Quello che non mi aspettavo, nella maniera più assoluta, era che l'attesa della grammatica "delle regole" si configura spesso per loro - e nel mio caso è stato così - come l'unico modo possibile per immaginarla. La cosiddetta grammatica normativa occupa i pensieri degli adolescenti (nella percentuale che dedicano alla scuola) in una forma sclerotizzata e invincibile. Niente grammatica valenziale, niente campi semantici, niente di tutto ciò che di bello si può pensare per loro di (peraltro solo in parte) innovativo ex abrupto, perché non lo riconoscono e lo rifiutano. Nel diffusissimo analfabetismo della legalità, nel rifiuto adolescenziale dei vincoli e dei dogmi, ambiscono a una grammatica che sia il più possibile normativa.
L'analisi logica è poco meno - o poco più - di un gioco enigmistico. In questa forma, e solo in questa forma, molti di loro sono disposti ad accettarne l'esistenza. Tutto il resto "è filosofia" (ed è inutile insistere sulla connotazione fortemente negativa che i ragazzi e moltissimi adulti attribuiscono al termine). Le materie esistono per essere studiate o non studiate, per essere promossi o non promossi, non per essere indagate, conosciute. Almeno per principio. Poi sta al docente riuscire a ricavare dalla routine quel binario 9 e 3/4, quelle porte magiche attraverso le quali si possa dischiudere una realtà più variegata e meno meccanica.
Ma deve essere una scoperta di scorcio, una possibilità offerta. L'imposizione di una "novità" disturba il lavoro senza beneficio alcuno, né per la classe, né per i singoli, coloro che non vogliono conoscere, ma solo eseguire. Insisto, onde evitare accuse di disfattismo (io non sono rinunciatario sul lavoro), sull'assenza di beneficio: l'approccio di molti ragazzi è operativo, da lì bisogna sempre partire, da lì e basta. Da lì si può andare anche lontano, solo che si smontino i miei preconcetti del classicista capitato per sbaglio in un luogo a lui estrane (come ex alunno e nella dimensione lavorativa). Entriamo nel contesto, sporchiamoci le mani e stiamo con questi ragazzi, anche se spesso non è facile. Poco alla volta, impareremo a capire anche loro. Non c'è altro da dire.