Gravity: Clooney e Bullock attratti dalla forza gravitazionale in un film spaziale

Creato il 01 gennaio 2014 da Dejavu
Dopo più o meno un quarto d'ora dall'inizio di questo film le vostre certezze terrestri verranno annullate in un buco nero e comincerete a tastare, non senza un certa ansia, qualunque superficie solida possa capitarvi a tiro.

La dottoressa Ryan Stone (Bullock) e l'astronauta Matt Kowalsky (Clooney) sono in missione a bordo di uno shuttle ma durante la riparazione del telescopio esterno alla navetta vengono sorpresi e colpiti dai detriti di un satellite russo in fase di disintegrazione. Lo shuttle va distrutto. I membri dell'equipaggio ci restano secchi. I due e unici protagonisti iniziano allora il loro disperato duetto spaziale nella ricerca di un approdo salvifico. Intorno a loro il vuoto cosmico, l'assenza di un cast, la mancanza assoluta di comparse: mancanze alle quali supplisce perfettamente la continua logorrea di Matt che cerca in tutti i modi di rassicurare la collega, alla sua prima uscita nello spazio. Lo scopo è quello di rientrare sul pianeta Terra, mai apparso così silenzioso e rassicurante.  Per farlo è necessario trovare un modulo sicuro tra quelli galleggianti ad alcuni chilometri di distanza, cercando di risparmiare ossigeno prezioso ed evitando le episodiche grandinate di frammenti satellitari che si ripetono a cadenza costante.  Quando tuttavia la Stone si rende conto che la navicella russa, priva di paracadute, non può garantire alcun atterraggio non resta altra soluzione che avvicinarsi all'ultimo mezzo di trasporto disponibile, la sonda cinese, che peraltro sta precipitando in caduta libera.    Dire che Gravity è un film spaziale sarebbe riduttivo poiché non vi è niente di più drammaticamente umano e terreno dei conflitti interiori della dottoressa Stone sospesa, com'è, tra il Mondo e il Cosmo, tra la scelta di vivere e quella di lasciarsi andare. E' lei la novella Ellen Ripley di Alien, sebbene molto più fragile e disarmata dell'eroina di Ridley Scott e costretta a confrontarsi con una minaccia extraterrestre che di alieno ha ben poco ma emana il forte sapore dell'antisovietismo. E' quindi una metafora sull'instabilità della Stone, incapace di lasciare l'appiglio di quel cordone ombelicale che la lega a Matt, capace astronauta e sull'anticomunismo di cui la precarietà degli altri shuttle è perfetto simbologia.  
Il film, che vanta un'incredibile costellazione di riconoscimenti  ha aperto la 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ed è stato accolto con successo anche dalla critica più spietata.

Perciò non mi resta che dire "don't let it go", non lasciatevelo scappare anche se c'è il serio pericolo che vi venga proprio a mancare la terra sotto i piedi!