Grandi non si è mai

Da Flavialtomonte

A volte mi piace sognare – a chi non piace? – e mentre sogno faccio una breve sosta dentro quel mondo parallelo. Mi sento veramente piccola: una su 6.775.235.700 sognatori.
Perché sentirsi piccoli? O meglio dire, perché sentirsi grandi?

I momenti in cui ci sentiamo piccoli, sono infiniti. Si parte da piccoli (appunto!), relazionandoci agli altri (fratelli, amici, adulti e così via), e si comincia a costruire un mondo personale, i cui punti d’accesso sono esclusivi. In questo mondo ci siamo solo noi e i nostri sogni.
Semmai questo mondo si dovesse mostrare agli altri, o – peggio ancora – distruggersi, noi unici abitanti di questo mondo, torneremo ad essere piccoli, a sentirci inutili, vani.

Allora, cosa che ci rende veramente grandi?

Un paio di scarpe, un filo di trucco, un po’ di barba, un brillante e un giro-collo? oppure le mani al volante, il libretto universitario, una carta prepagata, il conto in banca, le tasse, la casa di proprietà, i figli, il lavoro?

Potrei continuare, ma mi astengo da tutte queste formalità che non contano. Non conta l’apparire, ma l’essere e l’esserci in ogni momento importante della vita, come non importa dire di essere grandi o responsabili perché – come ha scritto un famoso cantante italiano – grandi non si è mai.

Perché – anche tu! – nel momento in andrai a rincorrere un sogno, ti spoglierai dei vestiti che indossi, dell’età che hai o che dimostri, degli impegni, degli appuntamenti più importanti, e soprattutto della tua maturità.
Nel preciso momento in cui dire di essere grandi, sarebbe come sentirsi un Dio.