L'inventore delle tende insonorizzate - quando verranno create - meriterà il premio Nobel per la Pace. C'è voluto poco perché non sgozzassi il mio vicino nel sonno (suo) e nell'insonnia (mia). Russare dovrebbe essere considerato un crimine contro l'umanità.
Grazie a lui mi alzo alle 4.30, impacchetto lo zaino e parto mezz'ora dopo senza fare colazione. L'inizio è un po' traumatico, ma camminare al buio con la lampada frontale è sempre un'esperienza mistica, soprattutto se si è da soli. Le stelle mi osservano dal cielo e la stella polare indica la ia direzione. Tra poco mi dovranno lasciare perché il sole è dietro l'angolo. La luce arriva come una brezza leggera, di colpo è giorno, il misticismo è finito, è ora di fare colazione.
Oggi le gambe sono dure, il fiato corto, il sentiero semplicemente micidiale. Più che la salita è la discesa a massacrarmi, non c'è un solo tratto in cui si possano fare due passi di seguito. Entro in una specie di trance e ripeto il mio mantra di questo GR 20, una canzone dei Louise Attaque che dice "Lea elle n'est pas à gauche, elle n'est pas à droite, elle n'est pas maladroite". Il bello dei mantra è che non devono avere necessariamente senso.
Finita la discesa immergo i piedi tumefatti in un ruscello e mi dedico a dare indicazioni ai dispersi sfiancati dai continui saliscendi. Poco dopo riprendo il cammino e arrivo al rifugio Ortu di u Piobbu che segna l'inizio dell'ultima tappa per me. Il sentiero è splendido: facile, ben segnato, immerso nel bosco. Penso che serve ad illudere quelli che iniziano il GR 20 da nord e ad irridere quelli che si sono sciroppati terreni atroci. La discesa è lunghissima (1.600 m) ma piacevole. Il caldo si fa sentire, il paesaggio diventa familiare, si vedono case, la baia di Calvi, anche campi coltivati. Infine, dietro ad una collina, appare come un miraggio il campanile di Calenzana: la fine è ficina, le vesciche fanno festa.
Poco rpima di entrare in paese assisto ad una scena molto toccante. Ci sono un ragazzo e una ragazza che incontrano due donne. Da lontano non capisco se stanno ridendo o piangendo. Da più vicino mi accorgo che piangono a dirotto tutti quanti, mentre il ragazzo continua a ripetere "the place is so beautiful". Da quello che capisco i due ragazzi sono saliti a vedere il posto dove è morto un loro familiare.
L'arrivo a Calenzana è da film Western. Il paesino è immerso in un meriggiare pallido e assorto, agostano. Le vie strette e arrampicate sulla collina, ruomore di cicale, due vecchietti seduti fuori dalla porta di casa. E l'extraterrestre che scende dalla luna con bastonicini telescopici e zaino formato magnum.
Pensavo di trovare un bus per Calvi, ma l'ultimo della giornata è partito poco prima. Accendo il pollice per scroccare un passaggio e dopo esattamente 30 secondi si ferma una signora gentilissima che mi deposita a Calvi all'istante, spiegandomi tutto sulla città e la regione.