Grafias: progetto di informazione editoriale internazionale

Creato il 27 luglio 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

di Lorena Bruno e Emanuela D’Alessio

Grafias è un progetto di informazione editoriale internazionale realizzato da Roberta De Marchis, Marisa Di Donato, Pasquale Donnarumma, Francesca Lenti, Federica Perozziello, Cecilia Raneri e Serena Talento. Tutti giovani e talentuosi, con formazione umanistica ed esperienze editoriali, che traducono e pubblicano articoli inediti delle riviste letterarie di tutto il mondo. Scovano voci letterarie sconosciute in Italia, danno evidenza editori e librerie indipendenti di cui non si parla. Grafias è online dal gennaio 2015.

«Grafias è una giovane costellazione in forma di origami», si legge sul vostro sito. Definizione suggestiva. Partiamo da qui per spiegare meglio che cosa è Grafias e il significato del logo. Perché decidere di chiamarsi Grafias? Che cosa significa?
Grafias ha per noi diversi significati: letteralmente richiama le diverse “scritture” di cui andiamo alla ricerca in giro per il mondo e poi (nella forma di Graffias) è una stella della costellazione dello Scorpione il cui nome viene fatto risalire, secondo una ricostruzione etimologica un po’ dubbia, al termine greco “grapsaios”, che significa appunto “granchio”. Di qui l’idea per il nostro logo: un granchio che percorre terre e mari anche lontani, disegnando una ideale costellazione di carta (che è l’unica materia di cui sono fatti i libri) in forma di origami.

Torniamo al progetto editoriale, che ci sembra più ispirato dall’intenzione di offrire un servizio, piuttosto che dal desiderio di aggiungere “voci” all’affollato mondo culturale italiano. Come è nata l’idea che, fino a prova contraria, sembra essere assolutamente originale?
Grafias vuole rispondere alle esigenze di chi è divorato in ambito letterario, culturale, editoriale da una insaziabile fame di stimoli. E noi pensiamo che non ci sia cosa più stimolante che andare a scoprire come le stesse cose che si fanno da noi in Italia vengano fatte altrove nel mondo. Sapere su cosa si ragiona oggi non solo sulle riviste letterarie internazionali più popolari e conosciute, ma soprattutto su quelle più decentrate e per questo spesso specializzate in un determinato ambito. Comprendere come un genere letterario, una questione editoriale sono oggi trattati in un certo paese. E abbiamo deciso di fare di questo la nostra specializzazione. Per il resto, pubblichiamo solo articoli che noi per primi vorremmo leggere, andiamo alla ricerca negli altri paesi degli operatori culturali che possono mostrarci qualcosa di nuovo, cerchiamo di intercettare voci del tutto inedite in Italia: come abbiamo fatto con lo scrittore svizzero Ralph Dutli, la scrittrice giapponese Minae Mizumura, il poeta talmudico newyorchese David Antin e la scrittrice cilena Yosa Vidal. Con tutti questi professionisti, scrittori, studiosi cerchiamo di creare una rete accogliente e virtuosa, fondata sullo scambio di idee, visioni e competenze, sull’amore per la ricerca e il nostro lavoro.

Prima di proseguire parliamo della redazione. Chi sono i redattori di Grafias? Come sono organizzati?
I redattori di Grafias sono un gruppo di sette persone, perlopiù con formazione umanistica, specializzazione ed esperienza in campo editoriale. Al proprio interno, la redazione si occupa di coprire tutte le fasi di lavorazione di ogni singolo contenuto pubblicato: dallo scouting alla traduzione da diverse lingue, dalla revisione dei testi alla correzione di bozze, dalla comunicazione sui diversi media alla cura grafica e web. Ma oltre al gruppo di persone che lavora internamente alla redazione, Grafias dispone di una straordinaria e indispensabile redazione virtuale composta da tutti i traduttori che, sparsi un po’ in tutta Italia, sin dall’inizio hanno contribuito alla vita della nostra rivista.

David Antin

Come avviene la selezione degli articoli da tradurre? E come viene gestita la questione dei diritti?
La selezione è di competenza di chi ricopre il ruolo di scouter all’interno della nostra redazione e avviene anzitutto per istinto, per quella forma di istinto che costituisce un vero e proprio metodo secondo l’idea di Naveen Kishore, il geniale editore indiano di Seagull Books che pubblica libri provenienti da tutto il mondo.
Fiutiamo le tematiche e gli argomenti che in Italia non sono ancora arrivati, come quando ci siamo imbattuti nei talk poem di David Antin. A volte guardiamo alla rivista, altre volte all’autore dell’articolo, altre volte all’argomento. Sicuramente, durante le ricerche, una componente forte che rende immediatamente appetibile un pezzo si presenta quando non sappiamo niente del suo autore o della rivista che lo ospita e quando questi sono del tutto sconosciuti in Italia.
Per quanto riguarda le autorizzazioni, individuato il pezzo, contattiamo i possibili detentori dei diritti, in genere lo stesso autore o il direttore della rivista che l’ha pubblicato, gli esponiamo il nostro progetto e manifestiamo l’interesse alla pubblicazione e nella stragrande maggioranza dei casi (cosa straordinaria) accade che ci autorizzino entusiasti alla traduzione, persino nei casi più complicati o che coinvolgono grandi testate. Certo a volte è dura, soprattutto quando si tratta di scrittori e i referenti con cui bisogna confrontarsi sono molti e sparsi per il mondo, ma anche nei casi più faticosi si tratta sempre di un lavoro esaltante. Dal quale nasce quella rete di cui parlavamo prima, una rete di riviste, autori, voci in continuo scambio fra di loro.

La vocazione internazionale di Grafias è globale o circoscritta ad aree geografiche precise? Quali sono i criteri di scelta dei Paesi da seguire?
Non abbiamo nessuno tipo di limitazione geografica e anzi il nostro obiettivo è quello di superare continuamente i (nostri) confini. E ci stiamo “attrezzando” anche per lingue (e quindi paesi) un po’ più “impervi” e “avventurosi”.

Grafias ha una sezione dedicata alle librerie. Anche in questo caso, quali sono i criteri di selezione delle librerie da intervistare?
Cerchiamo – attraverso ricerche sul posto quando possibile oppure usando il web e la nostra rete di conoscenze – librerie indipendenti che svolgano un ruolo importante di aggregazione o di “resistenza culturale” per la comunità che si trovano a servire. Librerie che riempiano un vuoto, che non si limitino a vendere libri ma che rappresentino dei veri e propri presidi culturali, punti di riferimento per la gente. È in questo modo che abbiamo scovato la Librairie-Galerie Congo di Brazzaville, la libreria solidaria AIDA Books & More di Valencia o la libreria femminista francese Violette and Co.

Molti degli articoli che pubblicate sono il risultato di un viaggio nel Paese di interesse. Come funziona il regime “trasferte” della redazione? In altre parole, avete fonti di finanziamento, qualche sponsor?
Al momento il nostro progetto è totalmente autofinanziato, privo di sponsor o di sostegno economico esterno e si fonda sulla collaborazione di tutte le componenti che vi prendono parte. La redazione interna tenta di gestire ogni cosa secondo gli incarichi dei diversi membri. Poi c’è il sostegno, la partecipazione, il contributo impareggiabili di tutti i traduttori professionisti che scelgono di prendere parte al nostro lavoro, perché sono stati contagiati dall’idea di Grafias, perché hanno l’occasione di fare qualcosa di nuovo o semplicemente perché sono pazzi almeno quanto noi. E questo sostegno e questo contributo fondamentali ci vengono da tutta Italia e sin dall’inizio delle nostre pubblicazioni.
Quanto alle trasferte, non abbiamo per questo una vera e propria organizzazione, ma dato che abbiamo diversi legami con il mondo editoriale, ci capita spesso di recarci autonomamente a fiere o eventi letterari fuori dall’Italia. E ogni volta che ciò accade, sfruttiamo al massimo l’occasione per esplorare mondi culturali, editoriali e librari che non conosciamo, come abbiamo fatto durante il nostro ultimo viaggio per immagini fra le librerie di Copenaghen e al tempo di una delle nostre primissime esplorazioni quando abbiamo incontrato la cooperativa editoriale Eloisa Cartonera di Buenos Aires.

Grafias è un progetto dal respiro internazionale, la conoscenza delle lingue è evidentemente il prerequisito fondamentale, la traduzione il mestiere quotidiano. Avete una formazione di traduttori? A occhio tradurre un articolo o un’intervista sembrerebbe più agevole rispetto alla traduzione di un libro. Qual è il vostro rapporto con la traduzione?
Il lavoro di traduzione è centrale per Grafias, ma non meno del resto delle attività di quella che possiamo definire la filiera che seguiamo per pubblicare ogni nostro contenuto. Nel numero speciale per i venticinque anni di “Testo a fronte”, una delle più importanti riviste italiane di teoria e pratica della traduzione letteraria, il direttore Franco Buffoni, poeta, scrittore e traduttore, ha concluso il proprio intervento di apertura scrivendo che il testo tradotto ideale è quello “provvisto di dignità estetica autonoma”.
E questa è una delle esigenze più stringenti che abbiamo sentito sin dalla nostra fondazione, tanto più per il fatto che siamo una rivista di traduzioni letterarie o comunque di argomento letterario. Fare tutto quello che è in nostro potere affinché il lettore possa leggere non solo un testo che tratti tematiche inedite o esplorate in forme nuove per l’Italia, ma che quel testo sia allo stesso tempo godibile, che non risenta degli automatismi, dei possibili calchi o delle riproduzioni di espressioni o forme che esistono e sono comuni nella lingua di partenza ma non trovano corrispettivo in italiano.
Sulla base di ciò, a parte la diversa quantità di tempo necessaria, per una traduzione di qualità non fa molta differenza che si tratti di un articolo o un libro. Tanto più tenendo conto del fatto che spesso ci impegniamo nella traduzione di autori creativi.
Per queste ragioni, noi non ci limitiamo mai soltanto ad affidare in traduzione un pezzo, ma dialoghiamo attivamente con il traduttore, ragionando con lui sulle scelte intraprese fino al momento della messa online. Secondo la regola per la quale nulla è scontato e finendo così sempre con l’imparare, insieme, un sacco di cose nuove.

Grafias è un punto di osservazione privilegiato sul mondo editoriale, letterario e culturale internazionale. La crisi strutturale del mercato editoriale riguarda solo l’Italia o è un fenomeno europeo se non mondiale?
La crisi impera a livello globale ma non è presente in tutti i paesi allo stesso modo. Ci sono in questo momento paesi o aree geografiche che stanno registrando un’espansione inaudita del loro mercato editoriale, come sta avvenendo e in parte è già avvenuto in India ad esempio, dove il mercato dei libri ha toccato tassi di crescita anche del 30%, con fatturati annui di 15 milioni di euro, posizionandosi su scala mondiale al terzo posto per numero di pubblicazioni in lingua inglese e al settimo per pubblicazioni in lingue diverse dall’inglese.
Ma a parte casi del genere, la crisi è abbastanza generalizzata e radicata anche in paesi dove i tassi di lettura sono più alti che nel nostro, come in Francia, dove l’editore Olivier Gadet ci ha detto persino che preferirebbe “essere editore in Italia piuttosto che in Francia. Qui con la parola ‘mercato’ posso riferirmi al massimo a quello ortofrutticolo”.

Volendo provare a mettere a confronto le vostre esperienze, in che cosa l’editoria italiana si distingue, nel bene e nel male, dalle realtà editoriali internazionali? Dal punto di vista della legislazione, della politica culturale dei governi, delle risorse finanziarie disponibili, dell’associazionismo di filiera (editori, librai, traduttori), quali sono le esperienze più virtuose e quelle peggiori?

Libreria Solidaria AIDA Books & More di Valencia

Cominciamo riportando una testimonianza diretta, di chi ha lavorato sia in Italia sia all’estero. Quando abbiamo intervistato Arianna Caruso che vive a Valencia e lavora per la Libreria Solidaria (che costituisce fra l’altro un’iniziativa del tutto fuori dal comune che vi invitiamo ad approfondire), lei ci ha detto: “Quello che forse manca da noi in Italia, l’unica cosa di cui mi sento di poter parlare, è l’entusiasmo. Non voglio ripetere un discorso sentito più e più volte, ma l’energia e la determinazione che ho trovato a Valencia non ho avuto la sorte di vederle nel nostro paese”.
Sicuramente non ha nessun senso generalizzare, ma le conclusioni di chi può confrontare dall’interno le realtà di due o più paesi diversi devono quantomeno far ragionare. In Italia continuano a esserci realtà di altissima qualità, che purtroppo il più delle volte possono contare solo sulla buona volontà e sulla passione dei loro editori, i quali sono costretti a ricercare in continuazione un giusto compromesso tra progetto editoriale e mercato editoriale. All’estero spesso l’editoria viene maggiormente tutelata dalle istituzioni (come avviene in Francia e Germania ad esempio), le quali prestano la massima attenzione anche alle esigenze economiche del comparto.
In Italia spesso ci si trova a operare in un regime di totale deregolamentazione, si guardi solo alla condizione di schiere e schiere di redattori schiacciati dal precariato, sfruttati a norma di contratto ma anche a tutti quei freelance che (quando sono realmente tali e non si trovano in realtà ad avere un unico committente) non operano in condizioni, anzitutto fiscali, migliori. Possiamo dire che i mali dell’editoria italiana sono i mali tipici dell’Italia e che sempre più nel panorama editoriale sembra poter lavorare solo chi può permettersi di percepire uno stipendio misero o quasi inesistente.

Cosa leggono i redattori di Grafias?
I redattori di Grafias leggono di tutto cercando di trovare sempre nuovi stimoli secondo quello stesso principio che regola la selezione dei nostri contenuti. Ovviamente, le tematiche della creazione e dell’attraversamento di altri mondi letterari e non solo ci interessano molto, così come quelle della dispersione e della persecuzione di coloro i quali non hanno voce, ma anche tutte quelle opere nelle quali l’invenzione letteraria è fonte germinale di nuova vita.
Tra i libri che circolano sulle nostre scrivanie, in cucina, sui comodini o nelle docce (caso di cui possiamo attestare un episodio documentato) ci piace citare: László Krasznahorkai, Antoine Volodine, Noam Chomsky, Jorge Luis Borges, Albert Camus, Bruce Chatwin, Georgi Gospodinov, Martin Amis, Allan Gurganus, Winfried Sebald, Juan Rodolfo Wilcock, Thomas Bernhard, Danilo Kiš, João Guimarães Rosa, Michail Bulgakov, Tommaso Landolfi, Goffredo Parise, Massimo Bontempelli, Giorgio Manganelli, Guido Morselli, Michele Mari.

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