Grandi autori per il Piccolo schermo

Creato il 03 febbraio 2014 da Sgruntreviews
Salve a tutti miei cari serial dipendenti,quest'oggi vorrei condividere con voi un pensiero che mi accompagna da un po' di tempo a questa parte. Tutto è cominciato con la mia dipendenza (come sempre) e la voglia di recuperare la prima stagione di House of Cards (andata in onda lo scorso inverno). La serie televisiva statunitense (che vi consiglio caldamente se amate i thriller politici) con Kevin Spacey che racconta le vicende politiche del deputato Frank Underwood e la sua scalata al potere.
Leggendo i titoli di testa, ho notato che tra i produttori nonché come regista (di ben due episodi) c'era la firma di David Fincher. Forse molti di voi non lo conoscono ma se vi dico, Seven oppure The Social Network o anche Fight Club per non parlare di Il Curioso caso di Benjamin Button. Penso che sappiate di quali meravigliose pellicole parlo.

Inseguito navigando sul web un po' per caso un po' per dovere mi sono saltate agli occhi le prossime programmazioni per il periodo di Febbraio-Marzo e non ho potuto fare a meno di notare altri illustri personaggi che si sono cimentati con la serialità del piccolo schermo. Il primo è stato Michael Bay, il papà di Armageddon e della saga di Transformersche con la sua casa di produzione ha dato vita a una storia che segue le vicende successive al celebre libro L'isola del tesoro, la serie dal titolo Black Sails ha esordito al Comic Con di Londra e la reazione ( di pubblico e stampa) è stata così positiva che nonostante non fosse mandato in onda un solo episodio (dal 25 Gennaio è in onda sulla Starz) la serie è stata rinnovata per una seconda stagione.

A fargli compagnia c'è anche Babylonla serie di Danny Boyle, regista noto ai più per cult quali Trainspotting, 28 giorni dopo, The Millionaire e il recente In trance. La serie ruota attorno ad una giornalista americana che viene assunta per aiutare il dipartimento di polizia di Londra. Quindi un crime in salsa umoristica per una stagione di 6 episodi che verranno trasmessi dal 9 Febbraio su Chanel 4.
Inseguito sono andata più affondo e la mia attenzione è stata catturata da The Red Road serie diretta da James Gray, ultimo presidente del Festival Internazionale del film di Roma nonché regista di film quali I padroni della notte, Two Lovers eC'era una volta a New York. Che riporta il “conflitto” tra indiani e “visi pallidi” ai giorni nostri con protagonistaJason Momoa conosciuto sopratutto per il personaggio di Khal Drogo in Game of Thrones che andrà in onda dal 27 Febbraio su Sundance Channel.

Pochi giorni dopo, sempre più meravigliata, leggo la notizia della serie Belive di Alfonso Cuarón, regista che in questo momento sta “lottando” per l'Oscar con la sua ultima pellicola Gravity ma noto anche per aver girato I figli degli uomini e la trasposizione cinematografica (la migliore della saga a parer mio) di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.La serie è uno Sci-Fi in stile road movie che debutterà il 10 Marzosulla NBC.


Ed infine a chiudere questa lunga e prolissa parentesi è arrivata anche la notizia di Extantper la produzione di Steven Spielberg (e qui citare i suoi film mi sembra piuttosto inutile) che porta Halle Barry sulla CBS per interpretate un astronauta che ritorna dallo spazio serie con tinte alla Jurassic Park ma con lo spazio, tema molto caro al regista statunitense, che andrà in onda questa estate.

Perché vi ho fatto tutta questa pubblicità? Perché a me fa riflettere che questi celeberrimi e attivissimi cineasti si cimentino sul piccolo schermo, mi sono posta numerose risposte sul perché scegliessero questo medium che può apparire ai più come un declassamento ma che in realtà risulta un arduo banco di prova. La serialità non è (per metterla in termini podistici) un 100 metri ma è più una maratona. Il feedback è immediato anche a serie completa, le notizie di sceneggiatura e cast sono più fugaci, si mobilitano fandom e social per delle scelte di sceneggiatura e come è noto da tempo ormai, le leggi televisive sono “sporche e veloci” ed è per questo che non è stato mai possibile parlare di una vera e propria estetica televisiva. Eppure tutti questi cambi repentini come la non distinzione tra i contenuti delle tv generaliste (quali la NBC e CBS) e quelle private (Sundance Channel) nonché di autori e interpreti che passano nei vari formati con estrema fluidità mi fa riflettere sulla maturità dell'industria dello spettacolo e del nuovo pubblico televisivo, meno didascalico e disincantato, che cerca nuove riletture narrative e non solo intrattenimento e che spera di assistere a quel guizzo che ha avuto J.J. Abrams con Lostcon il suo racconto non lineare che ha influenzato buona parte della televisione contemporanea.E voi che ne pensate? Perché secondo voi questi grandi prediligono il piccolo spazio televisivo? Vi ho incuriosito con qualche titolo?

Al mese prossimo!!!



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