Domenica 12 settembre 2010, L'Aquila
"Non c'è un piano comunale per i piccoli commercianti locali, chi può riapre, magari rischiando, senza autorizzazione". Si confida così un imprenditore del territorio, gli chiedo piu' volte se vuole farsi riprendere dalla telecamera, per una breve intervista video. Non se la sente, allora non mi rimane che proseguire questa chiaccherata in forma anonima.Mi spiega che il comune e la regione abruzzese si rimbalzano le responsabilità sulla ricostruzione della città e su quello che chiedono i medio e piccoli imprenditori della zona, un piano di organizzazione delle attività commerciali sul suolo della città devastata dal terremoto.Il commerciante aggiunge che piu' volte hanno incontrato le istituzioni locali, portando diverse proposte su un possibile piano organizzativo dei negozi, per dirla breve, dove metterli e cosa mettere,niente. Ognuno fa quello che può, chi riesce apre o riapre l'attività senza un'autorizzazione ufficiale del comune o di qualche istituzione del luogo.Sarà vero tutto quello che mi ha dichiarato in forma anonima questo commerciante?E' impressionante vedere come nel corso del centro storico ( aperto) dove ai lati è praticamente ovunque zona rossa, diversi bar sono attivi. A breve dovrebbe iniziare l'attività un ristorante.Mi fa piacere, vedo un pò di vita nel centro storico, almeno di quello che rimane agibile.Poi mi chiedo, chi usufruirà di bar e di ristoranti, gli aquilani, gli abruzzesi?Non proprio, è domenica, ci sono tanti turisti di altre regioni, mi sembra chiaro:si sta sviluppando un turismo specifico, "un turismo delle macerie".E' formato da persone curiose, spesso accompagnati da pulman organizzati da tutta Italia; vedono le macerie, qualcuno sorride facendosi fotografare, mentre qualche cartello appeso alle transenne che dividono i turisti dalla tragedia chiede rispetto."Non ridete qui davanti, qui c'è stato il dolore", lo ha scritto un cittadino aquilano. Questo post è pubblicato anche su http://www.coltrinaux.blogspot.com/
di Daniele Coltrinari