GRANDE EVENTO IN VISTA: IL VIAGGIO DEL PAPA A PALERMO
Dalle cronache si legge che questo viaggio, che la Sicilia ovviamente aspetta con ansia, costerà alle casse regionali circa 2,5 milioni di euro. C’è da rimanere senza parole.
Non sembra neppure giusto il momento. Non più tardi di qualche giorno fa 4mila precari della scuola hanno bloccato lo stretto di Messina.
I politici siciliani, quelli che contano, sperano di far classificare questo viaggio papale come “Grande Evento” in modo da spostare la spesa dalle casse regionali alle casse statali. A pagare saranno tutti gli italiani e non solo i siciliani.
Ma sono soldi che verranno tolti dall’assistenza pubblica, dalla scuola, dagli investimenti produttivi.
Forse il papa non è a conoscenza di queste spese, però tutto l’entourage che ha attorno potrebbe fare in modo di abbattere queste spese, ridurle al minimo indispensabile, soprattutto per non offendere tutti quelli che vivono sotto la soglia della povertà e per tutti quelli che un lavoro non ce l’hanno e per tutti coloro che ogni giorno pregano Dio per avere un futuro migliore.
Però la chiesa locale, nella persona del vescovo di Palermo, Mons. Paolo Romeo, alle ovvie polemiche per questa spesa folle, ha risposto: “Pensate a quanto si spende per le cene dei magistrati con scorta“.
Ma che dice, anche la Chiesa, ora, si mette ad attaccare i magistrati che lottano per la giustizia contro le mille difficoltà che incontrano in terra siciliana?
Non bastava la chiesa locale, ci si è messo anche Ayala, già pubblico ministero del Maxiprocesso, ora consigliere presso la Corte di Appello dell’Aquila.
“Molte scorte ai magistrati sono inutili”, dice Ayala, in un articolo su Repubblica. Per Ayala, dunque, la scorta ai magistrati è solo uno “status symbol” a cui i giudici non vogliono rinunciare. E’ come l’Iphone, l’Ipad o le Hogan. E’ un piacere per lo spirito.
Come dice Sonia Alfano nel suo blog: “Mi metto nei panni dei magistrati di Palermo, di Caltanissetta, che oggi stanno indagando sui rapporti scellerati tra lo Stato e la mafia, e oltre all’ostracismo e all’antipatia della politica tutta devono sopportare anche quello che sembra un assist per il ritorno del malumore nei confronti dei giudici. Mi ricorda troppo gli anni 90.
Sa di vecchio la provocazione di Ayala. Mi riporta alla memoria Patrizia Santoro, che pochi ricorderanno: fu l’esempio di quella Palermo infastidita dal rumore delle sirene delle auto di scorta dei magistrati. Scriveva al Giornale di Sicilia chiedendosi se fosse “mai possibile che non si possa eventualmente, riposare un poco nell’intervallo di lavoro, o quantomeno, seguire un programma televisivo in pace, dato che, pure con le finestre chiuse, il rumore delle sirene è molto forte?”.
Era Falcone, suo vicino di casa, ad infastidirla.
Fu proprio così che Falcone forse iniziò a morire. Abbandonato dall’affetto della gente che iniziava a mal sopportare quelle misure di sicurezza e quello stile di vita “militare”.
(Fonte: il blog di Sonia Alfano)