Volevo scrivere della spinta a creare, che è una forma di istintivo riempimento del vuoto.
C'è lo spazio vuoto davanti a me, di tempo, di significato, di colore, di essenza.
Provo attrazione verso quel vuoto, e mi spinge a creare qualcosa che non c'era, per riempirlo.
Senza quel vuoto, non è possibile riempire, non è possibile creare.
La stessa esistenza di quel vuoto, regala la possibilità di poterlo colmare, o almeno di percepire il desiderio di colmarlo.
Così davanti ad una tela vuota, il fascino del nulla attrae l'artista e lo risucchia verso il dipingere. Così davanti ad un nulla, io prendo a manate la creta e le dò una sostanza, uno spazio acquisito, una forma, in seguito.
Così, è l'assenza dell'amato che mi dà motivo di desiderare la sua presenza. Nella libertà dell'essere sola, la mia interezza percepisce i propri confini e si accorge dell'assenza. E' il semplice vuoto intorno che dà il motivo a volerlo riempire.
Questa poesia di Mark Strand, è una delle poesie che amo di più, visionaria ed estrema, delicatissima e vitale.
In un campo
io sono l'assenza
del campo.
E' sempre così,
dovunque io sia
sono ciò che manca.
Quando mi muovo
fendo l'aria
e sempre l'aria
refluisce a riempire
lo spazio in cui
si trovava il mio corpo.
Tutti abbiamo
un motivo per muoverci
io mi muovo
per preservare l'assenza.