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Grandi “statisti” della scuola dalemian-veltroniana: Gianfranco Fini

Creato il 16 aprile 2010 da Anellidifum0

Sarà che vivo all’estero. Ma a me la parabola politica di Fini mi pare seconda in tafazzismo solo a D’Alema e Veltroni. Perché via, diciamocelo: a capire che a Berlusconi non piace governare bensì comandare, non occorreva essere dei fini statisti. E nemmno dei Fini statisti. Capire che Berlusconi ha la sindrome del faraone, o del sultano, che vede qualunque norma e legge come un laccio di cui liberarsi, non occorreva la laurea in Scienze politiche. Eppure Gianfranchino ha preso il suo bel partitone del 14% e l’ha sciolto in mano a Berlusconi all’indomani di un predellino che era stato giustamente bollato come “la comica finale”.

A distanza di pochi anni, di AN non è rimasto granché, a parte la fondazione a suo nome che detiene il patrimonio di sezioni e de Il secolo. Però la sua classe dirigente è stata cooptata da Berlusconi. Con Fini sono rimasti Andrea Ronchi e Italo Bocchino. Non si sa nemmeno se riuscirà a fare i gruppi separati. Probabilmente Berlusconi chiederà elezioni anticipate per tagliare l’erba sotto i piedi della scissione, ma il Presidente della Repubblica è Napolitano e bisogna vedere se alle Camere non c’è una maggioranza alternativa Finiani-UDC-IDV-PD che possa intanto togliere i berlusconiani dal potere e poi magari cambiare la legge elettorale e, chissà, approvare un nuovo assetto della Rai. Non oso pensare anche alla legge sul conflitto d’interessi.

Ma a oggi, questi sono solo sogni. Rimane solo l’immane errore politico di Gianfranco Fini. Un errore epocale, che entrerà nei libri di Storia, e che gareggerà solo con la mancata legge sul conflitto d’interessi che il governo D’Alema non affrontò a suo tempo.


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