Con il fancazzista ormai mi sento tutti i giorni. E, se ci va, ci scappa pure la videochiamata.Credo che stiamo diventando amici. Con buona pace del sito per single che ci ha fatto incontrare con tutt'altri propositi. Ma tant'è.In questa nostra conoscenza e reciproco spiattellamento dei fatti nostri, abbiamo già messo in cantiere una serie di cose da fare insieme. Come la partecipazione al famoso speed date o la visita a un locale noto - secondo lui - per il "rimorchio" facile.Insomma, ci sproniamo a vicenda ad uscire dai nostri gusci nei quali, forse, ci piace crogiolarci. E se la notte passata insieme è stata l'incontro tra due naufraghi, l'attuale frequentazione virtuale è lo scontro di due tipi diversi di solitudine messi a confronto.Le nostre diversità, infatti, aumentano man mano che approfondiamo la conoscenza. Così, se lui mal sopporta la casa vuota e solitaria, io apprezzo tantissimo questi miei momenti in compagnia di quattro mura. Se il suo bisogno di avere una persona accanto si fa impellente, il mio sfuggire al contatto umano urla ancor di più la sua necessità.Se lui ha bisogno di rumori e trova conforto nell'udire un calpestio di pavimenti, io apprezzo il silenzio e la sua immensa capacità di calmare i miei nervi e la mia inquietudine. Se lui vorrebbe sentire parole e parlare lui stesso appena sveglio, io ho bisogno di una buona ora prima di mettere in moto le corde vocali.Insomma, un disastro.Così, l'altro giorno, prima ancora di restare perplessa di fronte alla sua richiesta, sono rimasta sorpresa. Quale richiesta? Quella di lasciare la webcam e il collegamento skype sempre acceso, anche quando non ci parliamo. In modo che lui possa sentire i rumori della mia casa, la mia presenza e, all'occorrenza, possa scambiare qualche parola con me chiamandomi come da un'altra stanza della stessa casa. Deve essere la nuova frontiera delle relazioni: la convivenza virtuale!La mia prima reazione, come vi ho detto, è stata di sorpresa, seguita da una sonora risata. "Lo sai che questa cosa finirà sul mio blog, vero?" gli ho detto prendendolo in giro.Poi è subentrata una perplessità profonda e un senso di disagio. Non tanto per la stranezza della richiesta che poco collima con la gelosia per i miei spazi e momenti di solitudine. Quanto per la possibilità di dimenticarmi di essere on-line, continuando a fare tutte le cose che normalmente faccio quando mi trovo nel raggio visivo della webcam. Ovvero nella stanza degli ospiti/studio/rifugium peccatorum di tutto il disordine casalingo. Compreso il girare in mutande in cerca della maglia lasciata ad asciugare sul termosifone. O lo sgranocchiare molesto di qualcosa se l'attacco di fame mi coglie mentre scrivo. O il grattarmi il naso (se non peggio) se mi prude. Per non parlare di quando inizio a cantare canzoni dalle note troppo alte per la mia voce da contralto (e mica potevo essere un soprano!). O di quando ballo da sola trascinata da un ritmo irresistibile. O, ancora, di quando parlo al telefono di cose delicate siano esse di lavoro o di piacere. Per non parlare della mia mania di apostrofare oggetti e indumenti se non vogliono ubbidire alle leggi dell'ordine, della perfetta vestibilità o della immediata rintracciabilità. E per la libera uscita dei miei tic, costretti come sono - all'infuori di questa casa - dal controllo di una ragione impassibile e severa.Già una volta scrissi che la vita da single, abitando da soli, porta a un naturale abbrutimento. Non dell'igiene, ma di certo della curata immagine che una come me cerca di avere al di fuori di queste quattro mura. Forse - è vero - nonostante tale legge naturale, io non riuscirei comunque a raggiungere gli ambiti livelli di fantozziana memoria (frittata di cipolle e rutto libero). Ma di certo anche io mi lascio andare. E l'occhio malevolo di un grande fratello (sebbene confinato a una sola stanza) potrebbe privarmi di qualcosa che, se non è libertà, di certo le si avvicina molto.Un prezzo troppo alto per non avere neanche il vantaggio del calore di un corpo umano tra le lenzuola. Meno virtuale e più reale. E forse, per questo, di un'invadenza più accettabile... Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city.
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