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Governo Monti: chi ricatta chi. Ma la chiesa pagherà l’Ici?

Creato il 02 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Governo Monti: chi ricatta chi. Ma la chiesa pagherà l’Ici? Lo scetticismo che ci ha accompagnato fin dall’incarico esplorativo a Mario Monti (esternato in più di un post), si è trasformato in pochi giorni in perplessità, poi in stupore infine in delusione. Parliamoci chiaro, è impossibile mettere pezze alla situazione italiana fino a quando il potere di Berlusconi al Senato e alla Camera sarà quello attuale. I numeri sono ancora dalla sua parte e la minaccia di “staccare la spina” non è stata sicuramente una battuta fra amici al bar ma la sintesi del pensiero di Silvio sia pur espressa, come sempre, rozzamente. La certezza che a pagare saranno i soliti stipendiati a reddito fisso, gli impiegati, i pensionati, le donne e i giovani è scritta nelle carte che formano il “progetto Monti” che, per ammissione degli stessi leader europei non in vena di sofisticherie, come la Merkel e Sarkò, è tale e quale a quello presentato da Silvio. A questo punto ci resta da capire chi tiene sotto ricatto chi. Bossi dice che Silvio si è dovuto dimettere perché minacciato nelle sue imprese, ma poi si fa presto a rendersi conto che il governo Monti è ostaggio dei veti berlusconiani. Eppure, quale migliore occasione per Silvio di far risolvere ad altri i problemi che in parte ha creato lui, non apparendo ma anzi, potendo costruire la prossima campagna elettorale quasi da oppositore? La sensazione è che quando qualcuno prova ad intaccare i suoi personalissimi interessi (vedi l’introduzione della patrimoniale), Berlusconi inizia a dare di testa e allora, da presunto ricattato, diventa il ricattatore principe di Arcore, governatore di Antigua e vice zar di tutte le Russie. Il Professore aveva indicato nella “equità” la parola d’ordine del suo lavoro di presidente del consiglio ma, con il passare dei giorni, il senso vero del concetto di equità è andato scemando fin quasi a delineare il solito orizzonte berlusconiano, quello che vede i poveri sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi e il ceto medio in putrefazione. Susanna Camusso ha fatto sapere al Professore che esiste un numero magico, e di conseguenza intoccabile, che è il "40" (anni di contributi previdenziali), perché al solo provarci (a toccarlo) si rischia un durissimo conflitto sociale. L’idea del 40 “numero magico”, non è solo dei massimalisti-comunisti-rivoluzionari della Cgil ma anche della mite Cisl e della mitissima, anzi inesistente, Uil. Mario Monti è riuscito insomma a ricompattare il fronte sindacale dopo anni di sforzi di Maurizio Sacconi di distruggerne il senso e l’identità arrivando, almeno in questo, a raggiungere un risultato. Il lavoro di riduzione dei costi della politica, e quindi della casta, ha portato finora al licenziamento di parte del personale (850 euro mensili), di alcune sedi distaccate dei ministeri e non ha ancora minimamente intaccato i privilegi e gli interessi veri, quelli dei deputati e dei senatori che rappresentano l’unica categoria di “dipendenti statali” che si autogoverna anche in termini di retribuzione. E se il ristorante della Camera dovesse davvero diventare un self-service, chi pensate che ne pagherebbe le conseguenze, il cameriere o il deputato costretto a servirsi da solo e a sorreggere un vassoio? Questione Ici. La Chiesa la pagherà o no? È equo far pagare la tassa sulla prima a casa a tutti, indiscriminatamente, oppure sarebbe il caso di non mettere sullo stesso piano un appartamento di tre stanze in un condominio e la villa in una zona residenziale? Possibile che debbano essere gli impiegati e gli operai, lavorando due o tre anni in più, a garantire un futuro lavorativo ai figli e non un progetto statale di piena occupazione? Possibile che debbano essere i proprietari dei “cani di lusso” (che poi sarebbero i cani di razza spesso “figli” e “amici” di pensionati soli e disperati) a pagare gli stipendi di La Russa, Gasparri, D’Alema, Veltroni, la Santanchè e Scilipoti? È mai possibile, poi, che debbano essere a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati le spese dentarie di Brunetta e della sua famiglia o le visite andrologiche dei deputati e dei senatori carenti di testosterone? Quali sono i privilegi veri della casta da abbattere e quali le fonti di sostentamento indispensabili alla sopravvivenza di milioni di italiani? Cosa intende fare il Professore per la scuola, intende continuare a privilegiare le private (cattoliche) o pensa di investire sul futuro e la cultura dei giovani ridando dignità alla struttura pubblica? Da ex rettore della Bocconi, il Professore pensa che l’istruzione sia appannaggio dei ricchi o debba essere un bene comune in grado di far crescere cultura e cittadinanza consapevole? Finora il governo di Mario Monti ha badato più all’immagine che non alla sostanza e, mentre l’Europa (anche su questi diktat ci sarebbe molto da discutere, e lo faremo) ci chiede di darci una mossa, non sarà il Professore che raggiunge Roma in treno (accolto da decine di fotografi) a farci cambiare idea su una classe politica e imprenditoriale marcia né il silenzio rispettoso del momento di gravità dei suoi ministri. Non basta non spernacchiare o non mostrare il dito medio per essere politici e tecnici all’altezza, occorre molto di più, occorre senso dello Stato e capire cosa significhi davvero “diritto di cittadinanza”. Monti è figlio di questo sistema e dei regimi che hanno governato l’Italia, non viene da Marte né è un commissario ad acta inviato in Italia dal tribunale dei diritti umani di Strasburgo. E non essendo un extraterrestre, gli può anche capitare di nominare sottosegretario all’agricoltura un omonimo del designato ufficiale. Il pasticciaccio brutto del ministero retto da Mario Catania ha finito per far ridere mezzo mondo. Il prescelto, infatti, era il professor Francesco Braga, apprezzato ingegnere alimentare che vive da 28 anni in Canada. Solo che al giuramento, al suo posto, si è presentato il professor Franco Braga che di agricoltura non capisce una mazza essendo un esperto di costruzioni antisismiche raccomandato peraltro dall’ex ministro piedillino Matteoli. Ovviamente il professor Franco Braga non ha giurato mentre l’omonimo Francesco si è affrettato a telefonare al ministero dell’agricoltura per sapere che diavolo di fine avesse fatto la sua nomina. Alla domanda della centralista su dove era stato la sera precedente, il professor Francesco Braga ha risposto: “È passato tanto tempo, non me lo ricordo”. (indovinello cinematografico).

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