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“Grassi saturi non fanno male al cuore”: la verità sul Wall Street Journal

Creato il 13 maggio 2014 da Ladyblitz @Lady_blitz
“Grassi saturi non fanno male al cuore”: la verità sul Wall Street Journal

NEW YORK – I grassi saturi non sono causa di malattie al cuore. Il risultato di una recente ricerca scientifica ribalta completamente le teorie fine ad ora accreditate in merito ai grassi saturi e smentisce la convinzione secondo cui burro e prodotti lattieri-caseari, ovvero cibi ad alto contenuto di grassi saturi, possano arrecare danni al nostro cuore.

Come si legge sul Wall Street Journal, un grosso studio pubblicato nel marzo 2014 sulla rivista scientifica “Annals of Internal Medicine” cambia completamente le carte in tavola dimostrando come non vi siano prove scientifiche che indichino i grassi saturi come responsabili di malattie al cuore.

Stando ad una accurata analisi dell’Università di Cambridge non vi sarebbero rischi legati all’assunzione di acidi grassi. Lo studio ha riguardato oltre 600.000 partecipanti ed è ha smentito ogni correlazione tra acidi grassi e malattia coronarica.

Ma da dove viene questa diffidenza per i grassi saturi?

Come si legge sul WSJ, tutto è nato intorno agli anni ’50 quando Ancel Benjamin Keys, scienziato presso l’Università del Minnesota, è riuscito ad ingraziarsi consensi e popolarità tra i nutrizionisti del mondo, conquistando anche la copertina del “Time”, sostenendo appunto che i grassi saturi fossero la causa dell’aumento del colesterolo e, di conseguenza, di attacchi di cuore.

Questa teoria ha trovato terreno fertile al tempo perché quello fu un momento storico in cui in America le malattie al cuore videro una vertiginosa crescita. I problemi cardiovascolari, estrema rarità fino a 30 anni prima, erano diventati la prima causa di morte nella nazione. Anche il presidente Dwight D. Eisenhower subì un attacco di cuore nel 1955, e i ricercatori erano alla disperata ricerca di risposte.

Lo studio del dottor Keys, chiamato “Seven Countries “, fu condotto su circa 13.000 persone di Stati Uniti , Giappone ed Europa e dimostrò apparentemente che le malattie al cuore potevano essere determinato da cattiva alimentazione.

Tuttavia, scrive il WSJ,

“Con il tempo i critici hanno sottolineato come il dottor Keys abbia violato diverse norme scientifiche di base nel suo studio. Innanzitutto, il dottore non avrebbe scelto a caso i Paesi, ma ha selezionato quelli che avrebbero potuto, più degli altri, dimostrare le sue teorie, tra cui Jugoslavia , Finlandia e Italia. Tra quelli esclusi vi sono la Francia e altri Paesi in cui la popolazione, che consuma notoriamente molti grassi saturi (si pensi all’uso del burro in Francia), non soffra tuttavia di alti tassi di malattie cardiache, come la Svizzera, la Svezia e la Germania Ovest.

A capo dei suoi studi e come esempio di longevità e assenza di problemi vascolari, vi erano i contadini e isolani di Creta, abituati a coltivare i loro campi anche in età avanzata e che non sono famosi per mangiare molta carne e formaggio.

Tra l’altro, il dottor Keys ha visitato Creta in un periodo particolarmente difficile dell’isola, subito dopo la seconda guerra mondiale e, inoltre, ha analizzato la dieta degli isolani durante il periodo di Quaresima, quando gli abitanti avevano rinunciato a carne e formaggio. Il dottor Keys, pertanto, ha sottostimato il loro consumo di grassi saturi. Non solo. A causa di problemi con le indagini, Keys si è basato sui dati di poche decine di uomini, numero molto inferiore rispetto al campione rappresentativo di 655 che aveva inizialmente selezionato.

Questi “difetti” dello studio sono stati rivelati solo molto più tardi, in un documento del 2002, ma ormai era troppo tardi e gli studi del dott. Keys si erano imposti come dogma internazionale.

Nel 1961 Keys ha definitivamente “sigillato” il destino dei grassi saturi, definendoli la principale causa di malattia cardiovascolare”

Numerosi studi successivi hanno messo in dubbio i dati e le conclusioni del dott. Keys. Tuttavia, le sue teorie ebbero un’eco molto più forte rispetto a quelle presentate negli anni di versioni alternative. Le industrie di produzione dell’olio di semi, principali beneficiarie delle ricerche che metteano in cattiva luce i cibi tradizionali, iniziarono a promuovere e finanziare ulteriori iniziative per supportare l’ipotesi lipidica.

Studi più recenti invece, sembrano essere in grado di  ribaltare completamente questa “credenza” durata molti anni, negando alcun legame stretto tra grassi saturi e malattie al cuore.

Una prova che avvalora questa tesi è un dato statistico ottenuto dallo studio di un cospicuo numero di pazienti che, nell’ultimo anno, sono stati ricoverati in ospedale con infarto acuto: due terzi di loro erano affetti da sindrome metabolica ma solo il 2 % di loro aveva il colesterolo fuori norma. Negli Stati Uniti invece, c’è stato una ingente diminuzione nel consumo dei grassi di origine animale tuttavia, i casi di obesità sono in continuo aumento.

Secondo le nuove teorie, a far male al cuore sarebbero più gli additivi, il sale e i conservanti contenuti negli affettati oltre, ovviamente, alle cattive abitudini come il fumo e l’assunzione di alcool e droghe.


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