Piove. Forte. Una dozzina di giornalisti di varie testate e agenzie di stampa ad attendere la visita ufficiale del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in una via di Osteria Nuova, più desolata e triste del solito. Qui vivono i famigliari di David Tobini, il parà caduto in uno scontro a fuoco in Afghanistan, che decidono di non parlare con la stampa. Comprensibile. Giusto. Alemanno arriva con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto, le 17 di ieri pomeriggio, lunedì 25 luglio 2011. Osteria Nuova è buia, oscura, tenebrosa. E il cielo continua a mandarla giù, senza tregua, a confondere lacrime e pioggia sui volti di chi può condividere il dolore di amici e famigliari di David.
Terminata la visita, il sindaco esce con la sua scorta dal giardino della casa, dove ha incontrato i famigliari della 41esima vittima del contingente di pace italiano in Afghanistan. Dal finestrino, semi aperto, dal sedile dove è seduto affianco all’autista, rilascia una breve dichiarazione: «Ho parlato col ministro della Difesa, Ignazio La Russa, mi ha detto che la zona dove è caduto il caporal maggiore David Tobini è un nuovo avamposto, molto coinvolto nel traffico di droga».
Tutto qui. Alemanno se ne va, i giornalisti anche. Meglio lasciare in pace chi sta soffrendo un dolore indicibile, che non si può raccontare. Lontano centinaia di chilometri dal resoconto che tutta la stampa eppure farà. Così com’è ancora lontano il corpo di David dall’Italia e dalla comunità di Osteria Nuova che lo conosceva. Intanto piove ancora. Ed è giusto così.(Fonte: www.lagone.it, articolo di Daniele Coltrinari )