Durante la plenaria di Strasburgo del Parlamento europeo è stato discusso il diritto e l’indipendenza dei media polacchi. Al dibattito erano presenti il primo ministro polacco Beata Szydlo e il presidente Martin Schulz, il quale ha definito la questione come «centrale per il futuro dell’Unione Europea».
Il Governo polacco è stato infatti – con una mossa senza precedenti – messo sotto accusa dalla Commissione europea con l’apertura di una procedura per la tutela dello stato di diritto.
Per la prima volta, la Commissione europea fa ufficialmente ricorso al meccanismo per la tutela dello stato di diritto nei Paesi membri. Con questo meccanismo si può anche decidere la sospensione del diritto di voto del Paese in Consiglio (articolo 7 del Trattato). Il meccanismo è stato introdotto recentemente in quanto risale al nel 2014, ed era stato istituito per fare fronte a preoccupazioni che emergevano dalla situazione dell’Ungheria, ma non era mai stato utilizzato.
La Polonia è sotto esame principalmente per la libertà di stampa, in quanto con una legge da poco approvata è stato deciso di modificare le regole per la nomina del board alla guida di tv e radio pubbliche, ponendoli sotto il controllo del ministero del Tesoro anziché sotto quello di un organismo indipendente. Ma anche la riforma della Corte Costituzionale polacca desta non poche preoccupazioni, perché una nuova legge permette all’esecutivo di sostituire cinque dei 15 giudici della Corte con giudici “vicini al Governo”.
La premier polacca Szyllo in Aula ha tentato una difesa di ufficio, oserei dire poco convincente.
La cosa sicura è che, soprattutto in questo difficile momento, non possiamo permettere che qualche Paese membro prenda delle derive pericolose che mettono a repentaglio la libertà e che violano i principi stessi su cui è nata l’Unione europea. Si al dialogo, ma la Polonia faccia vedere la sua buona volontà.