Grandi profitti dal deficit di uranio

Da Metallirari @metallirari

Il deficit di uranio sul mercato mondiale sta spalancando le porte a enormi opportunità di profitto per gli investitori.

Con 66 reattori nucleari in costruzione nel mondo e la ripresa progressiva degli impianti nucleari giapponesi, i giochi per le forniture di uranio stanno cambiando.

Il riavvio dei reattori nucleari del Giappone avverrà utilizzando le scorte di uranio del paese, costituite prima dell'incidente di Fukushima e dello stop alle attività energetiche nucleari. Dei 54 reattori, uno è già stato riavviato e almeno altri seguiranno, quattro dei quali da un giorno all'altro. Soltanto questi quattro reattori, nel momento in cui entreranno in attività, bruceranno tutte le scorte di uranio del paese in circa 6 anni, un lasso di tempo assai breve se si considerato che il mercato dell'uranio è costituito da contratti a lungo termine, dai 2 ai 5 anni.

Nel resto del mondo diverse centinaia di reattori sono previsti o sono in costruzione: in Cina, in India, in Russia, in Arabia Saudita, in Argentina e negli Emirati Arabi Uniti. Reattori più piccoli vedranno la luce in Turchia, Giordania, Bulgaria, Bangladesh e Vietnam.

Un deficit che sarà un grosso problema anche per le forniture di energia elettrica mondiale

Perciò, considerando tutte le fonti note di uranio, il deficit di forniture di metallo viene stimato in una cifra variabile tra le 13.000 e le 16.000 tonnellate all'anno a partire dal 2020.

Un deficit che sarà un grosso problema anche per le forniture di energia elettrica mondiale, poiché il 16% dell'energia elettrica attualmente generata proviene da reattori nucleari, e nel prossimo decennio o due la percentuale salirà al 20%. Molto probabilmente, in queste condizioni, le forniture dovranno provenire dalle scorte strategiche dei vari paesi con importanti conseguenze geopolitiche. Un problema strutturale, dal momento che per aprire una nuova miniera di uranio sono necessari decenni.

Nell'ultimo periodo i produttori di uranio preferiscono stipulare contratti di vendita a pronti, per non essere impegnati in contratti a lungo termine. Il motivo di tale comportamento è una conseguenza dei prezzi dell'uranio, che hanno raggiunto livelli molto bassi ma che i produttori si aspettano possano presto crescere.

Tutti gli occhi sono puntati sul mercato a pronti, che di solito è il primo ad infiammarsi quando la domanda cresce, seguito successivamente dal mercato a termine. Per gli esperti questo momento potrebbe arrivare entro la fine del 2016.

Non dovremo aspettare troppo a lungo per vedere se queste previsioni si  avvereranno.

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