Ho visto il film al cinema, in uno spettacolare 3D, e quando sono uscito dalla sala l’unica cosa che avevo in mente era che avrei dovuto scrivere una recensione.
Be’, il momento è arrivato, e se anche ormai il film è uscito dalle programmazioni nelle sale, so che qualcosa di lui è rimasto in chi lo ha visto.
E chi , invece, non è corso ad ammirare un tale spettacolo, deve rimediare quando sarà disponibile in dvd.
La storia è semplice, così semplice che mi è capitato di parlare con persone che hanno dichiarato che il film, loro, non lo avrebbero visto perché sarebbe stato di sicuro noioso.
Oh grande Cthulhu, abbi pietà delle loro anime.
Questo è film che rimane dentro, che spacca in due e ogni volta che credi di aver raggiunto un limite, lui lo prende, lo spezza e ti scaraventa in un angolo a chiederti come hai fatto ad essere così ingenuo.
Sapete, un film, soprattutto di questo calibro, vince a tavolino una volta che riesce a farti dimenticare di essere in una sala. Quando si piega la testa per seguire la scena in assenza di gravità, un po’ come accadeva quando da piccoli si andava al luna park e si faceva un giro nel cinemino a 4D.
E Gravity, fin dalla prima sequenza, ti prende e ti porta lassù, dove tutto assume contorni differenti e sembra di poter toccare l’intero pianeta con un dito.
Più di una volta mi sono accorto che stavo trattenendo il respiro, cercando di agguantare una maniglia o un cavo per non disperdersi nello spazio.
In molti lo hanno criticato per via del suo realismo, secondo tanti non proprio coerente.
Sapete che vi dico?
Chissenefrega!
Non mi interessa sapere che gli astronauti sotto la tuta indossano un pannolone. Non mi frega nulla di calcolare quante possibilità esistano che una persona, imbracciando un estintore, riesca a salvarsi la vita.
Quello che mi interessa è la capacità di rapirmi, di farmi vivere assieme alla Bullock, in preda alle più oscure e profonde paure.
Ed è proprio Sandra Bullock una delle pietre che segnano il successo di questa pellicola.
La sua lotta disperata, il suo aggrapparsi alla vita quando in realtà non avrebbe senso farlo, quando sarebbe molto più facile lasciar perdere e abbandonarsi al destino. Perché lei non ha nulla per cui vivere, nulla che valga il darsi tanta pena per sopravvivere.
Ma lo fa, spinta da qualcosa di più grande del semplice istinto, qualcosa che la porta a confrontarsi con se stessa e i suoi demoni.
E a tutti quelli che l’hanno sempre considerata un’attrice di dubbio valore, rispondo così: provate a tenere le redini di un film dall’inizio alla fine, poi me lo venite a dire.
Perché lei è in praticamente tutte le scene, unica protagonista di un incubo che sembra non avere possibilità di terminare. E lei lo fa con una cazzutaggine che pare inverosimile, credendoci, vivendola, fino a quando non capisce che anche per lei esiste un futuro, un tempo e un luogo a cui tornare.
Insomma, se non lo avete visto correte a recuperare, non molti film riescono a coinvolgere tanto e al tempo stesso intrattenere così. E poi c’è lei, Sandra, che da sola regge le fila di un intero contesto.
E lo fa alla grande!