Guardando Grabbers, piccolissimo film irlandese di mostri che sembra sbucato da un buco nel passato, con occhi giusti ma soprattutto comprensivi, si rischia seriamente di divertirsi.
Alla base di una vicenda oggettivamente piuttosto banale, che affonda le proprie radici nella tradizione più consolidata del monster movie, insieme a tanta scanzonata goliardia, c’è anche tanto cinema.
A cominciare dai personaggi, volti quasi del tutto sconosciuti al pubblico italiano, che suscitano fin da subito la nostra simpatia, fino al disvelamento lento e sapiente dei mostriciattoli alieni protagonisti e per finire con l’idea alcolica che sta alla base della più riuscita svolta narrativa del film, Grabbers si fa ricordare per la sua ingenuità e per la padronanza di un genere che da sempre appassiona chi ama il cinema.
Lontano anni luce da quei pessimi prodotti streight to video che affollano i canali satellitari tematici, Grabbers è francamente ipnotico. Posso garantire infatti che una volta iniziata la visione sarà difficile interromperla, perchè il film è fatto dannatamente bene. Ricco di umorismo misurato ed estremamente intelligente, che con misura e gusto non appanna mai la componente horror della pellicola, capace di un paio di intuizioni felici e forte degli ultimi venti travolgenti minuti, Grabbers non vedrà mai il buio di una sala italiana ed è un vero peccato, perchè anche da film come questi noi italiani dovremmo imparare qualcosa.
Film piccoli, che affondano nell’humus cinematografico del passato, capaci di regalare con garbo ed affettuosa nostalgia un senso ad un panorama stentoreo e vittima di se stesso, smarrito, per lo meno nel bel paese, tra commediole inutili ed inutilità comiche.
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VOTO
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