Il metro-luccio
Pescare non è una scienza esatta, ma neppure una semplice questione di fortuna, non è tentare il caso… Fosse questo, scienza o casualità, non sarebbe così appassionante e divertente!
Quello che rende il pescatore sempre più schiavo della sua passione è l’alchimia tra le due: il pescatore è metà scienziato e metà indovino! Scienziato perché, per avere successo deve studiare le abitudini dei pesci che insidia, il loro habitat e le più sofisticate malizie della tecnica che pratica per insidiarli. Indovino perché, per eccellere, per essere un vero pescatore, ci vuole estro e fortuna, e la fortuna si sa, o ci appartiene o la dobbiamo cercare come veri e propri stregoni…
La meraviglia della luce tra cielo e acqua
Accade così che ci si prepara per qualche giorno di ferie sul lago (lago piemontese, acque libere N.d.R.), le ferie a cavallo tra Natale e i primi giorni dell’anno nuovo, ovviamente la priorità è sempre la stessa: pescare!
Un fato beffardo ci permette di pescare solo qualche ora la mattina prima della partenza… sulle sponde di un canale nebbioso e fetido tra un colpo sospetto di tosse e l’altro, ci fa allamare un siluro da un metro circa… un pesce divertente certo, ma non degno di nota con cui salutiamo il nostro affiatato compagno di pesca e con cui ci congediamo dalla città.
Nel primo pomeriggio di quello stesso giorno siamo arrivati sulle sponde dell’agognato lago, i colpi di tosse non sono più sporadici colpi di mortaio, ma raffiche di contraerea… Scarichiamo le valigie, apriamo la casa e ci rendiamo conte che… stiamo male. E’ il 27 Dicembre inizia e sembra già finire la vacanza.
Un giorno dopo l’altro passa tra mucolitici e fumenti, parole sgradevoli quanto i sintomi che li invocano. Le lunghe ore ci vedono passare in rassegna tutta l’attrezzatura, armare le canne con uno scrupolo eccessivo, revisionare tutte le innumerevoli esche, controllare le bobine, i cavetti, i finali e ogni altro possibile ingrediente della nostra stregoneria. Il caldo e le cure della fidanzata ci aiutano, forse anche le letture di antichi manuali di pesca, e così riusciamo persino a celebrare il Capodanno! In grande stile naturalmente… Champagne, cenone e la meraviglia dei fuochi d’artificio (degli altri ovvio) che si riflettono sulle acque nere del lago di mezzanotte.
E’ il primo Gennaio. Chi non pesca a Capodanno? Non si ammala, forse, tutto l’anno… passano le ore e timidamente iniziamo a mettere il naso fuori di casa, forse siamo guariti.
Seriamente, chi non pesca a Capodanno? Sappiamo che non può essere vero. Fare due lanci è d’obbligo, alle 4 e mezza del pomeriggio andiamo decisi al nostro spot. Vista l’ora sappiamo di avere pochi lanci a disposizione, ma forse per questo l’estro è impazzito, sentiamo che tutto concorre ad una azione alieutica vittoriosa. Canna GLoomis 6’6′, mulinello Shimano Aero Spinning 4000 bobinato a treccia 30lb, cavetto acciaio nero artigianale da 20cm. Quattro lanci per provare il nuoto di alcune nuove esche di superficie, test concluso, facciamo sul serio: gomma pesante, il classico Replicant Perch. Ok, sentiamo che non stimola noi e quindi neppure il predatore. Se non credi nell’esca che stai usando non puoi pescare. Proviamo con un ondulante classico argentato da 30 grammi i cui movimenti conosciamo a memoria, ci peschiamo ormai da un numero di anni che a dirlo ci sentiamo vecchi. Lanciamo lontano e stiamo sul fondo ma… non c’è magia, non sentiamo il brivido di tensione. Sono passati 15 minuti, ma ce ne restano 5 prima di calare il sipario. Lo scenario intorno a noi è spettacolare, montagne, lago, gabbiani e mille giochi di luce tra cielo e acqua. Sentiamo il richiamo, una premonizione.
Sul pelo dell’acqua a una decina di metri da noi si dibatte furiosamente, è il momento più rischioso, potrebbe slamarsi, teniamo la punta della canna bassa e proviamo ad assecondarne i movimenti per non perdere mai trazione. Si calma e accorciamo le distanze, arriva. Con voce perentoria e trepidante insieme, lasciando intendere chiaramente la delicatezza del momento, chiediamo alla ragazza che è con noi in barca di essere pronta a passarci il gigantesco guadino gommato. Il Luccio ci vede, impazzisce e noi ce lo aspettavamo: fuga! Codata e sfuriata verso il centro del lago: la frizione fa il suo canto più acuto, un vero canto del cigno, l’ultimo di questa lotta, il pescione si prende parecchi metri, mai ci era successo di vedere un pesce d’acqua dolce fare una fuga tanto lunga… ma infatti ne esce stremato. Recuperiamo il suo peso fino al guadino, le testate che oppone oramai sembrano carezze rispetto alla sua vera forza.
Afferriamo il guadino con la mano sinistra, guadino immerso, canna accompagna, è dentro: guadino in alto! Eccolo!
Infine avviene il contatto più intimo: allunghiamo la mano sotto la branchia, con decisione serriamo la presa opercolare con il pollice sotto la mandibola e aspettiamo un istante, come fa il fantino appena prende le redini al cavallo, facciamo sentire alla creatura che è in nostro controllo, vogliamo dirgli: <se stai calmo nessuno si farà male…>; poi l’altra mano si appoggia delicata sotto la pancia all’altezza della dorsale. Quella santa che è con noi in barca è pronta a scattare la foto e il metro è steso sul fondo della barca. Solleviamo il dolcissimo notevole peso! Foto, foto, foto.
Release Luccio
Accostiamo: 1 MT, anzi a vedere bene un metro scarsino… tra i 98 e i 99 cm. Torna in acqua, nel guadino. Strano fosse “solo” un metro, sembrava parecchio di più, il pesce che abbiamo appena preso è straordinariamente massiccio! Molti giudicando la foto lo stimeranno ben più grande e io dico a tutti: attenti a credere alle foto che vedete in giro! Comunque ha una testona pazzesca, pinne pettorali grandi come le nostre mani, un’immensa caudale e una mole poderosa, grasso sì, ma non solo, probabilmente una femmina che inizia ad avere uova e soprattutto un fascio di muscoli e carne che, visto dall’alto è grande come la coscia di un calciatore… Solo la pinna dorsale è rovinata, sembra come morsa da un altro luccio, la parte anteriore è come sfrangiata, segno di antiche lotte, ma per il resto è un pesce in straordinaria salute e così deve tornare al lago.
Release Luccio
(Il 2014 è iniziato nel migliore dei modi, abbiamo preso un coccoluccio pescando 20 minuti… già… peccato che pescheremo altri tre giorni interi prima di scrivere questo racconto senza più vedere un pesce. Del resto se fosse sempre così facile non ci sarebbero soddisfazioni, giusto?)
Afferriamo la coda, sfiliamo il guadino e iniziamo a muoverlo delicatamente avanti e indietro. E’ stanco, sembra volersi arrendere sul fianco, pancia all’aria, ma non glielo permettiamo… dopo qualche movimento avanti e indietro senza particolari reazioni, quando iniziamo ad essere preoccupati, una codata violentissima ci lava e quasi ci sloga il polso… un fulmine si lancia verso il fondo del lago e la nostra compagna con la macchina fotografica cattura l’istante più bello. Finalmente felici e rilassati, torniamo a casa che ormai è il tramonto e scopriamo di essere guariti.
Non è stregoneria questa?
Noi qui non è “pluralis maiestatis“, non sono ancora tanto megalomane, è che queste emozioni le viviamo tutti insieme, noi pescatori, noi alchimisti della lenza, noi scienziati indovini, noi sognatori di fantasie sommerse, per questo scrivo noi, perché le emozioni più belle sono di tutti noi che le inseguiamo giorno dopo giorno da quando la passione ci ha rapito. Non è retorica è che “senza condivisione non esiste felicità”, non tanto per la subdola soddisfazione di vantarsi, quanto per il piacere di raccontare ed apprezzare insieme; così questo luccio ve l’ho raccontato meglio che ho potuto e così lo abbiamo preso insieme tra i nostri ricordi.
Rock’n'Rod