Olivier Dahan sonda la personalità fragile e forte allo stesso tempo della diva che ammaliò Hitchcock e il mondo intero. Nicole Kidman è precisa, umana, regale e mai gelida dietro quel suo guardingo sopracciglio sempre alzato, (di)mostrandosi l’unica attrice internazionale capace di poter vestire i panni della première dame di Monaco. Charme, grande fascino, determinazione, severità. Tutto questo è il personaggio divinamente incarnato da una Kidman assai meno plasticosa del solito. Grace: un personaggio tormentato che crede ingenuamente di poter lasciare il principato, che addirittura pensa al divorzio da Ranieri (un ottimo Tim Roth), ma poi si ravvede e cambia le sorti del quel piccolo ma strategico Stato a strapiombo sul Mar Ligure. Prima vittima e pedina politica schiacciata tra la macchina da presa e gli affari esteri, poi inaspettata salvatrice della patria e del marito. Una donna che fece collidere e confondere il massimo della realtà (la politica) col massimo della finzione (il cinema) in un cortocircuito mai visto prima.
Dahan ci consegna quindi uno spaccato compiuto e composito di una delle più grandi dive e lady di tutti i tempi. Dirige con mano ferma e danzante il suo film, fino a renderlo un tesissimo valzer dove l’abbondanza di gioielli e luccichii non acceca l’emozione dello spettatore, che partecipa alla vicenda come non sapesse come finirà la Storia.
E non stona qualche tocco melò o ostentato primissimo piano sui begli occhi lacrimosi della principessa Kidman. Insomma, tra il magazine e il fiabesco, sono brevi pennellate che non possono mancare quando si parla di moderne principesse Sissi o sue altezze reali.
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