repubblica. Forse il nome vi suonerà famigliare, si chiama Giorgio Napolitano. Sì, esatto, è lo stesso di prima. Abbiamo un nuovo governo, con qualche ministro giovane e qualche ministro donna (e a volte la combinazione letale delle due cose insieme) E pensate, persino con la fiducia. Abbiamo anche un nuovo caso di cronaca che infiammerà gli studi televisivi della D’Urso, e meno male, altrimenti con la fine del caso Scazzi sarebbe stata costretta a parlare di altro, magari anche col rischio di parlare di roba seria… per fortuna ce la siamo scampata bella.
In ogni caso, ieri alla notizia della sparatoria davanti a Palazzo Chigi, mi è venuto in mente il povero Pirandello. E in particolare la novella del Belluca! Lo so, voi direte ma che c’entra? Non lo so, non ho detto che ci ho riflettuto, ho detto che mi è venuto in mente. Però poi sono andata a rileggerla, e devo ammettere che un senso c’era. Attenzione, questa associazione non vuole, in alcun modo, giustificare il gesto di quest’uomo del 2013. Ma parla di un’altra storia, simile per disperazione forse, ma con altri risvolti. Per chi non la conoscesse, vi invito a leggerla qui.
Il signor Belluca è un impiegato con una situazione familiare tipica dell’iperbolico umorismo pirandelliano: tre donne ceche da accudire (moglie, madre e zia), due figlie vedove con sette nipotini a carico, tutti in una minuscola casa in cui tutti si dividono tre letti matrimoniali e un divanaccio sgangherato. Se non chè, ad un certo punto, il povero Belluca, sempre dedito al lavoro (e col doppio lavoro per badare a tutti), improvvisamente, un giorno impazzisce.
Se non che, questa volta, la vittima, con stupore e quasi con terrore di tutti, s’era ribellata, aveva inveito, gridando sempre quella stramberia del treno che aveva fischiato, e che, perdio, ora non più, ora ch’egli aveva sentito fischiare il treno, non poteva più, non voleva più esser trattato a quel modo
E come si fa a non impazzire in una situazione come quella. Con 12 persone da sfamare, un misero lavoro da accettare a testa basta, e in cui, se provi a ribellarti sei fuori, e i doppi turni così da non avere neanche il tempo di pensare. Ma la gente per bene non capisce, tutti pensano che sia impazzito. D’altronde uno che non ha mai dato segni di squilibrio inizia a blaterare di un treno per la Siberia… Chi non ha mai vissuto questa forma di alienazione non può proprio capire, infondo, Belluca, è una brava persona…
Difatti io accolsi in silenzio la notizia. E il mio silenzio era pieno di dolore. Tentennai il capo, con gli angoli della bocca contratti in giù, amaramente, e dissi: – Belluca, signori, non è impazzito. State sicuri che non è impazzito. Qualche cosa dev’essergli accaduta; ma naturalissima. Nessuno se la può spiegare, perché nessuno sa bene come quest’uomo ha vissuto finora. Io che lo so, son sicuro che mi spiegherò tutto naturalissimamente, appena l’avrò veduto e avrò parlato con lui.
A un certo punto, difatti, Belluca aveva avuto come una specie di epifania, si era, improvvisamente, reso conto della sua situazione, della sua vita. Improvvisamente, il fischio di un treno in lontananza lo aveva risvegliato dal torpore di quei lunghi anni di alienante lavoro, e si era accorto che…
C’erano, mentr’egli qua viveva questa vita «impossibile», tanti e tanti milioni d’uomini sparsi su tutta la terra, che vivevano diversamente.
E questo ci riporta al nostro governo. Il fatto è che dopo l’epifania, non si può tornare indietro. Dopo l’intuizione non puoi tornare al buio dell’incomprensione. Dopo che ti sei reso conto, non puoi più accettare semplicemente le cose così come sono, non puoi crederci più così come te la dano a bere…
Così mi sono ascoltata tutto il discorso del giovane Enrico, con al suo fianco Angelino che annuiva per tutto il tempo. Ha parlato per una quarantina di minuti, e ha avuto il tempo di dare una leccatina a tutti. Togliamo l’IMU, blocchiamo l’IVA, togliamoci il triplo stipendio (solo ai ministri, mo’ non ci allarghiamo), cambiamo la legge elettorale, riformiamo la politica, riformiamo le istituzioni, via i rimborsi elettorali, fondi per esodati e cassaintegrati, meno burocrazia e più credito per i giovani imprenditori, aiuti alle donne, diritto allo studio, incremento demografico, sostegno alle forze dell’ordine, riforma del lavoro, incrementiamo il turismo e il made in Italy, ILVA e politiche ambientali, welfare e ammortizzatori sociali, cosa manca…? la pace nel mondo? mi sa che c’era anche quella! È riuscito anche a citare Papa Francesco, i Tiromancino (“L’Italia e l’Europa sono due destini che si uniscono”- non potevo credere alle mie orecchie), l’Antico testamento, Ligabue… e la zia Giuseppina!
Insomma, bel discorso Enrico, ma tu e i tuoi amichetti, che fino a ieri ci avete dissanguato, dove pensate di prendere i soldi per colmare il buco che si creerà se doveste fare davvero tutto quello che stai blaterando? Una prima stima, così, forfettaria, l’ha già fatta l’Unità, che parla di 10 miliardi di euro solo per le cose “urgenti” dei prossimi mesi. Calcolando che il governo si è dato 18 mesi di tempo per avere i primi risultati, delle due, una: o ci lasceranno con una voragine più grande di quella in cui siamo ora, oppure siamo tutti invitati alla fiera delle cazzate…
Davanti a queste nuove prospettive io ho perso tutta la fiducia. Ma la cosa peggiore è che ho come l’impressione che la nostra epifania non sia servita a nulla. Vederli a braccetto, gli acerrimi nemici di sempre, la Bonino con Alfano, Franceschini e Quagliarella, e tutti gli altri, non ci ha fatto nessun effetto. È il solo governo possibile. Cazzate. Noi invece ci ricaschiamo sempre. Ogni volta. Ci cambiano la copertina, ma ci raccontano sempre la stessa favola, e ogni volta manca il finale. Con l’aiuto dei media, ovviamente, che ci propinano un sacco di genialissime uscite di altrettanto geniali personaggi (vedi il leghista che dice cornuti all’asino). Insomma, in fin dei conti, almeno, il povero Belluca aveva trovato una via d’uscita dalla sua alienazione, misera, fantasiosa, limitata, ma l’aveva trovata… e la nostra via d’uscita, qual è? Il governo Letta? Davvero?
E, dunque, lui ora che il mondo gli era rientrato nello spirito – poteva in qualche modo consolarsi! Sì, levandosi ogni tanto dal suo tormento, per prendere con l’immaginazione una boccata d’aria nel mondo. Gli bastava! Naturalmente, il primo giorno, aveva ecceduto. S’era ubriacato. Tutto il mondo, dentro, d’un tratto: un cataclisma.
Pirandello, salvaci tu!