GRAVE urgente Rischio di abbattimento del soprannominato “Palazzo della Cultura” di Castrignano dei Greci

Creato il 07 novembre 2014 da Yellowflate @yellowflate

Via Umberto I° Castrignano dei Greci

Per un indefinibile progetto di “rigenerazione urbana” finanziato a fondi pubblici! Un grazioso elegantissimo e storico palazzo-cinema in stile liberty e in pietra leccese scolpita, ubicato in pieno centro storico. In queste ore sta crescendo una fortissima civica mobilitazione di dissenso e indignazione per salvare quello che si chiede invece diventi il “Nuovo Cinema Paradiso” della Città!

Nota: a seguito di questo appello espositivo dei fatti che qui trascriviamo, informiamo che la Regione Puglia “Aree Politiche per la mobilità e qualità urbana – Servizio Assetto del Territorio”, con lettera p.e.c. posta certificata, in data 5/11/2014, ha chiesto al Comune di Castrignano dei Greci, in via cautelativa, in regime di tutela, di sospendere i lavori di demolizione dell’immobile e ha convocato un incontro per il giorno 12 novembre, ore 10, presso la sede del Servizio Assetto del Territorio, Bari Japigia, via Gentile n. 52 corpo B terzo piano. Lettera inviata anche alla Soprintendenza di Puglia, e che riportiamo in allegato. Vi invitiamo a partecipare tutte le persone sensibili che hanno a cuore la tutela del nostro comune patrimonio culturale!

  

All’ attenzione di

-) Soprintendenza per i Beni Culturali, Architettonici, Archeologici Paesaggistici e Naturali  della Puglia

-) Assessorato alla Qualità e Assetto del Territorio Regione Puglia

-) Ministero per i Beni Culturali

-) Difensore Civico della Provincia di Lecce

-) A tutti gli organi di stampa

OGGETTO: Richiesta di urgente intervento al fine di far sospendere i lavori di cantiere in via Umberto I a Castrignano dei Greci in provincia di Lecce, dove sono in corso le fasi iniziali dei lavori preparatori volti allo scriteriato abbattimento del più prezioso palazzo storico in stile Liberty ed in pietra leccese del centro storico, nelle prospicienze del castello-palazzo nobiliare chiamato Castello De Gualtieris. Il palazzo liberty a rischio, da alcuni cittadini è stato chiamato “il nostro Palazzo della Cultura”, a sottolinearne il valore, e con questo nome verrà anche qui indicato di seguito.

Se i lavori di demolizione qui di seguito esposti non saranno fermati in tempo si rischierebbe di vedere abbattuto il

via Umberto I° Castrignano dei Greci 3.

palazzo liberty in pietra leccese più bello della città e più ricco di fregi, il Palazzo della Cultura, come è stato anche battezzato da alcuni cittadini sensibili che ci hanno segnalato l’assurdo caso. Un abbattimento con la scusa della valorizzazione del prospetto del castello! Si tratterebbe pertanto di un’oscena “rigenerazione urbana”, poiché è proprio il concetto della rigenerazione che compare nel titolo dei lavori in cantiere, come si legge dal grande cartellone esposto all’inizio di via Umberto I (vedi foto di seguito). Lì nel cartellone, anche, si legge addirittura, nel testo, di “riqualificazione” dell’area: un uso assolutamente scorretto di un tale termine, per un simile progetto che non riqualifica, ma che è volto a distrugge e cancellare i Beni Culturali, quali il prezioso palazzo storico liberty in questione!

Alcuni cittadini salentini sono inorriditi alla lettura del cartellone di cantiere, scoperto casualmente durante una passeggiate in città, nei primi di novembre, ed hanno subito contattato le scriventi associazioni per chiedere che le autorità competenti fossero informate d’urgenza, come stiamo provvedendo qui a fare celermente, perché possano agire con la massima rapidità per salvare quello che è stato battezzato ormai il “Palazzo della Cultura di Castrignano dei Greci”, anche perché, abbiamo appreso, che avrebbe ospitato un teatro-cinema al suo interno nei decenni trascorsi, ma anche e soprattutto per la preziosità del suo progetto architettonico dalle suggestioni neo-classiche, la preziosità dei ricchi decori liberty, e del complessivo respiro di art neuveau in un edificio interamente realizzato e cesellato nella preziosa e ormai sempre più rara “pietra leccese”. Tra i vari fregi si registrano anche delle chiavi d’arco con bassorilievi raffiguranti delle torri.

La notizia di questo scandaloso progetto sta rimbalzando anche sui social network in queste ore suscitando un’ondata sempre più crescente di indignazione tra la gente.

Da un sopralluogo immediatamente effettuato attorno al Castello si è potuto osservare che vi erano ben altri edifici più piccoli e di minor pregio da poter eventualmente rimuovere, ovvero smontare e ricostruire altrove visto che stiamo parlando di edifici in pietra leccese comunque preziosi, (anche se bisogna osservare che non è certo rimuovendo edifici storici che si valorizzano i centri storici fatti di palazzi storici!), invece ci si sta accanendo contro il palazzo più bello; come può la Soprintendenza ai Beni Architettonici aver autorizzato tutto questo ci chiediamo!? Siamo certi pertanto che si stia procedendo senza il pieno coinvolgimento autorizzativo della Soprintendenza. Quali meccanismi ed errori burocratici stanno consentendo a taluni di procedere nel verso dell’abbattimento di un simile palazzo, che per le sue caratteristiche ed età è un palazzo nei fatti vincolato ed, eventualmente così non fosse già, per assurde lacune, ovviamente da vincolare al più presto. Inoltre ubicato in un’ area nei fatti di pieno centro storico. Il presente testo di esposizione dei fatti, data l’urgenza, giunge sulla base dei dati che si è potuto raccogliere rapidamente sui luoghi dai cartelli di cantiere e dalle voci dei cittadini, demandando le procedure ispettive alle Autorità competenti interpellate per l’accesso agli atti, e la sospensione di finanziamenti pubblici e fermo coatto dei lavori. Finanziamenti pubblici per la distruzione di beni culturali dal valore pubblico! Che paradosso assurdo è mai questo!

Assistiamo ad una cattivissima pratica del fare danneggiando e non salvaguardando (quando anche solo si potrebbe spostare, smontare e ricostruire altrove come in questo caso), che non è più possibile consentire e tollerare.
Con i lauti finanziamenti impegnati dallo Stato per queste definite “rigenerazioni”, un simile Bene Culturale, patrimonio da tutelare, andrebbe semmai smontato pezzo per pezzo e ricostruito altrove, con massima cura, semmai non vi fossero altre soluzioni praticabili, ma in realtà dai sopralluoghi appena effettuati ben si osserva come era ed è possibile realizzare un piacevole camminamento attorno al castello, minimizzando gli abbattimenti, e solo di muri di giardini cresciuti addosso all’edificio militare e nobiliare, giardini da conservare, secondo il modello virtuoso messo in atto per la realizzazione del camminamento attorno alle mura del Castello di Castro (Lecce), dove con l’uso della pietra locale, del legno, di malte simil-terra rossa, del tipico muretto a secco, e di tortuosi sentieri e scalinate pietrose, si sono valorizzati e non distrutti i giardini presenti attorno alle mura, permettendo al contempo la piacevole fruizione visiva delle antiche strutture difensive mantenute e ben inserite nell’originario contesto paesaggistico storico-bucolico-rurale.
Pertanto da tutelare anche le essenze arboree, a partire dagli agrumi, che connotano le aree a giardino poste attorno al Castello; beni questi ambientali e culturali al contempo, nonché di alto valore paesaggistico, al contrario delle essenze esotiche avulse al Mediterraneo che spesso compaiono nei, purtroppo da criticare, progetti attuali di definita “rigenerazione urbana” in diversi centri salentini.

Si augura che le Autorità cui giunge questa segnalazione si mobilitino al più presto per salvare la ricchezza liberty e neoclassica che oggi si sta condannando a morte! Importante che la Soprintendenza acquisisca piena documentazione fotografica degli elementi architettonici e dell’intero grande complesso edilizio storico  che una invirtuosa gestione dei nostri Beni rischia ora di cancellare per sempre dal nostro paesaggio salentino.
Si evidenzia come nel medesimo luogo, su via Umberto I e dintorni, vi sarebbero degli edifici degli anni ‘70-‘80 dalla brutta facciata, avulsa rispetto al complesso paesaggistico urbano circostante caratterizzato dalla pietra leccese: una seria rigenerazione urbana pertanto dovrebbe guidare e finanziare progetti di mascheratura e restyling di questi edifici, da realizzare in pietra leccese e con interventi su porte, inferriate e finestre per risincronizzare tutto secondo il tipico “Genius loci” e gli stili del centro storico-rurale, come ben avviene in centri storici davvero curati, come nel caso del borgo storico di Otranto.

Nel cartellone “pubblicitario” di cantiere dove si illustra l’assurdo progetto di abbattimento, quasi a denigrare il palazzo che si vorrebbe cancellare, si accenna al fatto che avrebbe ospitato la sede di un’associazione di tifoseria sportiva, (come anche dalle foto di seguito riportate appare), lì in affitto per anni, e non invece le sue originarie e molteplici funzioni. Pare che l’edificio vi abbia ospitato anche uno storico teatro-cinema come è stato raccontato dai dispiaciuti abitanti del luogo, che non si capacitano di questo inaudito e illogico progetto di abbattimento!

È un gran peccato che un progetto di dichiarata valorizzazione sia macchiato, o meglio si fondi interamente  su una così grande ingiustizia ai danni del nostro complessivo patrimonio culturale! Dal rendering che si osserva sul cartellone di cantiere sembrerebbe buona la scelta del basolato tipo-antico, ma non si può chiamare questa rigenerazione, se tale basolato dovesse prendere il posto dell’intero e giustamente chiamato “Palazzo della Cultura” di Castrignano dei Greci.

Abbattimenti così insensati e scellerati hanno macchiato la condotta dei nostri paesi salentini nei decenni di negligenza passati, anni ‘50, ‘60, ‘70, e qui si vorrebbe consentire di continuare su questa strada senza virtù?
NON LO SI PUO’ TOLLERARE E PERMETTERE !

E’ UNA VERGOGNA!

Vi si possono vedere in questo scandaloso caso, corsi e ricorsi storici dei mali di ispirazione iconoclastica della nostra terra: come non aver a memoria lo scempio, pura barbarie, che avvenne a danno del Convento di Santa Maria del Tempio a Lecce nell’area dell’ex Caserma Massa, piazza Tito Schipa e cripta di Santa Lucia, (persino quest’ultima minacciata da un folle progetto cementificante di falsa e snaturante “valorizzazione” per accogliervi addirittura un albergo su suoi resti, da fermare assolutamente), abbattuto negli anni ’70 per lasciar posto ad un vile parcheggio, e i cui resti archeologici copiosi sono oggi al centro di aspre polemiche, che vedono da un lato i virtuosi cittadini al fianco della Soprintendenza per la difesa dei luoghi, e dall’altro progetti di fanatismo cementizio che vogliono invece completamente stravolgere la fisionomia e le ricchezze culturali dei luoghi. Oppure come non ricordare l’abbattimento del Castello di Soleto negli anni ’50 per  nuove cubature edilizie nel cuore del centro storico. Si tratta di vandaliche distruzioni dei nostri beni più preziosi, avvenute nei decenni passati quasi in uno stato di paradossale “psicosi collettiva”, che non ci si può più permettere quali che siano le motivazioni, buone o cattive, il mondo non ce lo perdonerebbe, le future generazioni non ce lo potrebbero perdonare!

Alcuni mesi or sono, nel vicino centro di Maglie, con la scusa di questa “rigenerazione urbana”, taluni volevano far abbattere un edificio addirittura molto meno prezioso, e di case popolari, e in zona B, ma interamente realizzato in pietra leccese. Per salvarlo si è sollevato uno “tsunami” di mobilitazione civica, e l’abbattimento è stato fermato; lo stesso deve ovviamente avvenire in questo caso! Anche perché esiste da alcuni anni a Maglie una delibera che tutela tutti gli edifici di pietra leccese, di ogni epoca, e presenti anche in zona B, e qualora a livello amministrativo la si dimentica, prontamente i cittadini si sollevano per ricordare l’importanza degli edifici in pietra leccese, un bene culturale caratteristico da tutelare, tanto riconosciuto, che il Consiglio Comunale di Maglie approvò, nel 2002, la famosa e storica delibera per la loro tutela; vi si legge in quella delibera, infatti, che: «Maglie ha una importanza particolare in quanto ritenuta il più grande centro con edifici realizzati in pietra di Cursi – o “leccese” anche detta -. E’ sicuramente una caratteristica degna di nota, non solo per l’estensione della parte edificata con questa tipologia, ma anche per le linee degli stessi edifici con architettura gentile e lineare che impreziosiscono i palazzi e le singole costruzioni. E’ un patrimonio che bisogna salvaguardare per il rispetto che dobbiamo avere nei confronti di quelli che verranno. A Maglie anche le zone B sono edificate in pietra leccese come le stesse case del centro storico. A volte con maggior pregio. Eventuali interventi edilizie, e ricostruzioni potranno essere autorizzate a condizione che non siano alterati gli aspetti architettonici ambientali e per i prospetti su strada sia fatto uso della pietra di Cursi o similari».

Tornando al caso in questione per Castrignano, dalle note nel cartellone di cantiere, si apprende che al posto del Palazzo Cinema Liberty, il progetto dello scandalo prevedeva la realizzazione di una spianata basolata con pietra di Apricena (Foggia), pertanto neppure una pietra locale. In linea generale l’apposizione di basoli al posto dell’asfalto, nei centri urbani, rappresenta una ottima scelta operativa per la loro valorizzazione vera, ma solo se i basolati son realizzati nelle modalità, forme e posizionamenti tipo-antico come ancora si osserva in tratti relitti nei centri storici salentini. Ma nel Salento, dobbiamo ad oggi rilevare purtroppo, che spesso questi interventi diventano, (e auspichiamo si tenga conto, anche in questo caso, degli esempi negativi per evitarli in tempo a Castrignano), occasioni per abradere tutto, (roccia affiorante e testimonianze archeologiche), e stendere tonnellate di cemento impermeabilizzante, cosa assurda, sul quale poi poggiare sottili lastrine di pietra, che si rompono al primo passaggio delle auto, com’è ovvio dato anche che sotto esse vanno ad impattare contro il duro cemento e non contro uno strato di morbida tufina ammortizzante, che invece in passato si usava al posto del cemento. E con quel cemento, sul cui costo qui non ci interroghiamo, limitandoci a sottolineare che son sempre soldi pubblici quindi dei cittadini, le ceneri, rifiuti di scarto, delle centrali termoelettriche a carbone fossile, come quella di Cerano a Brindisi, o delle industrie dell’Ilva di Taranto, o degli inceneritori, mescolate alle sabbie cementizie come purtroppo talune leggi permettono, finiscono nei nostri centri urbani e col cemento alimentiamo così una catena industriale immorale, persino sotto il buon proposito della valorizzazione dei centri storici, che per quelle ditte di opifici altamente insalubri, diventano occasione di vantaggiosa discarica per i loro rifiuti, che in uno Stato più attento all’ambiente dovrebbero andare in discariche speciali!

Distruggere un simile palazzo, poi, comporterebbe anche uno spreco di cubature già esistenti, proprio in un momento storico in cui si pone l’accento giustamente sulla necessità dello Stop al Consumo di Suolo (principio di buona amministrazione del territorio), e del recupero degli edifici storici già esistenti nei centri urbani al fine di fermare la cementifcazione.

I progetti di “rigenerazioni urbana” sono spesso ammantati da tanti convegni preparatori dove si esprimono buoni concetti, pertanto i sensibili cittadini, che ci hanno segnalato il caso inorriditi, non pensavano mai di dover leggere, sotto tale termine, “rigenerazione”, di un progetto di abbattimento così irrazionale!

Trattandosi poi di un vecchio cinema potrebbero anche persino esservi all’ interno suppellettili di notevole interesse museale, per cui auspichiamo anche un loro recupero poiché si tratterebbe sempre di un patrimonio che appartiene a tutti e a tutti i salentini, tanto più se oggi l’edificio è passato al patrimonio pubblico!

Vi sono edifici in cemento, e non certo in pietra, che hanno davvero offeso negli ultimi decenni i nostri centri storici, come ad esempio nei pressi del Castello di Corigliano d’Otranto, e per i quali davvero invece sono auspicabili progetti di demolizione e restauro paesaggistico, ovvero di loro cancellazione accelerata; anche tenendo conto del fatto  che gli edifici in cemento armato cemento, orridi davvero anacronistici e avulsi al contesto, hanno una loro limitata, fortunatamente, durata nel tempo. Questo vuol dire valorizzare, non certo accanirsi contro edifici in pietra, antichi vincolati preziosi e gradevolissimi come nel caso di Castrignano.

Non sarebbe certo quindi quello che si stava percorrendo a Castrignano il modo corretto di valorizzare il centro storico: si devono invece salvare i giardini con le loro piante e superfici permeabili in terra, far tornare anche sui tetti i pergolati con le vigne nelle antiche varietà autoctone di vite, basolare le strade e le piazze già esistenti, non certamente crearne altre, e con basoli tipo antico, realizzare come han fatto a Castro un camminamento gradevole attorno alle mura minimizzando gli abbattimenti a solo qualche muro di giardino e quindi valorizzare al massimo e restaurare il bellissimo palazzo liberty! Così salvare con i suoi basoli e cordoli antichi la bella fontana dell’Acquedotto Pugliese ben conservata su via Umberto I.

Un simile abbattimento avrebbe voluto dire abbattere alla base i principi di esistenza dei centri storici, dei vincoli e degli enti di soprintendenza ai beni culturali, se si può cancellare un palazzo così bello ed utile in pieno centro storico poi anche!

Il castello prossimo all’edificio, da struttura militare, è stato trasformato in palazzo nobiliare secoli or sono, quindi, in maniera retorica, osserviamo che applicando questo “modus operandi”, magari, se si decide che lo si vuole riportare, per “valorizzarlo”(?), all’originaria fisionomia militare, allora si interviene cancellando le aggiunte dei secoli successivi!? Poi magari si scopre che sotto c’è qualcosa di più antico e allora si toglie anche il castello per valorizzare la parte più antica?! E’ tutto fuori da ogni logica. I nostri centri storici sono un tripudio stratificato della pietra leccese e tutto ciò che è in pietra leccese non deve essere assolutamente toccato-alterato, ma valorizzato. Viceversa ci si preoccupi di progetti di restyling di porte, finestre, inferriate e facciate dei brutti edifici anni 70 e 80 presenti nel centro storico, se proprio si vuole fare una rigenerazione seria come si fa nei più belli centri storici d’Italia.

Si deve valorizzare il palazzo che taluni avevano pensato di abbattere e valorizzare, e così anche lo spazio interstante tra il palazzo ed il castello, e pensare anche ad una fruizione dei terrazzi nelle loro parti piane, da cui mirare eventualmente il castello e i giardini; ma pensare di cancellare un palazzo così bello per realizzare una anonima basolatura e poi per vedere comunque una facciata di castello non certamente più artistica delle facciate che si vorrebbero abbattere, sarebbe un suicidio urbano, non una valorizzazione urbana!

Si possono, come si possono e pertanto devono, valorizzare entrambi gli antichi edifici, compreso dunque il palazzo liberty in questione. È solo quest’ultima l’unica strada obbligata da percorrere.

Per renderci conto della illogicità che alla base di tutto questo scandaloso progetto di abbattimento: sarebbe la stessa, non chiamiamola filosofia, diciamo lo stesso modus operandi, che se fosse applicato a Roma con l’intento di valorizzare ciò che è giunto a noi dell’Impero Romano, beh pensate, porterebbe a demolire l’intera Roma barocca compreso la rinascimentale Basilica di San Pietro, siamo proprio nell’irrazionalità più pura e paradossale!

Tante parole convegni sulla cultura inneggiata in ogni occasione pubblica… e poi dobbiamo davvero assistere a questo!? A Maglie c’è una delibera che tutela anche i palazzi in pietra leccese della zona B, come beni culturali di prioritaria importanza indipendentemente dalla loro epoca, ovviamente non dovrebbero esser necessarie tali delibere, la tutela dovrebbe essere ovvia e spontanea così come per i giardini e le aree rurali rimaste inglobate nei nostri centri abitati, con le loro piante… invece ancora i cittadini devono mobilitarsi di fronte a queste insane lacune!

Come è possibile che oggi, a fronte di tanta sensibilità civica per i nostri Beni Culturali, si rischia il ripetersi di tali scempi proprio nella medesima Grecìa Salentina, non apprendendo dai gravissimi errori compiuti, ad esempio a Soleto, nel recente passato?! Quanto stava per avvenire è nel tripudio delle intollerabilità, un’opera riprovevole in re ipsa, cosa altamente indegna della cultura della nostra Grecìa Salentina di cui andiamo fieri! Possibile che a Castrignano dei Greci, nella rinomata Grecìa Salentina, ad oggi riconosciuta e apprezzata anche per un ottimo lavoro di promozione dei propri tesori paesaggistici, storici, ambientali e culturali, (in cui vive tuttora una antichissima minoranza linguistica grecanica tutelata dalla Costituzione Italiana e dall’Unione Europea), si stava permettendo questo!?

Poi, fosse un progetto per recuperare un eventuale fossato del Castello, si tratta solo, invece, del progetto di realizzazione di un più ampio largo davanti ad una facciata laterale del Castello. In un caso, o nell’altro, non si progetta la demolizione distruttiva di un teatro ed edifici di civile abitazione ricchi di tanti fregi e in pietra leccese! Ma in che epoca di follie e insanità progettuali viviamo?! Al limite si smonta con cura certosina e si sposta altrove, ricostruendolo com’era a fruizione della collettività! Non si possono permettere tali scempi nel 2014-2015! Nemmeno per semplice e ludico scherzo! C’è un lavoro di tanti scalpellini della pietra leccese su quel palazzo, non a caso battezzato da alcuni cittadini, in un moto di indignazione, “il nostro Palazzo della Cultura”! Che significa che dietro c’è il castello più antico?! Si deve valorizzare l’ uno e l’altro e questo non passa certo dalla demolizione distruttiva di un tale palazzo! Se oggi taluni potessero distruggere questo palazzo perché ha “solo” circa 100 anni, domani altri potranno distruggere una chiesa che ne ha 200, e poi così via fino a demolire il Castello stesso! Tanto basterebbe, (seguendo il medesimo modus operandi che si deve stigmatizzare), scegliere la scusa giusta e i soldi arrivano … e la gente piange i suoi ricordi infranti e i luoghi perduti! Un modus operandi da condannare senza alibi.

In nord Europa, ad un simile palazzo con questa pietra meravigliosa dedicherebbero un museo!

Un edificio, anche, che, per la sua utilizzazione come teatro-cinema, ben richiama, per la sua ubicazione in un piccolo paese ricco di cultura del sud Italia, quale Castrignano dei Greci, le suggestioni emotive del film premio Oscar del regista Giuseppe Tornatore, film in parte autobiografico, intitolato “Nuovo Cinema Paradiso”, incentrato proprio sulla vita di un anziano proiezionista dei primi cinematografi che nascevano nei paesini del sud Italia e di un bambino suo emulo, poi divenuto da grande un famoso regista. Un bene culturale, quindi non solo materiale, il palazzo in oggetto, ma anche pertanto condensatore di valori culturali immateriali ad esso collegati, nonché di suggestioni che la città di Castrignano dei Greci non può e non deve assolutamente perdere come l’intero territorio.

E poi non si dimentichi che stiamo parlando di un edificio a più livelli e in ottime condizioni di conservazione, agibilità e staticità. Un meraviglioso palazzo che presenta un singolare frontone a timpano a tetto a doppio spiovente, molto caratteristico, quasi da tempio greco, che si può ammirare sul suo lato minore che si affaccia sempre su via Umberto I! Un edificio impreziosito anche sulle facciate esterne da graziosi e in tono lampioncini in ferro artistico, e grondaie in metallo, come ben si può osservare nella documentazione fotografica di seguito riportata in allegato.

Come sarebbe possibile tollerare quanto rischia di avvenire in nome della “rigenerazione” urbana, quando nel territorio salentino si registrano invece buoni esempi di valorizzazione, restauro e recupero di edifici in pietra calcarea locale, più o meno impreziositi da decori scultorei, anche di archeologia industriale, come nel caso di Lecce delle Officine Cantelmo, o di Maglie, vedi il recupero del Palazzo Liberty Sticchi-Ruberti, oggi sede del Museo di Paleontologia e Paletnologia e dell’antica Biblioteca comunale di Maglie, o anche il recente recupero dell’ex fabbrica dei fratelli Piccinno, gioiello liberty oggi acquisito al patrimonio del Comune di Maglie, o ancora, sempre a Maglie, l’ottimo recupero degli edifici delle antiche concerie Lamarque sede oggi di un museo di archeologia industriale; o ancora, il recupero dell’ex oleificio in pietra e tetti a spiovente e tegole della prima metà del ‘900 a Lucugnano frazione di Tricase.

E a fronte di tutti questi esempi virtuosi qui dobbiamo invece segnalare con urgenza che sono iniziati i lavori di svuotamento, come hanno evidenziato le dispiaciute persone che abitano lì nei pressi, del Palazzo della Cultura di Castrignano dei Greci su via Umberto I, dalla cui bocca ricordiamo la frase pronunciata più volte: “sarebbe un peccato!” !

E non ci si lamenti e si domandi con stupore il perché la commissione europea incaricata abbia dato il riconoscimento di Capitale della Cultura dell’Unione Europea alla città di Matera e non a Lecce, se nella provincia di Lecce ancora si può arrivare persino alla soglia di simili scempi!

Dalle Officine Cantelmo a Lecce, ai palazzi liberty, e non solo liberty, di ingegneria e archeologia industriale di Maglie, fino agli ex oleifici in pietra calcarea di Lucugnano, ovunque nel Salento si recuperano edifici storici anche meno belli di quello in questione per Castrignano dei Greci.

Per fortuna non tutto è perduto e la città potrà fermare questo scempio ed eventualmente altri simili.

Come poter pertanto non esser vicini ai cittadini di Castrignano dei Greci che in questi giorni si stanno mobilitando per salvare il loro “Palazzo della Cultura”. Oltre che un atto di totale irrazionalità urbanistica, che avrebbe portato indietro le lancette dell’orologio della nostra, acquisita nel Salento, elevata sensibilità alla tutela dei Beni Culturali, quanto stava per avvenire avrebbe rappresentato un gravissimo trauma arrecato alla memoria di tutti i cittadini. Siamo pertanto al loro fianco da tutto il Salento per difendere quel bene pubblico e culturale materiale, ma anche immateriale per la cultura e la memoria che ad esso è legata, meritevole invece di massima valorizzazione in sé! Che sia, parafrasando il famoso film premio Oscar non a caso ambientato proprio in un paese del Sud Italia, il “Nuovo Cinema Paradiso” di Castrignano dei Greci! E mentre in quel film il regista è rammaricato per l’insensibilità della città nei confronti della importante struttura culturale, a Castrignano invece facciamo in modo che quello stesso regista, Giuseppe Tornatore, possa venire ad inaugurare invece il restaurato, divenuto Palazzo della Memoria e di Gran Cultura di cui deve tornare ad essere contenitore, ma anche simbolo del ritrovato orgoglio di tutti i cittadini, persino in coloro che con disattenzione stavano quasi per avallare una simile catastrofe!

Una sala proiezioni storica a Castrignano dei Greci, che non può andare perduta, mentre nella vicina Maglie son in corso invece progetti per recuperare il vecchio Cinema Oriente!

Ci si augura e si è certi che giunga presto la notizia della

SOSPENSIONE DEI LAVORI IN CORSO PER L’ ABBATTIMENTO

e a seguire la notizia di un progetto di seria valorizzazione del Palazzo Liberty, edificio storico di gran pregio, (pregio non inferiore a quello del vicino castello), che oggi si stava rischiando di perdere per sempre, prima di questa segnalazione; palazzo che oggi pertanto dobbiamo immaginare è stato acquisito al patrimonio comunale e rappresenta quindi una risorsa di ambienti e cubature da destinare alla pubblica fruizione, che sarebbe invece un “suicidio urbano” demolire, altro ché rigenerazione urbana; rigenerazione che suona oggi solo come un termine forviante e mistificatorio alla luce dei fatti qui esposti! Un impoverimento della città, e del suo patrimonio, altro che “riqualificazione”!

Pertanto è bene che l’attuale progetto di rigenerazione, una volta fermato l’abbattimento, sia convertito nel recupero del medesimo edificio, del graziosissimo storico palazzo liberty cesellato nella pietra leccese e avente in una sua parte una preziosa copertura a doppio spiovente da portare a tegole antichizzate, come le tante coperture a tegole fittili che caratterizzavano i nostri centri storici; questo da un lato, e dall’altro è importante che si proceda nell’opera di rimozione dell’asfalto, attualmente presente su via Umberto I, e sua sostituzione con basolato (come in progetto) in pietra dura calcarea locale  e secondo le tessiture e tipologie antiche che connotavano tali basoli nei centri storici salentini; quindi alla valorizzazione dei giardini retrostanti al Palazzo della Cultura, con i loro alberi, piante ed arbusti, e che son posti tra questo e le facciata del Castello, in cui realizzare dei passaggi pedonali secondo la virtuosa filosofia progettistica e paesaggistica adottata recentemente per le aree perimetrali al Castello di Castro. Allo stesso modo importante la massima preservazione con i suoi basolati originali e cordoli in pietra, della bellissima e ben conservata fontanina dell’Acquedotto Pugliese all’imbocco di via Umberto I, da via Vittorio Emanuele.


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