GRAFFITI E GRAFFIATI...Tutti quei ragazzi coi sogni graffiati

Creato il 23 luglio 2010 da Calcisulcalcio
Il calcio, lo sport per eccellenza in Italia, il mondo fatato della ricchezza e della fama, il primo sogno di milioni di bambini che crescono col mito della vita facile grazie al gioco del pallone, magari con accanto una show-girl.
Ogni anno un numero in continua crescita di ragazzini e adolescenti si avvicina al mondo del pallone, tantissime le categorie, dai primi calci alle primavere passando per pulcini e giovanissimi, allievi e juniores, berretti, e chi più ne ha più ne metta, praticamente ci cadi dentro e nemmeno te ne accorgi, magari spinti da un genitore fissato convinto di aver generato il nuovo Totti, ormai le scuole calcio e i campi sono a centinaia in ogni quartiere, in ogni città, neanche i paesini si salvano, colonizzati dal mito, trascinati dal sogno.
Nel 2009 ho avuto l’opportunità si seguire un corso per allenatori e dirigenti di società dilettantistiche, un corso per formare persone di calcio che devono accompagnare i ragazzi lungo il cammino sportivo, un corso dell’AISFO, dal quale sono emerse tutta una serie di realtà a me sconosciute fino ad allora, che accomunavano gli allenatori e preparatori dei ragazzi a veri e propri assistenti sociali, che toglievano i ragazzi dalla strada e gli regalavano un sogno, società come il Rebibbia o il Fidene, che giornalmente affrontavano le difficoltà del disagio sociale, oppure società come il Morlupo e il Cesano che arrivavano ad essere punti di riferimento e baby-sitting per i proprio mini-atleti.
In quella sede ho appreso una realtà diversa dai riflettori del grande calcio, durante quella serie di lezioni ho imparato che il calcio è graffiante per la maggior parte dei ragazzi che lo amano. Storie di ragazzi portati lontani da casa, con mille rassicurazioni ai genitori, poi non rispettate, ammassati in dormitori in attesa di allenarsi in chissà quale città del sud, ragazzi stranieri che sapendo usare i piedi venivano illusi di una vita facile che poi però non arrivava mai, magari perché nel giro dei prestiti della giovane età (così si fa per farsi le ossa) lungo tutto lo stivale, qualcosa andava storto, o più semplicemente per colpa di un infortunio, e un ragazzo a 16 anni col ginocchio malandato non ha lo staff del Milan-lab (solo per citarne uno), ma è da buttare.
Sono usciti fuori un po’ di numeri, solo nella provincia di Roma 40.000 ragazzi l’anno sognano di sfondare ed anno l’età giusta per farlo (14-17), di questi appena 1.000 arrivano in squadre professioniste o semi-professioniste, di questi appena 100 arrivano ad esordire in prima squadra (in A, B o C), di questi solo 1 è il nuovo De Rossi, per gli altri 39.000 solo sogni infranti e difficoltà, magari tempo buttato, nel quale per assurdo, il divertimento passa in secondo piano.
E infine il lodo-genitori, a volte splendidi, a volte un problema reale nelle menti deboli di questi ragazzi, agli occhi di un genitore il proprio figlio è bravo e forte come Totti, e quindi è giusto litigare e urlare con allenatori che fanno giocare tutti (come è giusto che sia, perché lo sport giovanile è per tutti, non solo per un campione in erba), allora diventa giusto che madri avvenenti si concedano a preparatori di squadre importanti, allora diventa giusto caricare di stress e paura di sbagliare, un ragazzo che a 15 anni vuole solo prendere a calci il pallone e non prepararsi al lavoro della vita.
Questo ed altro ancora è il mondo del calcio dilettantistico, diciamo il purgatorio dal quale esce quell’uno su 40.000 che diventerà protagonista dei Tg sportivi, traete voi le vostre conclusioni, io mi limito a dire, forse non è tutto oro il pallone che luccica.
di Cristian Amadei

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